Camorra e spaccio di droga. La Cassazione conferma 20 condanne

24 Maggio 2018 - 09:32

CASERTA – La Corte di Cassazione ha confermato le 20 condanne comminate in secondo grado per lo spaccio di droga eseguito per il clan Belforte di Marcianise. Gli ermellini hanno rese definitive le pene per Giovanni Alois di Caserta ad 1 anno e un mese; Massimo Belgiorno di San Nicola la Strada a 16 anni e 10 mesi; Andrea Biscardi di Caserta 7 anni e 6 mesi; Luigi Cioffi di Maddaloni 9 anni e 6 mesi; Adriano Crisci di Caserta 9 anni e 6 mesi; Massimiliano D’Agostino di Caserta 7 anni e 6 mesi; Vincenzo D’Avanzo di Maddaloni 16 anni e 6 mesi; Dell’Anno 9 anni; Antonio Della Valle di Caserta 9 anni; 3 anni a Di SarnoDi Stazio a 8 anni; Giovanni Di Stefano a 11 anni di Caserta; Di Vico a 15 anni e 6 mesi; Vittoria Iadicicco di Marcianise 11 anni; Arcangelo Maietta di Maddaloni 10 anni e 6 mesi; Giuseppe Miccolo a 7 anni; Orione a 8 anni; Antonio Pellegrino di Maddaloni a 8 anni;  Rocco Zarrillo di Marcianise 5 anni.

Le indagini traevano spunto da un tentativo di estorsione perpetrato dagli emissari del clan in danno di un imprenditore edile che aveva avviato nel capoluogo un cantiere per la realizzazione di abitazioni ad uso civile. La immediata identificazione di uno dei responsabili, Massimo Belgiorno, dava ulteriore impulso alle indagini. Infatti, i servizi di intercettazione ambientale attivati presso l’officina meccanica gestita dall’indagato in San Nicola la Strada permettevano di documentare lo svolgimento all’interno della stessa di veri summit operativi di camorra, nel corso dei quali venivano accuratamente pianificate le attività estorsive condotte sul territorio, poi riscontrate dal sequestro del “libro mastro” in cui erano annotati i nominativi degli imprenditori vessati e le quote che essi dovevano pagare al clan.

Contestualmente era ricostruito anche l’organigramma di una parallela ed articolata organizzazione dedita al traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti del tipo cocaina, crack ed hashish, acquistati prevalentemente tramite esponenti del clan Mazzarella di S. Giorgio a Cremano. Secondo quanto appurato, la vendita al minuto dello stupefacente era affidata a piccoli gruppi autonomi, a cui erano assegnate determinate e strategiche “aree di competenza”, i quali erano tenuti a pagare mensilmente “una tangente” sui ricavi ai referenti dei Belforte tra i quali Gaetano Piccolo, detto Tavernello, Antonio Della Ventura, alias O’ Cuniglio, referente dei Mazzacane a Caserta, Antonio Bruno, alias Carusone e, dopo il loro arresto, Fulvio Della Ventura e Concetta Buonocore, rispettivamente figlio e moglie di Antonio Della Ventura, e lo stesso Massimo Belgiorno, poi divenuto collaboratore di giustizia, tutti destinatari della misura cautelare eseguita nel maggio 2012.