CAMORRA & QUATTRINI. Il comune di CASERTA e la PROVINCIA affidano appalti da oltre mezzo milione di euro all’impresa che per la Dda serviva a riciclare il denaro del clan dei Casalesi

26 Ottobre 2022 - 13:47

L’accusa è stata messa nero su bianco nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Nicola Schiavone Monaciello, Dante Apicella e altre 64 persone, firmata dal Gip del tribunale di Napoli su richiesta della procura distrettuale antimafia partenopea. L’articolo di oggi nasce da un “banale” atto firmato dal dirigente Biondi relativo alla rescissione di un contratto. IN CALCE ALL’ARTICOLO LA REVOCA E LO STRALCIO DELL’ORDINANZA IN CUI SI CITA LA COGESA

CASERTA (l.v.r.) – Partiamo dalla fine. Nelle scorse ore, il comune di Caserta, tramite la determina firmata dal dirigente ai Lavori Pubblici e con un’altra decina di deleghe circa, Franco Biondi, ha provato a dare una motivazione valida alla decisione di rescindere consensualmente il contratto scaturito dalla gara d’appalto per la riqualificazione dell’area attrezzata di via Cilea-parco Cerasola.

Si tratta di una procedura che aveva visto aggiudicarsi i lavori alla Cogesa di Vincenzo Corvino, società con sede legale ad Aversa che aveva offerto un ribasso del 9%, rispetto all’importo base d’asta di 305 mila e 922 euro, facendo così calare l’importo finale alla somma di 290.545 euro.

Andando a leggere la determina di due giorni fa, pare che all’atto e la consegna dei lavori, ovvero dopo la firma del contratto, datato 28 marzo 2022, a palazzo Castropignano ci si è resi conto (con estrema tranquillità, aggiungiamo) che vi era una “illegittimità

originaria dell’atto” poiché il progetto di gara, approvato con una delibera di giunta comunale del settembre 2019 era stato annullato da una successiva delibera del governo cittadino del 8 aprile 2021.

Annullata la delibera che dava il via al progetto, si devono annullare tutti gli effetti della procedura di gara, quindi anche la aggiudicazione alla Cogesa, dicono dal comune.

La società di Vincenzo Corvino ha accettato senza tante polemiche (pare) l’annullamento del contratto, ricevendo quasi otto mila euro come riconoscimento delle spese vive sostenute per la stipula e l’appressamento del cantiere.

Ufficialmente, il contratto è rescisso e quindi questi lavori di via Cilea non verranno portati a termine, anche se, come detto, la delibera del 2021 prevede comunque l’attuazione di un progetto per l’area di parco Cerasola.

Dell’impresa di Corvino, in realtà, abbiamo già parlato in due occasioni. La più recente, datata 13 luglio 2022, riguardava l’aggiudicazione alla società di Aversa dei lavori di manutenzione stradale da parte della provincia di Caserta.

Un lotto dal valore di 630 mila euro come base d’asta iniziale che la Cogesa si è aggiudicato, grazie a un ribasso che ha sfiorato la quota, prevista dal calcolo dell’articolo 97, comma 8 del codice degli appalti, che avrebbe escluso l’offerta automaticamente dalla gara (PER I DETTAGLI PREMI QUI).

La ditta di Aversa si è aggiudicato provvisoriamente la gara con l’offerta del 38,68%, superando di un nulla la seconda classificata nella procedura, una società di Poggibonsi, in provincia di Siena, la Agnorelli.

L’altro articolo (PUOI LEGGERLO CLICCANDO QUI) in cui citavamo l’impresa di Vincenzo Corvino era invece dedicato all’inchiesta portata avanti dal pubblico ministero Antonello Ardituro della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sul riciclaggio di denaro sporco da parte del clan dei Casalesi ai tempi dei boss Francesco Schiavone Sandokan, Francesco Bidogentti, Antonio Iovine e Michele Zagaria e poi durante le reggenze successive, tra cui quella di Nicola Schiavone, il figlio di Francesco Schiavone Sandokan. Un business che per l’antimafia era guidato da Dante Apicella e dal padrino di battesimo omonimo di Schiavone Jr., Nicola Schiavone Monaciello.

Secondo le indagini degli inquirenti, Antonio Magliulo e Apicella hanno utilizzato lo strumento del “cambio-assegni”, ovvero il riciclo di denaro tramite l’aiuto di aziende “pulite” che danno denaro liquido in cambio degli assegni, attraverso diverse imprese dell’area dell’agro Aversano, tra cui la Cogesa di Vincenzo Corvino.

Se non vivessimo in un luogo dove ogni notizia, ogni inchiesta legata alla gestione del denaro pubblico e a discutibilissimi rapporti tra imprenditoria e criminalità pare solleticare l’attenzione dell’opinione pubblica meno di qualsivoglia scoop sul figlio di questo o quel personaggio, oppure del video del tuffo nelle vasche della Reggia del ragazzino di turno, dovrebbe far saltare dalla sedia il fatto che un’azienda capace di vincere due appalti da un valore complessivo di quasi un milione di euro banditi sia dal comune di Caserta, sia dall’amministrazione di questa provincia è ritenuta dalla Dda come una di quelle utilizzata per transazioni economiche da colui che viene definito come il referente del clan dei casalesi del settore dei lavori pubblici e degli appalti.

Vincenzo Corvino e la sua impresa non sono stati colpiti da provvedimenti e il titolare della Cogesa non risulta indagato, ma resta agli atti, attraverso un documento firmato da un giudice, ovvero il gip Giovanna Cervo, che l’azienda di Aversa avrebbe supportato lo sviluppo economico del clan, attraverso l’enorme movimentazione degli assegni.

CLICCA QUI PER LEGGERE LO STRALCIO

LA DETERMINA DI REVOCA DEL CONTRATTO DEL COMUNE DI CASERTA