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CAPUA ELEZIONI. Primo FOCUS sulle preferenze. Massimo Antropoli primo eletto. I dieci più votati, e attenzione a non fidarsi delle apparenze, per i seggi in Consiglio Comunale

14 Giugno 2022 - 10:42

Rispetto alla volta scorsa sono nette le flessioni per Melina Ragozzino e Luigi DI Monaco, mentre regge il consenso per la Nocerino e la Giacobone

 

 

CAPUA – Stilare elenchi di eletti e non eletti al Consiglio Comunale è semplicemente errato. Troppe sono le variabili ancora da definire e non solo dentro alle dinamiche direttamente relative al voto e ai suoi esiti del prossimo 26 giugno, allor quando Adolfo VillaniFernando Brogna si giocheranno l fascia tricolore.

Neppure il giochino della simulazione si può fare in quanto ciò sarà possibile solo quando domenica prossima 19 giugno scadranno i termini per realizzare eventuale apparentamenti, opzione che Villani, con molta meno probabilità e Fernando Brogna potrebbero cercare di percorrere aggregando ai simboli dei partiti ma soprattutto delle liste civiche, che li hanno appoggiati al primo turno, anche quelli che hanno lavorato in questa campagna elettorale per gli altri due candidati a sindaco, Carmela Del Basso e Paolo Romano.

Non è che l’istituto dell’apparentamento goda di tanto seguito in Italia ma soprattutto qui da noi. E’ chiaro che i candidati a sindaco  al ballottaggio contano molto sull’attività di quei loro candidati al Consiglio Comunale rimasti in bilico, la cui elezione, cioè, dipende solo ed esclusivamente dalla vittoria del Villani o di Brogna.

Eventuali apparentamenti determinerebbero la concessione alle coalizioni che si aggregano di ulteriori rappresentanze in Consiglio Comunale, per quanto riguarda quella a parte che sarà attribuita con il cosiddetto premio di maggioranza al candidato con la fascia tricolore che risulterà vincitore.

Demotivare candidati che hanno raccolto 250/300 voti può dunque risultare pericolosissimo.

Comunque, per sviluppare una simulazione di quello che sarà il Consiglio Comunale in caso di vittoria di Brogna o quello che sarà in caso di vittori a di Villani, è meglio aspettare domenica altrimenti confondiamo solo la testa ai lettori.

Intanto, chi ha corso per le preferenze ragiona sull’esito della propria attività di campagna elettorale. Nella valutazione delle performance dei candidati al consiglio, occorre tener conto del fatto che stavolta, rispetto alle elezioni di tre anni fa, a Capua si è registrata una chiara flessione del dato di affluenza passato dal 68, 39% registratosi nel 2019 al 63, 48%  con un decremento del 5,29%. Il che significa che mentre tre anni fa su circa 15mila aventi diritto  andarono a votare circa  10.500 capuani, stavolta siamo sotto  quota 10mila con circa 800 votanti in meno. Per cui tutto il ragionamento relativo ai risultati delle preferenze va comunque considerato in un’ottica che rende normale il fatto che le previsioni che ognuno dei concorrenti aveva fatto alla vigilia, debbano essere oggi valutate togliendo questo 5%. Ad esempio uno o una che pensava di prendere 500 voti, deve far partire la sua valutazione da circa 470 voti e così via. Fatte tutte le premesse, possiamo cominciare a fornire qualche numero: il più votato a Capua è stato il medico Massimo Antropoli, fratello dell’ex sindaco Carmine Antropoli. Gli stampati provvisori gli assegnano 475 preferenze nella lista “Fare Capua”.  C’è chi parla di 487, questo poi si vedrà in fase di controllo dei registri degli scrutatori nel loro confronto con i verbali firmati dal presidente di seggio e dagli altri componenti del suo collegio.

Questo dipende dallo statuto comunale e da un ordinamento che di solito prevede un computo frutto della somma tra le preferenze raccolte individualmente e i voti complessivamente riportati quale somma di tutte le liste della coalizione a cui si appartiene. E’ chiaro che su questa base i candidato di Villani, il quale ha schierato una coalizione compatta del centro-sinistra possono sommare il proprio risultato personale ad uno complessivo delle liste di coalizione chiaramente più alto rispetto a quello riportato dalle altre compagini in lizza. Ma sull’argomento  saremo più precisi quando andremo a verificare lo statuto o meglio ancora il regolamento nel Consiglio Comunale di Capua.

Il secondo risultato è quello di Marisa Giacobone che ha confermato al millimetro ieri 370, nella lista “Capua in opera per Villani”  voti a fronte dei 369 raccolti nel 2019 nella lista “Capua nel cuore” in appoggio a Luca Branco.

Rosaria Nocerino ha cambiato coalizione, ribaltandosi dal centro-destra al centro-sinistra, ma il risultato anche grazie al piccolo aiuto elettorale garantitole da Giovanni Zannini è rimasto sostanzialmente  invariato: nel 2019 infatti raccolse 294 preferenze in appoggio al candidato sindaco del centro-destra Angelo Di Rienzo, mentre ieri si è attestata a 285 voti, 9 in meno dunque, raccolti  nella lista “Capua al centro per Villani“.

La densità che non si registra su quota 400 e quota 300 arriva su quota 200: a pochi voti di distanza dalla Nocerino, che però rispetto alla volta scorsa la sorpassa, si colloca il risultato di Melina Ragozzino, che però probabilmente non può essere moto soddisfatta dei 275 voti di preferenza, nella lista “Capua Viva” in appoggio a Paolo Romano a fronte dei 409 della volta scorsa che segnammo una flessione di ben 134 voti. La Ragozzino nel 2019 è stata anche la candidata dell’ex assessore Marco Ricci. A quanto ne sappiamo anche stavolta. Certo è che il suo risultato elettorale va sicuramente approfondito perchè rappresenta un fatto rilevante per la politica capuana per capire quale sia stato il pezzo  o i pezzi di quei 409 voti ad essersi staccato o staccati e se questo sia accaduto a causa nuove dinamiche elettorali di tipo personale o familiare o se la Ragozzino ha anche pagato la scelta di associarsi al candidato sindaco dimostratosi più debole tra i quattro.

Un solo voto di preferenza separa Melina Ragozzino da Anna Vegliante che nella lista “Ora Capua” in appoggio sempre a Paolo Romano raggiunge quota 274 preferenze. Anche  la Vegliante subisce una flessione rispetto ai 319 voti raccolti tre anni fa, quando si presentò nella lista “Lega” in appoggio a Di Rienzo.

Altro caso da esaminare è quello di Luigi Di Monaco, politico capuano di lungo corso, che ha subito una pesante flessione passando dai 436 voti, ottenuti nel 2019 nella lista “Partito Democratico” in appoggio a  Luca Branco ai 264 raccolti ieri, sempre nel Pd in appoggio a Adolfo Villani. Si tratta di ben 172 voti in meno e qui bisognerà controllare se Luigi Di Monaco abbia subito la candidatura di una o più persone che la volta, al contrario, non si candidarono appoggiando lui.

Alla sua prima candidatura, dovrebbe essere,  se non ricordiamo male, Alessandro Di Maio, che ha corso nella lista del Pd in appoggio ad Adolfo Villani raccogliendo 210 voti di preferenza e attestandosi al settimo posto della graduatoria complessiva dei voti personali.

Mancava invece, da diversi anni,  dalla scena politica capuana, che aveva calcato in passato, Gianfranco Vinciguerra il quale ha riportato 208 voti di preferenza nella lista “Per Capua” in appoggio a Carmela Del Basso.

Nono nella graduatoria generale delle preferenze è il consigliere uscente Michele Giugno candidato in appoggio a Fernando Brogna nella lista “Patto Popolare” con 195 preferenze. Tre anni fa Giugno raccolse 197 voti nella lista “Capua tre luglio ” in appoggio a Luca Branco che poi ha contribuito a mandarlo a  casa unendo la sua firma a quella di altri consiglieri.

Decimo ed ultimo candidato da noi esaminato in questa prima carrellata (oggi pomeriggio l’aggiorneremo ancora sulle preferenza) è Pietro Di Rauso. In realtà, Di Rauso non è decimo bensì non ex aequo con Michele Giugno. Ha raccolto, nella lista “Ora Capua” in appoggio a Paolo Romano 195 preferenze.

Attenzione a formulare previsioni sugli eletti e sulle elette sicure. Da questo punto di vista la graduatoria appena stilata conta, ma fino a un certo punto. Se possiamo già dare per certo, a prescindere dall’esito del ballottaggio, le elezioni in consiglio di Massimo Antropoli, di Rosaria Nocerino, di Marisa Giacobone, di Luigi Di Monaco, e con ogni probabilità, di Gianfranco Vinciguerra candidato con  Carmela Del Basso il cui risultato dovrebbe garantire un secondo seggio, oltre quello suo scontato a prescindere da ogni decisione relativa al ballottaggio, diverso è il discorso per Melina Ragozzino, Anna Vegliante e Pietro Di Rauso. Se Romano tratterà con Brogna o anche con Villani per un assessorato da attribuire a uno dei suoi, non è improbabile che, mancando l’apparentamento, alla sua coalizione venga attribuito un solo seggio, massimo due. Insomma, per la Ragozzino è possibile, mentre per la Vegliante e Di Rauso la vediamo dura.