Botti di CAPODANNO “Picco di polveri sottili nell’area urbana di CASERTA”

4 Gennaio 2022 - 09:10

CASERTA – Botti di Capodanno à gogo e l’Agenzia Regionale per la Protezione ambientale della Campania registra un picco di polveri sottili, in particolare nell’area urbana di Napoli e Caserta. Il 1 gennaio 2022 la rete di monitoraggio della qualità dell’aria gestita dall’Arpa Campania ha rilevato “numerosi superamenti del limite di legge giornaliero per le polveri sottili Pm10, diffusi in gran parte del territorio regionale e in particolare nell’agglomerato urbano Napoli-Caserta“. E la causa è presto identificata, come sottolinea l’Arpa Campania: “Gli andamenti delle concentrazioni orarie di Pm10, con evidenti picchi nelle prime ore dell’anno, rappresentano che anche quest’anno è ravvisabile un significativo impatto dei cosiddetti ‘botti di Capodanno’ sulle concentrazioni di polveri sottili“.

Questo, complici le condizioni meteo: “Anche se – aggiunge l’Arpa – la relazione tra l’utilizzo di articoli pirotecnici nella notte di San Silvestro e le concentrazioni di Pm10 riscontrate dipende fortemente dalle condizioni meteo, variabili di anno in anno”. 

I grafici messi a punto dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania illustrano l’andamento orario delle concentrazioni del Pm10 nelle giornate del 31 dicembre e del 1 gennaio a Napoli, nel triennio 2020-2022, nelle stazioni di via Argine e di via Epomeo. Dall’analisi dei grafici si può osservare come i picchi orari di concentrazione di polveri sottili, a partire dalla mezzanotte di Capodanno, mostrino andamenti paragonabili a quelli degli anni precedenti. Quest’anno – sottolinea l’Arpa – in quasi tutto l’agglomerato Napoli – Caserta e in numerose stazioni del resto della regione, è stato comunque superato il limite massimo giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo, trend continuato anche nella giornata di ieri. In questo modo “molte località si trovano così ad aver già realizzato, in soli due giorni, due dei trentacinque superamenti giornalieri che la legge fissa come massimo annuo a tutela della salute“. Una situazione che comunque risente “in modo decisivo” delle condizioni meteorologiche, caratterizzate dalla “marcata stabilità atmosferica con ventilazione debole o assente e condizioni di inversione termica che hanno confinato gli inquinanti nei bassi strati impedendone la dispersione e favorendone invece l’accumulo e la persistenza“.