FRIGNANO. Buttati 1 MILIONE e 600 mila euro di lavori nel centro storico. Manca l’okay dalla Soprintendenza e ora si ferma tutto
28 Dicembre 2024 - 13:28
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Le strade e le piazze di un centro storico sono sempre soggette all’autorizzazione del Soprintendente quando si tratta di lavori pubblici. Ma questa vicenda pare il finale di una storia di una discutibile gestione di fondi pubblici da parte dell’ufficio tecnico comunale e dell’assessorato
FRIGNANO (Federica Borrelli) – Era il 10 ottobre 2024 quando i cantieri che interessano Piazza della Repubblica, via Tessitore e Corso Manna venivano sospesi dalla Soprintendenza: il Comune di Frignano non aveva mai chiesto l’autorizzazione per la posa del nuovo basolato che è obbligatoria.
Una prima misura cautelativa che è poi culminata nella giornata di ieri con la decisione da parte dell’organo sulla tutela dei beni culturali di sanzionare l’ente comunale, ordinando il ripristino dello stato dei luoghi e la verifica per eventuali danni archeologici arrecati.
Le strade e le piazze del centro storico sono infatti considerate beni culturali tutelati ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. n. 42/2004 e il Comune avrebbe dovuto richiedere l’autorizzazione della Soprintendenza prima di avviare i lavori.
La vicenda ha però un trascorso ben più complesso che faticherà a concludersi in breve tempo. Quanto emanato dalla Soprintendenza non è altro che il nuovo atto di una storia di mala gestio di fondi pubblici, da parte dell’ufficio tecnico comunale e dell’assessorato guidato da Giuseppe Seguino, che si protrae da un anno.
Un iter rocambolesco che ha avuto inizio proprio a gennaio di quest’anno, quando i consiglieri comunali di minoranza Vincenzo Mastroianni, Aldo Simonelli e Giovanna Alidorante fecero notare l’illecito commesso dalla giunta di Lucio Santarpia.
Il finanziamento ottenuto per lavori di messa in sicurezza da rischio idrogeologico – dal valore di 1,6 milioni di euro – era stato spezzettato in tre progetti di fattibilità, rendendo così vane le regole sulle procedure di gara previste dal Codice degli appalti.
Il risultato fu uno sperpero di denaro: 480.000 euro di incarichi “a pioggia” a 15 tecnici esterni, più altri 82.000 euro per la realizzazione di tre relazioni geologiche. La maggioranza, poi redarguita, decise di correre ai ripari annullando le determine in autotutela, ma la somma spesa era oramai irrecuperabile.
L’escalation di errori non bastò a migliorare la situazione. Si scoprì che gli interventi previsti non avrebbero rispettato i requisiti richiesti per l’utilizzo del finanziamento – che ricordiamo essere la mitigazione del rischio connesso al dissesto idrogeologico attraverso un nuovo impianto di rete fognaria – ma sarebbero stati impiegati, invece, per un restyling della pavimentazione stradale.
La minoranza all’epoca gridò al reato di distrazione di fondi, chiamando in causa anche il Ministero dell’Interno.
Tuttavia i lavori proseguirono e, prima che fossero sospesi, si stavano appunto concentrando sulla posa delle nuove lastre di basalto, il cui spessore risultava non rispettare nemmeno il computo metrico approvato: da bando di gara era previsto infatti l’utilizzo di un basalto con spessore di 10 cm per la sede stradale, anziché 8 cm. Allo stesso modo, sui marciapiedi, è stato posato un basalto di spessore di 3 cm, invece di quello previsto con uno spessore di 4 cm.
Ora, a causa della carenza di documentazione necessaria, si dovrà procedere con una manovra riparativa a tratti surreale: approvare un nuovo progetto per smantellare il basolato già posato e sostituirlo con quello rimosso in precedenza. Ciò porterà tecnici e politici davanti alla Corte dei Conti per rispondere di danni economici a loro spese, come previsto dall’art. 160 del d.lgs 42/2004.