CAPUA. LO SCANDALO DEL BAR GIACOBONE. Il Suap dà l’autorizzazione ma ci sono almeno 4 o 5mila giorni di tasse non pagate. Il verbale scomparso delle De Ruvo e le implicazioni di carattere penale

29 Febbraio 2024 - 19:30

Ieri alle 14 la vice sindaca ha reso legale quello che è stato illegale per anni. Ma non ci risulta che quando questo succeda avvenga la retroattiva cancellazione di tutti i debiti contratti e di tutti gli interessi maturati a causa di uno stabile rapporto con l’evasione fiscale. Appello al Suap: ci fate vedere la copia di questa autorizzazione in modo da capire se questa rispetta pedissequamente il dettato dell’articolo 20 comma 3 numeri 1 e 3 del codice della strada? Domandina facile facile alla sinistra e ai vari Castelbuono e Casuccio, difensori del “bene comune”. Ma site proprio sicuri che i vostri valori, i principi in cui dite di credere non vengano demoliti, polverizzati da vicende come queste?

CAPUA (Gianluigi Guarino) Da qualche giorno, la vice sindaca, professoressa Marisa Giacobone, gironzolava attorno all’ufficio del Suap, competente per il rilascio delle autorizzazioni a negozi e a locali di ristorazione barra somministrazione affinchè questi possano utilizzare spazi pubblici per estendere la loro attività commerciale.

A quanto ci risulta, il miracolo, il sangue si è liquefatto ieri pomeriggio verso le 14, ora continentale europea, allorquando il Suap ha rilasciato l’autorizzazione al bar Giacobone, di cui la vice sindaca e contitolare insieme alla sorella Candida

Giacobone.

Ieri, nell’anno del signore 2024, correva il giorno 28 febbraio e dalle 14,00 in poi, forse, ma veramente forse e poi vedremo il perchè, il bar Giacobone è autorizzato a utilizzare tavolini, sedie, ombrelloni e oggetti decorativi al di fuori della sua parte interna.

Questo fatto, questa decisione si sarebbero verificate lo stesso se in questa provincia non fosse esistito CasertaCe, che anche stavolta alla luce di ciò che la Giacobone ha fatto ed è stata costretta a fare ha rappresentato, al di la delle chiacchiere che stanno a zero, un presidio ed uno stimolo di legalità?

Ma partiamo col ragionamento che prende le mosse, come spesso capita nei nostri articoli, da una domanda. Da quanti anni esiste il bar Giacobone? I capuani doc, parlano addirittura degli anni 50, anzi, a dirla tutta questo dato temporale è controllabile in quanto, legittimamente, è sfoggiato sull’insegna che campeggia all’ingresso.

Eliminiamo tutti gli anni che vanno dal dopoguerra fino al momento in cui la professoressa Marisa Giacobone, sua sorella Candida e gli altri suo congiunti hanno assunto le redini della gestione.

LA STORIA DEL BAR E I CONTI DELLA GIACOBONE

Non sappiamo precisamente quando questo è successo. Probabilmente al tempo in cui Marisa Giacobone ha perso il suo papà che ha lasciato a lei e la sorella in eredità questo storico locale che si affaccia sulla riva del Volturno, di quel Volturno che ha costituito una parte importante del lodevole impegno civile di Diego Giacobone, fondatore e animatore per anni dell’associazione “Amici del Volturno” più volte ospitata dal sottoscritto al tempo in cui ero direttore del Corriere di Caserta e pubblicava, insieme ai suoi giornalisti, gli articoli dello storico corrispondente di Capua, il compianto Franco Fierro.

Insomma 8/9anni. Il periodo preciso non lo conosciamo, ma siamo su questi numeri.

Ma perchè vogliamo fissare con precisione il periodo di esercizio da parte della Giacobone del bar omonimo?

Perchè un conto è non pagare la Tosap da privato cittadino, da privato esercente di un’attività commerciale, altra cosa è non farlo da titolare di una carica istituzionale. Ciò non vuol dire che un privato cittadino non meriti di essere sanzionato per il mancato pagamento di una tassa comunale. Ma se questo mancato pagamento è addebitabile al titolare di una carica istituzionale, per di più, frutto di un mandato della rappresentanza democratica e popolare, la colpa, la trasgressione, l’evasione fanno un tutt’uno con l’esecrazione.

Nel corso del periodo di carica del sindaco Luca Branco e della sua amministrazione, Marisa Giacobone, ha ricoperto l’alta carica di presidente del consiglio comunale. Quando poi è stato Adolfo Villani a vincere le elezioni, è divenuta la numero due della città, ossia la vice sindaca, titolare anche di importanti deleghe da assessore a partire da quella ai servizi sociali.

Insomma stiamo parlando di un arco temporale che inizia il 10 giugno 2019, momento in cui la Giacobone diventa consigliera comunale all’atto della proclamazione degli eletti avvenuta presumibilmente la mattina successiva al 10, cioè l’11 giugno, dopo che Luca Branco aveva battuto, piuttosto nettamente il suo competitor del centrodestra Angelo Di Rienzo.

Dal giorno 11 giugno 2019 al giorno 28 febbraio 2’024 sono trascorsi 4 anni e quasi 8 mesi da cui occorre sottrarre il periodo commissariale. Considerando il segmento di Luca Branco partito dal giugno del 2019, ripetiamo proclamazione degli eletti e arrivato al 24 settembre 2021 con la defenestrazione anticipata dello stesso Branco, sono 873 giorni. A questi vanno aggiunti altri giorni che partono dal 28 giugno 2022, data della proclamazione degli eletti, successivo a quello della vittoria di stretta misura di Villani su Brogna e arrivano alle ore 14 del 28 febbraio 2024. Precisamente 611 giorni durante i quali Marisa Giacobone ha svolto la funzione di vice sindaco e assessore. Aggiunti agli 873 trascorsi da consigliera comunale e per larghissima parte di questi, da presidente del consiglio, fanno 1484

Ex tunc o ex nunc? Cosa ne facciamo di questi 1484 giorni, li abboniamo, li regaliamo, li condoniamo? Se la notifica di un’autorizzazione all’occupazione dello spazio pubblico crea un effetto ex tunc, cioè “da allora” retroattivo significherebbe che io ho evaso le tasse comunali fino ad ora e siccome ora mi sono messo in regola, non pago nulla del pregresso.

Se invece l’effetto è ex nunc che letteralmente significa “da ora in poi“, vuol dire che io sono un contribuente, conosciuto dal giorno 28 febbraio all’ufficio tributi del Comune di Capua, ma sarò un regolare contribuente solo quando avrò pagato tutte le tasse che ho evaso fino ad oggi.

Attenzione: il calcolo di 1484 giorni ha solo valore morale politico e non giuridico. In poche parole appartiene a quella sezione valutativa della colpa doppia, tripla, quadrupla, di quel comportamento grave, gravissimo da un punto di vista morale e politico. Niente invece ha a che fare con il calcolo reale, monetario che, per quanto attiene a Marisa Giacobone e a sua sorella, abbraccia tutto il periodo in cui sono state titolari dell’esercizio commerciale. Una responsabilità che non integra solamente una procedura di tipo amministrativo, ma anche la possibile integrazione di un reato penale previsto dal codice penale agli articoli 633 (CLIKKA E LEGGI) e 639 bis (CLIKKA E LEGGI)

Bisognerebbe, dunque, capire da quanto tempo le sorelle Marisa e Candida Giacobone, in quanto persone fisiche dotate di partita Iva oppure inserite in una persona giuridica cioè in una società di persone ossia una snc o sas oppure di capitale srls, srl, la spa non la mettiamo proprio in mezzo, mentre citiamo giusto per completezza cronistica la sapa ossia la società in accomandita per azioni, hanno, dunque, esercitato la titolarità di quel bar. Forse saranno 2000, 3000, 4000 o addirittura 5mila giorni. Queste valutazioni attengono direttamente a quello che è successo ieri alle 14,00. Emergono indiscrezioni confuse su quello che la Giacobone ha fatto ieri davanti allo sportello. Ha pagato anche il pregresso che aveva magari provveduto a fasi calcolare qualche giorno prima ho ha pagato solo il dovuto per l’autorizzazione e per il mese corrente? Ex nunc o ex tunc, insomma? Beh, questione molto importante per la quale occorrerebbe un operazione trasparente da parte dell’amministrazione comunale. ma siccome fino ad oggi al trasparenza è stata un illustre sconosciuta per Villani e i suoi, c’è poco da sperare. Certo è che se la Giacobone non ha pagato il pregresso resta a pieno titolo un grande evasore fiscale della città di Capua. Noi siamo in grado di svolgere un calcolo nel momento in cui venissimo a conoscenza del periodo esatto della sua titolarità e della tabella delle tariffe applicate dal Comun per la Tosap. Se Villani ci manda questi numeri, noi in 10 minuti il conto lo facciamo, lo spediamo alla Giacobone e il problema è risolto.

IL VERBALE-NON VERBALE DI PATRIZIA DE RUVO. L’ARTICOLO 328 DEL C.P. NON E’ UNO SCHERZO

Seconda questione: il 16 febbraio, dunque, qualche giorno dopo a quello in cui l’assistente capo dei vigili urbani e neo comandante, o qualcosa del genere, in pectore, Patrizia De Ruvo, ha ricevuto un ordine formale da Carlo Ventriglia, in quel giorno indiscutibilmente comandante dei vigili urbani di Capua. L’ordine prevedeva un controllo approfondito all’area esterna del bar Giacobone affinchè fosse verificata la regolarità di quelle sedie, di quei tavolini, di quelle piante, di quegli ombrelloni, ai sensi di diverse leggi, sicuramente la più importante il testo unico detto codice della strada, con dettaglio focalizzato sull’articolo 20 comma 3, ma qualcosa c’entrano anche il comma 4 e il comma 5.

Ribadiamo la domanda: l’assistente capo De Ruvo ha eseguito quell’ordine, ha svolto quel controllo? Attendiamo da giorni una risposta che non arriva. E se lo ha eseguito, dov’è finito il verbale? Sulla scrivania di quale ufficio? La tempistica in questi casi costituisce un elemento fondamentale, in quanto proprio alla luce dell’articolo 20 del codice della strada, vengono stabiliti termini (“immediatamente per l’attività trovata non in regola”) che diversi soggetti hanno il dovere di rispettare e che nulla, proprio nulla, hanno a che vedere con la discrezionalità perchè, come ci può insegnare la dottoressa Gallucci segretaria comunale, nel codice penale sopravvive ancora l’articolo 328, cioè il reato di omissione di atti d’ufficio. Orbene, anzi, or male. Il titolare dell’esercizio deve provvedere immediatamente. In caso di inadempienza, interviene l’Annona, oggi Suap, con un’ordinanza entro 3 giorni e anche il sindaco c’azzecca con questo procedimento quando la questione diventa di ordine pubblico. Il fatto che un atto amministrativo, un verbale, possa essere impugnato in termini previsti dalla legge non blocca l’esecutività delle procedure. Tu intanto togli i tavolini e le sedie, poi impugni e se l’autorità giudiziaria ti dà ragione rimetti i tavolini e le sedie. Ma poi, che cosa impugni se nel momento in cui hai chiesto l’autorizzazione sei stata rea confessa rispetto ad una illegalità compiuta e anche rispetto ad una inadempienza fiscale con il tuo Comune?

E ordine pubblico non significa solamente una latenza di atti di violenza o che turbino il fluire ordinato della vita di una comunità. Ordine pubblico è anche la constatazione che in un’area, in uno spazio della propria città venga impedito ai pedoni di utilizzare spazi in quanto i medesimi, che non sono occupabili, vengono, al contrario, illegalmente occupati; ordine pubblico significa anche che un disabile in carrozzina non possa procedere su un’area pubblica in quanto questa è impropriamente e illegalmente occupata per un’attività privata di tipo commerciale o di altro tipo.

SUI MARCIAPIEDE NON SI PUO’ FARE IL COMODO PROPRIO

E qui torniamo all’articolo 20 comma 3 che sicuramente, riteniamo, il Suap di Capua abbia integralmente applicato quando, ieri, alle ore 14, ha rilasciato l’autorizzazione alla vice sindaca Marisa Giacobone, nel caso specifico vestita dei panni dell’imprenditrice Marisa Giacobone.

Per chi si fosse persa la nostra puntata precedente vi preghiamo di CLIKKARE QUI perchè in questo articolo da noi pubblicato pochi giorni fa c’è tutto, c’è un autentica lettura esegetica dell’articolo 20 comma 3. Per quello che ci serve oggi vi diciamo che partiamo da un bonus, altrimenti la Giacobone e il marito dicono che noi siamo prevenuti con loro. Diamo per buona che il bar Giacobone si trovi in un’area prospiciente a fabbricati residenziali. Perchè se no fosse così tutto l’ incastro delle possibilità di utilizzare spazi pubblici per installare tavolini, sedie, etc salterebbe dall’inizio, sempre

ai sensi dell’articolo 20 comma 3 n.3.

In questa sottosezione dell’articolo 20 comma 3 costituita per l’appunto dal n.3 si parla di marciapiede quindi si affronta la fattispecie specifica riguardante il bar Giacobone. Non esiste assolutamente per la legge che tu bar possa occupare un centimetro in più rispetto alla metà della larghezza del marciapiede; non esiste assolutamente per la legge che tu possa comunque, in tutti i casi, avere uno spazio che impedisca al pedone di averne un’ampiezza di percorrenza quantomeno pari a 2 metri. Per cui, facendo un esempio, se il marciapiedi è largo 3 metri tu locale puoi occupare massimo 1 metro perchè gli altri due sono dedicati al pedone. Se il marciapiede, mettiamo, ha 6 metri di larghezza, tu bar ne avrai a disposizione 3, dato che i tre a disposizione del pedone superano il livello minimo dei 2 metri previsti dalla legge

Guardate, chi ci conosce bene sa che a noi piacciono le battaglie morali e per CasertaCe come si suol dire, “dove c’è gusto non c’è perdenza.” Se continuiamo a vedere quello che si è visto fino a ieri e cioè il marciapiede talmente invaso dai tavolini, dalle sedie, dalle piante del vice sindaco, prenderemo una “rullina” e siccome quello è uno spazio pubblico e non privato, non avremo bisogno di chiedere alcuna autorizzazione per misurare la larghezza media del marciapiede.

Se il Suap vuole essere trasparente sarebbe opportuno tirare fuori l’autorizzazione data alla vice sindaca.

Ma qui di documenti da tirare fuori ormai ce ne sono tanti.

MA LA SINISTRA DEL BENE COMUNE, CHE NE PENSA DI QUESTE COSE?

Di Villani abbiamo già scritto nell’articolo di ieri CLIKKA E LEGGI. Ma tutta questa sinistra capuana che ogni volta si presenta davanti al popolo sovrano, dicendo di incarnare la legalità, i vari Luigi Di Monaco, Davide Castelbuono, Michele Casuccio, Mario De Maio quale bene comune stanno difendendo? Perchè loro si sono presentati sotto alle insegne di chi non guarda in faccia a nessuno, di chi persegue stabilmente i principi dell’eguaglianza davanti alle leggi, davanti alle norme?

Ma vi rendete conto che Capua è ormai preda dell’imperio dell’ignoranza, dell‘aumm aumm, del “mettiamoci d’accordo”, del vivi e lascia vivere, dell’organizziamoci per fregare o per aggirare la legge. Ma quali lezioni morali vuole dare la sinistra di Villani, di Casuccio, di Castelbuono, di De Maio nel momento in cui permette tutto ciò?

Alla prossima puntata