CAMORRA, CIRA, imprese e intrecci familiari. E poi vi diciamo perché il Cira, ente spaziale, è disonorato dall’influenza della Regione Campania

29 Aprile 2022 - 13:12

In calce vi pubblichiamo le pagine dell’ordinanza in cui vengono delineati i tratti biografici più significativi dei 12 indagati. Noi ci siamo soffermati su alcuni punti che riteniamo importanti anche per sottolineare la particolare cura, l’attenzione e soprattutto la differenza evidente che esiste tra i metodi di indagine utilizzati in questa circostanza e quelli che invece sono stati attuati in altre

 

CASAL DI PRINCIPE/CAPUA – Lo stralcio abbastanza ampio, da noi pubblicato oggi, dell’ordinanza che fa perno sulla figura di Sergio Orsi, arrestato insieme ad altri, qualche giorno fa, delinea le biografie sintetiche di tutti e 12 protagonisti di questa indagine.

Si tratta di informazioni interessanti che potete consultare in calce all’articolo. Per il resto, abbiamo deciso di focalizzare i punti che riteniamo più importanti. Nella stesura dell’ordinanza ci sono degli errori, dei refusi che a volte disorientano chi, come noi, questi documenti li studia e li studia sul serio.

Fortunatamente, poi, questi errori vengono rimediati qualche riga dopo. E questo ci permette di procedere nella lettura unitaria che punta a mettere in collegamento i vari elementi dell’indagine.

Ad esempio, viene scritto che la Italiana Multiservizi è stata costituita il 1 settembre 2020,12 giorni dopo la scarcerazione di Sergio Orsi“. In realtà, Orsi è stato scarcerato il 13

settembre, per cui la società divenuta protagonista delle operazioni del Cira, è stata costituita 12 giorni prima dell’uscita dal carcere di Orsi, così come opportunatamente poi è indicato in un capoverso seguente.

L’altra cosa che ci ha colpiti va a colmare una nostra lacuna, visto che nei molti anni di esercizio della professione, non avevamo mai pubblicato con precisione l’assetto societario del Cira di Capua che sta per Centro Italiano Ricerca Aerospaziale.

Ci soccorre al riguardo, un passo dell’ordinanza: il Cira è stato costituito nel 1984, è un organismo di ricerca applicata operante nel settore aeronautico e spaziale. Nacque come elemento propulsivo del programma nazionale di ricerca aerospaziale, per effetto di un protocollo di intesa firmato da imprese private e da istituzioni pubbliche. Si tratta di un consorzio senza scopo di lucro e a maggioranza pubblica. Nel dettaglio le quote sono così distribuite: 51% è in mano pubblica e viene distribuito tra la Regione Campania, l’Agenzia Spaziale Italiana e il CNR, che sta per Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il restante 49% è distribuito tra piccole e medie imprese operanti nei settori aeronautico e spaziale.

Abbiamo considerato importante questa precisazione perché ci dà la certezza della presenza della Regione Campania nelle strutture di controllo del consorzio. Se, infatti, la Regione è stata coinvolta è perché deve esercitare la sua potestà su tutto ciò che non attiene direttamente all’attività di ricerca e all’esercizio degli apparati ad altissima tecnologia, in modo da garantire standard normali di funzionamento delle aree tecnico-amministrative. E il risultato si vede: nel Cira di Capua, infatti, abbiamo, da un lato, sistemi ad altissima cifra di innovazione, una galleria del vento con pochi eguali al mondo. Strutture gestito dal know how e dal management delle imprese specializzate che interloquiscono con l’Agenzia Spaziale Italiana e con il CNR. Quest’area è a sé stante e vive in una sorta di compartimento stagno. Dall’altra parte opera (si fa per dire) la gestione amministrativa, ordinaria, la normale burocrazia statale, anzi, la normale burocrazia regionale.

Tutti questi soggetti coinvolti nell’inchiesta, vale per quelli di oggi, cioè per i vari Carlo Russo, Vincenzo Filomena, Francesco Pirozzi, ma vale anche per certi soggetti di ieri, che occupavano la Direzione Generale ed erano al vertice di tutta la struttura tecnico amministrativa interna, sono frutto della “scuola campana”, cioè di tutti quei meccanismi turpi attivati da quell’autentica fabbrica del clientelismo, qual è la Regione Campania da 52 anni a questa parte, cioè da quel fatidico 1970, quando fu costituita e messa in opera.

Per cui questo contrasto, che mai come nel contesto specifico di cui ci stiamo occupando si può definire cosmico, tra l’altissimo livello scientifico delle sezioni del Cira che trattano seriamente di attività aerospaziali e tutto quello che c’è al di fuori di questo esercizio (e che è del tutto omogeneo alle porcherie che ogni mattina, ogni pomeriggio e anche ogni sera si consumano nei vari uffici dei Comuni casertani, nei cosiddetti enti strumentali, come Consorzio Idrico, Asi, Gisec e compagnia e ancor di più nell’Asl e nell’azienda ospedaliera di Caserta), diventa un fatto tutto sommato prevedibile e che potrebbe essere superato solo se il governo nazionale trattenesse delle risorse che trasferisce alla Regione Campania e gestisse in proprio l’intera struttura del Cira, magari realizzando le gare d’appalto dentro ad un ministero, dentro ad una prefettura.

In questo modo, gente come Carlo Russo, Filomena, Pirozzi che lì dentro sono entrati con ogni probabilità attraverso raccomandazioni politiche che sono una realtà fondativa del rapporto tra la Regione Campania e chi sul territorio la rappresenta, cioè i vari consiglieri regionali, non avrebbero mai occupato quelle scrivanie.

Un altro personaggio interessante, tutto sommato omogeneo a quel retroterra che diventa reale esercizio di una procedura, di un’azione amministrativa, si chiama Amedeo Grassia, secondo noi, non a caso, infermiere dell’Asl di Caserta (in servizio presso il centro di salute mentale di San Cipriano d’Aversa), categoria di cui siamo costretti ad occuparci un giorno sì e l’altro pure, non certo per colpa nostra, ma per tutte le nefandezze in cui è coinvolta, ultima della quale l’ormai celeberrima assunzione dell’infermiera di Sparanise con una delibera che solo grazie ai nostri articoli e alle nostre denunce, il direttore generale Ferdinando Russo è stato letteralmente costretto a revocare.

Questo Grassia, più che un mediatore, è stato un fattorino. Per evitare di trasmettere documenti per via informatica e dunque per evitare che queste trasmissioni fossero tracciate, l’infermiere trentolese prendeva in consegna i documenti cartacei che Pirozzi spediva a Sergio Orsi per uno degli appalti in ballo dentro a questa indagine. E qui va formulata una ulteriore nota positiva sulla qualità professionale ineccepibile di chi l’indagine ha condotto, cioè i Carabinieri del Nucleo Investigativo del gruppo di Aversa, i quali non hanno considerato le intercettazioni acquisite dai trojan piazzati nei vari telefonini, a partire dagli smartphone di Sergio Orsi e di sua moglie Celeste Oliva. La differenza tra questa ed altre indagini è rappresentata dal fatto che l’intercettazione pur essendo stata normalmente considerata uno strumento, il cui contenuto va comunque utilizzato di per sé come elemento di costituzione dei gravi indizi di colpevolezza, non ha comunque rappresentato l’atto finale dell’attività investigativa.

Stiamo notando sin dalle prime righe che le intercettazioni muovono poi le azioni degli inquirenti. Importanti, per esempio, sono le fotografie o i filmati che i Carabinieri confezionano nel momento in cui si svolge l’incontro tra Sergio Orsi e Amedeo Grassia, il quale, ripetiamo, è indagato proprio in quanto fattorino dei documenti che illegalmente uscivano dal Cira grazie al geometra Francesco Pirozzi.

Il 15 ottobre 2020 viene intercettata una telefonata tra Sergio Orsi e Grassia. I due si danno appuntamento presso uno studio medico nella cui zona sono debitamente appostati i Carabinieri i quali documentano il tutto attraverso immagini acquisite dal servizio informazione.

Continuando la carrellata sulle persone coinvolte, Francesco Pirozzi “in quanto tale” non ha precedenti per camorra. Viene evidenziata però la parentela con Giovanni Pirozzi, suo cugino diretto, detto o’ picciuotto, storicamente legato a Nicola Schiavone, di cui risulta essere stato prestanome.

Fiore Di Palma, imprenditore di Somma Vesuviana, è il patron di Cogefid, cioè della società che si aggiudica uno degli appalti da una posizione di apparente estraneità ad ogni rapporto con Orsi che schiera in quella gara, per depistare eventuali attenzioni degli inquirenti, la società Italiana Multiservizi, riconducibile a lui stesso, a suoi familiari, e anche la Cobi di Oreste Fabio Luongo, la cui posizione giudiziaria attuale, che lo vede imputato nel processo sui rapporti tra politica e camorra relativamente agli appalti nella zona Pip di San Felice a Cancello, viene ricordata, attraverso una telefonata intercettata con la nota castellana Rita Di Giunta, nel corpo dello stralcio dell’ordinanza che mettiamo a disposizione oggi.

Per quanto riguarda Orsi l’aggravante camorristica è definita e contestata attraverso la sua biografia recente e attraverso la sentenza della Corte di Appello divenuta definitiva il 12 dicembre 2019, per la sua partecipazione al clan Bidognetti che avrebbe fatto da cornice ad una serie di reati, che poi sono quelli noti relativi alle gare d’appalto collegate alla famosa Eco4, cioè la società mista pubblico-privato con il capitale distribuito per il 51% al consorzio pubblico dei rifiuti Caserta4 e per il 49% a Flora Ambiente, società riconducibile direttamente a Sergio Orsi.

In realtà, il rapporto tra Orsi e la Cogefid di Di Palma c’è eccome, visto e considerato che Francesco Ciervo è autista e dipendente di Nolo & Ambiente, altra società controllata dallo stesso Di Palma, con le sue sedi costituite agli stessi indirizzi delle sedi legale ed operativa (Napoli e Sant’Anastasia) della citata Cogefid.

Francesco Ciervo è il papà di Felice Ciervo che Orsi utilizzerebbe come prestanome della Italiana Multiservizi. Ma soprattutto Francesco Ciervo è lo zio di secondo grado di Bernardo Ciervo, pregiudicato per reati di camorra, ma soprattutto fratello di Giuseppina Ciervo, che dunque è cugina a sua volta di Felice Ciervo e nipote di secondo grado, a sua volta, di Francesco Ciervo.

E Giuseppina Ciervo è la moglie di Adolfo Orsi, che dunque è il cognato di Felice Ciervo, mentre Giuseppina Ciervo è la nuora di Sergio Orsi e di sua moglie Celeste Oliva. Insomma, un intreccio familiare stretto che certifica in pratica l’esistenza di una relazione tra l’imprenditore di Somma Vesuviana Fiore Di Palma e le famiglie Orsi-Ciervo.

Per quanto riguarda Adolfo Orsi, gli inquirenti sottolineano il fatto che lui risulti un disoccupato a tutti gli effetti, non essendo presente in nessuna delle società coinvolte. Nonostante ciò avrebbe avuto tranquillamente e costantemente accesso al Mepa e al Consip, nei quali sono pubblicate tutte le gare bandite da enti della pubblica amministrazione e tutti i documenti occorrenti per parteciparvi.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA