CASERTA ALLE ELEZIONI – L’INTERVISTA Il candidato dell’Udc Luigi Cobianchi: “Non sprechiamo il nostro voto, Zinzi ha esperienza e competenza. E’ lui l’uomo giusto”

1 Ottobre 2021 - 19:40

Pubblichiamo l’intervista a Luigi Cobianchi, candidato nella lista dell’Udc al consiglio comunale, a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Gianpiero Zinzi

 

 

Questa sua candidatura è stata per molti una sorpresa; per qualcuno, un fulmine a ciel sereno. In molti sapevano che lei non aveva intenzione, stavolta, di scendere in campo.

“Vero! Di fronte a una città che si lamenta quotidianamente, salvo, poi, quando ha l’occasione per riscrivere il proprio futuro, attraverso il sacro strumento del voto, non recarsi alle urne, o scegliere sempre le stesse persone – vedi l’attuale sindaco, o il suo predecessore, entrambi in consiglio comunale da circa trent’anni! – ti cadono le braccia, ti chiedi chi te lo faccia fare e pensi di compiere un passo indietro. Come si suol dire: «non si può essere più realisti del re!», o, se preferisce: «il peggior sordo è chi non vuole sentire!».

E, allora, cosa le ha fatto cambiare idea?

“Beh, più che cosa, sarebbe opportuno dire chi, e la risposta è molto semplice: Gianpiero Zinzi. Ha cominciato da luglio a farmi un pressing, tanto garbato, quanto instancabile. Resomi conto che questa tornata elettorale poteva rappresentare un vero e proprio ‘appuntamento con la Storia’ della nostra Città, gli ho posto una serie di condizioni politico-programmatiche forti, che consentissero di dare realmente una svolta a Caserta. Le ha ponderate, una a una e le ha fatte sue. A quel punto, non ho potuto dirgli oltremodo di no. Molti – chi in buona fede, per distrazione, chi in cattiva fede, per indole – non hanno colto, non vogliono cogliere che quanto sta accadendo a Caserta, in queste elezioni, costituisce un fatto di rilievo assoluto: per la prima volta, dopo decenni, il centrodestra ha un candidato unitario, che per curriculum,

esperienza, competenze rappresenta, oltretutto, la persona giusta al posto giusto!”.

Cioè ci sta dicendo che Caserta potrebbe tornare ad essere quel laboratorio politico nel quale si sviluppano modelli che anticipano quanto accadrà a livello nazionale?

“Certamente sì, anche perché, con buona pace di chi millanta filiere istituzionali inesistenti, tra poco più di un anno (il 2021 è bello che finito!), vivaddio, avremo le elezioni politiche. L’Italia tornerà, così, a essere guidata da una compagine indicata dal Popolo sovrano, non da vergognose alchimie di palazzo, costruite ad arte non già in ossequio al dettato costituzionale e all’architettura della nostra Repubblica – che è ‘parlamentare’ – bensì per l’esigenza di certi ‘legislatori per caso’, ‘dilettanti allo sbaraglio’ di rimanere saldamente incollati agli scranni, che occupano più o meno abusivamente. E questa compagine sarà di centro-destra, unica coalizione in grado di governare il nostro Paese con competenza, in uno dei passaggi più delicati dal dopoguerra ad oggi, gestendo i fondi del Pnrr in modo virtuoso e soprattutto costruttivo, non per diffondere inutili interventi a pioggia e sussidi clientelari, bensì per riportare l’Italia a essere la quinta potenza economica al mondo e la prima a livello culturale”.

Lei ha detto che «dopo decenni, il centro-destra ha un candidato unitario»; ma Del Gaudio nel 2011 non era, parimenti, candidato di tutto il centrodestra?

“Assolutamente no! Come ricorderà, all’epoca vi fu una profonda spaccatura, di ordine non solo politico. Vi erano due visioni di centrodestra, quella dei Cesari, dei Cosentini e un’altra, molto diversa. Futuro e Libertà – che, all’epoca, rappresentava una componente autorevole del centro-destra, con tanto di Gruppi parlamentari, gruppi consiliari nelle Regioni e un nutrito numero di amministratori in tutta Italia – non si allineò e scelse come Sindaco il compianto dott. Falco. Dopodiché, all’esito della tornata elettorale, scelse di stare all’Opposizione, ruolo che mantenne coerentemente fino al termine della consiliatura. Con ciò Caserta divenne (ancora una volta) caso unico a livello nazionale: una parte del centro-destra al governo della Città e una parte all’opposizione, l’unica vera opposizione, concreta, non ineffabilmente speranzosa, mai consociativa per interessi particolari, a differenza di certe sinistre rappresentanze, che di sociale o di socialista davvero non so cosa abbiano. Il tempo galantuomo ha, poi, detto, visti i drammatici risultati di quell’amministrazione, chi fosse dalla parte giusta e chi da quella sbagliata, sicché oggi ci ritroviamo il portabandiera della coalizione vincente del 2011 come inseguitore di quarta fila, mentre il centro-destra ha ritrovato, finalmente, l’unità in un candidato unitario, credibile, autorevole”.

A chi dal centro-sinistra dice che Zinzi è il candidato della Lega e in ciò vede la fonte di ogni male, cosa risponde?

“Innanzitutto, mi consenta una precisazione: il centro-sinistra non esiste, è un nuovo «imbroglio nazionale»; non per nulla ebbi a definire il PD, alla nascita, un «accoppiamento zooerastico». Vede, in Europa, dove sono molto più severi, rigorosi, oserei dire ‘meccanicistici’ o, se preferisce, molto meno dialettici di noi, qualunque progetto politico, più o meno fantasioso, nasca nei singoli paesi dell’Unione è chiamato a scegliere a quale dei tre grandi gruppi parlamentari iscriversi: se al PPE, o al PSE, ovvero alle destre. Orbene il PD è iscritto ritualmente al PSE, quindi… è un partito di SINISTRA. Ciò posto, Zinzi è ufficialmente, formalmente, legalmente il candidato dell’UDC, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia, di gruppi civici e anche della Lega. Quanto allo scandalo che quest’ultima rappresentanza creerebbe – di tale portata da fare spingere gli ex-sindaci Marino e Del Gaudio quasi a emulare la scena evangelica dello stracciarsi pubblicamente le vesti nel luogo-icona dell’ipocrisia farisaica, il sinedrio – mi consenta, attraverso le colonne del suo autorevolissimo quotidiano online, di formulare un invito alla coerenza: mi rivolgo in particolare a Marino: se un’amministrazione con la Lega gli fa così impressione, allora per il tramite del suo parlamentare di riferimento nel nostro Collegio (casertano? No, salernitano, ovviamente!) chieda al gruppo parlamentare del suo partito di aprire non domani, bensì oggi stesso la crisi di Governo. O Marino e anche altri improbabili candidati a sindaco – sempre palesemente ascrivibili alla sinistra ‘tassaiola’ – improduttiva e assistenzialista, ignorano che PD e financo LEU, attualmente, governano il nostro Paese con la Lega?!”.

Ma secondo lei, perché gli altri candidati a sindaco insistono tanto con questa questione della Lega?

“Ah, beh, è evidente: nel vuoto ideologico-programmatico che hanno e, per alcuni di essi, che già sono stati primi cittadini, di fronte al totale fallimento della loro azione politica, e del pregiudizio gravissimo che hanno arrecato alla Città, non resta che quest’unica, ultima, disperata ‘arrampicata sugli specchi’. Certo fa specie, non poco, che praticamente tutti gli altri candidati a sindaco su una cosa appaiano unitissimi: questo meschino attacco strumentale. Non vorrei che, dietro questa comunanza ‘d’amorosi sensi’, si possa celare un cartello elettorale, rispetto al ballottaggio”. In verità, mi rendo conto che tanta acredine probabilmente deriva anche da un altro fattore: in un Paese in cui, soprattutto negli ultimi anni, il tristo esempio delle stelle olim cadenti, oggidì cadute, ha rafforzato vieppiù la tendenza, tutta italica, ad aggrapparsi con le unghie e con i denti a qualsiasi poltrona – e anche poltroncina – imbarazza non poco l’esempio di un giovane, che crede in ciò che fa e che, per il bene della propria Città, è disposto ad abbandonare un comodissimo scranno in Regione (peraltro più che meritatamente conquistato), con tutti i vantaggi che comporta in termini materiali, accettando di rimettersi in gioco, in un ruolo ben più complesso e ben meno premiante, quantomeno sul piano economico. Da ultimo, ma non per ultimo c’è da considerare anche un altro aspetto: per chi è abituato o si appresta, per becero opportunismo politico – non certo per mantenere fede alle proprie idee o ai propri valori – a saltare, con spregiudicatezza, da sinistra a destra, e viceversa, indubbiamente rappresenta una pietra d’inciampo la coerenza di chi, come Zinzi è rimasto ininterrottamente nel centro-destra, nella buona e nella cattiva sorte”.

Insomma, ci sta dicendo che quella di Zinzi è una scelta di cuore e non di testa, una volta tanto?

“Beh, direi proprio di sì! In genere, in Italia, soprattutto nelle sinistre, vi è un solo caso in cui un politico lasci anticipatamente la propria poltrona, mettendosi in corsa per la conquista di un nuovo ruolo: l’appropinquarsi della scadenza di mandato. Ma Zinzi ha davanti a sé ancora quattro anni come consigliere regionale. Quindi la sua scelta è chiaramente dettata solo da passione politica, amore per la Città, e basta. D’altra parte, non da oggi dichiara di avere «Caserta nel cuore»…”.

Questa tornata elettorale registra, oltre a una quantità di aspiranti-consiglieri che rasenta l’indecenza, ben sette candidati a Sindaco. Se lei, spogliandosi dal suo ruolo di candidato, da semplice cittadino dovesse dare una ricetta agli elettori indecisi per scegliere quello più giusto per Caserta, quali criteri/parametri si sentirebbe di proporre?

“Beh, innanzitutto suggerirei di non sprecare il voto. E’ ben noto che a questa tornata, la partita è tutta Zinzi-Marino. Anche alla luce del sistema elettorale vigente, con il doppio turno, che intende favorire il realizzarsi di una sorta di ‘algoritmo di convergenza’, è inutile sostenere chi non ha NESSUNA chance di potere arrivare al ballottaggio. Un secondo criterio, estendendo il discorso agli aspiranti consiglieri, potrebbe essere quello di scegliere in piena scienza e coscienza, cominciando dall’effettuare un’accurata analisi, oserei dire, ‘genealogica’ dei candidati: rapporti di parentela/affinità/amicizia ‘imbarazzanti’, capaci di condizionare anche pesantemente l’azione politica dell’eventuale eletto, dovrebbero dissuadere l’elettore dal sostenere certe persone. Sempre estendendo il discorso a tutti gli aspiranti in gioco, non solo ai candidati a sindaco, da questa ricerca potrebbe emergere, tra l’altro, che chi oggi si propone come homo novus, in realtà ha le sue radici ben salde nell’ultima fase della cosiddetta «Prima Repubblica» che, mai come a Caserta, non mi sembra possa essere ricordata come un momento particolarmente esaltante. Un terzo parametro è sicuramente quello della credibilità nel ruolo e, quindi, delle competenze. Trovo, al riguardo, sconcertante che ci possa essere chi abbia l’ardire di candidarsi direttamente a sindaco, per di più di una città capoluogo, senza mai aver avuto neanche la benché minima esperienza politico-amministrativa, sintomo di arroganza che, nuovamente, sfocia nella tracotanza, la stessa con la quale c’è chi, nella nostra Città, si ritiene in diritto di poter effettuare «okkupazioni» di spazi pubblici, in assenza di qualsivoglia procedura concorsuale di assegnazione, ciò che lede non poco, uno dei più fondamentali principi che ispirano il nostro Ordinamento – ovvero le esigenze di pubblicità e di trasparenza – addirittura per compiervi attività da cui deriva lucro per sé e lucro cessante per l’Amministrazione e per altri soggetti istituzionali.  Un quarto criterio potrebbe essere quello della coerenza con le idee sbandierate come elementi costitutivi del proprio DNA: al di là dell’opposizione a dir poco evanescente fatta negli ultimi DIECI anni – per la quale dovrei dire loro grazie, visto che in tantissimi hanno rimpianto la mia presenza in Consiglio comunale, ma non me la sento, perché ciò ha fatto un male indicibile a Caserta – mi ha davvero lasciato esterrefatto il ritrovare, candidati a un terzo mandato, colleghi consiglieri che spergiuravano che avrebbero mantenuto fede al vincolo, autoinflittosi, dei due mandati. Invece, emulando nel peggio le stelle cadute – e, segnatamente, la trovata di chiedere il vaticinio di improbabili garanti del kaiser – eccoli qui, di nuovo in gioco, per la serie: a volte ritornano!

Secondo lei, quindi, il ballottaggio dovrebbe incidere sulle scelte degli elettori sin dal primo turno.

Certamente sì!

In che senso?

“Mi spiego: l’elettore ha il DIRITTO di domandare al proprio candidato a Sindaco, sin dal primo turno, se e con chi intenda apparentarsi formalmente e, a maggior ragione informalmente, qualora si arrivi a un ballottaggio cui non potesse prendere parte, in quanto escluso al primo turno. Vede, mai come in questa tornata elettorale, corre voce che, sin da subito, ovviamente non certo per il bene della città e neanche nell’interesse della propria parte politica, ma solo per meschine ambizioni personali, alcuni candidati (sempre nel senso esteso anzidetto) tra i più ‘insospettabili’, avrebbero già fatto accordi sottobanco con Marino, a fronte di assessorati, presidenza del consiglio, ruoli in partecipate, ecc. Ove realmente fosse verificato, ciò rappresenterebbe un drammatico esempio di ‘imbroglio elettorale’, perché se io ho scelto un candidato a sindaco ritenendolo alternativo a Marino – non per mia convinzione personale, bensì per quanto lo stesso candidato ha affermato, anche veementemente ,in campagna elettorale – e, poi, lo ritrovo, al secondo turno in appoggio a Marino il voto dato a lui e/o a consiglieri delle sue liste, tradirebbe il mandato elettorale appena espresso! Se così stessero le cose, a maggior ragione gli elettori farebbero bene a scegliere, ab origine, Zinzi o Marino, non lasciandosi irretire”.

Ma secondo Lei, le voci che vorrebbero Del Gaudio alleato con Marino al ballottaggio sono fondate?

“Guardi, è vero che la politica è l’ ‘arte dell’impossibile’, ma mi risulta davvero impensabile, anche solo per mera ipotesi ‘accademica’, poter credere che chi si è, da sempre, strenuamente dichiarato esponente del centro-destra possa compiere un simile passo. No, non ci credo! Vero è che, nel recentissimo passato episodi simili si sono registrati, eccome! Altrettanto vero è che tra Marino e Del Gaudio sussistono legami politici forti: oltre trent’anni insieme in consiglio comunale, la comune esperienza in una delle Giunte Falco. Eppure le ripeto, no, non ci credo. Al ballottaggio è giusto che il centro-destra sostenga il centro-destra e le sinistre, solo ammantate di civismo, stiano fuori dai giochi, per non tradire il mandato elettorale appena ricevuto”.

Ci sta dicendo che gli elettori casertani non dovrebbero fidarsi delle ‘nuove proposte’?

“Guardi, di una non saprei davvero cosa dirle, visto che sembra uscita come un coniglio dal cappello di un prestigiatore; quanto alle altre, al di là dell’infruttuosità della scelta, visto che – come detto – questa competizione è tutta Zinzi-Marino, spero che, proprio dalla recente esperienza delle ‘stelle cadute’, gli Italiani, in generale, e i Casertani, in particolare, abbiano rammentato la lezione che la Storia ci ha costantemente consegnato, che, cioè, i ‘masanielli’ non hanno MAI prodotto alcunché di buono, che i ‘rivoluzionari’ – reali o presunti – si sono puntualmente rivelati ben più reazionari, dispotici, sanguinari di coloro dei quali pretendevano di assumere il ruolo (rivoluzione francese e russa docunt)”.

Mi lasci fare l’avvocato del diavolo: a questo punto, non sarebbe meglio l’ ‘usato sicuro’?

!A chi si riferisce, a Marino, alla ‘strada maestra’, quella costellata di buche che porta, dritta dritta, in un burrone o, se preferisce, nel vallone di ‘parco degli Aranci’, un altro dei grandi problemi irrisolti della Città? O, forse, fa riferimento a Del Gaudio? Guardi, fermo restando che una candidatura non si può costruire sul martirologio, bensì su ciò che si intende fare e, soprattutto, su ciò che si è fatto, ancora una volta è la storia, i risultati a bocciare (politicamente) sia Del Gaudio sia Marino. Cosa dovremmo rimpiangere dell’amministrazione Del Gaudio? Il dissesto, con tutte le conseguenze economiche che ha avuto – e che ha – sui Casertani? I 56 milioni di euro di ulteriori debiti fatti dal 2011 al 2015, definitivamente accertati dalla Corte dei Conti? Il global strade o quello del verde pubblico: milioni di euro l’anno gettati alle ortiche, a esclusivo vantaggio dei contraenti? I cottimi fiduciari? gli edifici storici abbattuti? Meglio che mi fermi qui. E di quella Marino, cosa dovrebbe mancarci? Il secondo dissesto, i 51 milioni di ulteriori debiti, Il PUC bloccato per consentire una cementificazione selvaggia, anche grazie alle varianti apportate a un PRG mesozoico? Le promesse, disattese una ad una, in merito alla trasparenza negli appalti, alla internalizzazione dei servizi, al policlinico, al Macrico, alle cave? Una Caserta mai vista così sciatta, sporca, in preda all’anarchia più totale, ma, soprattutto, così insicura da impedire a un giovane di potersi divertire serenamente financo in pieno centro, atteso che rischia addirittura la vita? I servizi minimi essenziali cancellati, i servizi sociali inesistenti, il doversi raccomandare per avere una carta d’identità, gli uffici comunali distrutti, ridotti all’impotenza, il Corpo di Polizia Municipale messo in ginocchio? Continuo?”. Ma vede il vero problema dei due ex-sindaci è l’assoluta mancanza di visione che continuano a manifestare. Ha visto la brochure che sta distribuendo Marino nelle case? Io criticai, duramente, quella di Del Gaudio nel 2011, ritenendola, visto il numero di foto personali, in varie pose che conteneva, un’imbarazzante autocelebrazione dell’ ‘io’. Ma, tra un’immagine e l’altra, qualche rigo programmatico, almeno sulla carta, pur si intravedeva. Il dépliant di Marino lascia, per contro, interdetti, per due ordini di motivi. In primis, l’autocelebrazione di sé e del realizzato che, poi, in cosa consisterebbe? Un paio di ‘villette’ impupazzate un po’ e qualche metro di asfalto, fatto posare in opera, più o meno ‘artisticamente’, nelle ultime settimane della consiliatura, praticamente in articulo mortis (politica)? In secundis, l’essenza TOTALE di qualsivoglia visione di città per il futuro. O, meglio, sotto la dittatura dello sceriffo, mentre Salerno – tra porto, policlinico, aeroporto, pregevoli interventi di rigenerazione urbana, manifestazioni di rilievo nazionale – è lanciata a gonfie vele verso la (ri)conquista del titolo di capitale del Sud, con investimenti continui da milioni e milioni di euro, Caserta nella visione sinistrorsa, è candidata, nel prossimo futuro, a perfezionare il suo ruolo di immondezzaio della Campania, in generale, e di Salerno in particolare: dopo essere stati scippati financo della nostra Reggia – la quale, da cinque anni, ospita eventi che parlano esclusivamente salernitano – oggi riceviamo come premio per non aver ostacolato la corsa dello sceriffo, anzi, avendone piazzato (giusto in tempo) anche il delfino al Parlamento, che cosa? Il più fetente (nel senso letterale del termine) degli impianti di trattamento dei rifiuti, per di più da allocarsi a un tiro di schioppo dalla Reggia. In questo modo i turisti residui (in numero vieppiù esiguo e sempre più ‘sfuggenti’) quelli non scappati di fronte all’osceno spettacolo degli emicicli, dei campetti e della flora; quelli che, come in uno stress game giapponese siano sopravvissuti anche alle voragini di viale ellittico o ai topi, in libera uscita, dallo scheletro fatiscente dell’ex-canapificio, debbano rassegnarsi a sventolare bandiera bianca, di fronte all’afrore che brucia il loro olfatto. Colpiti, su tutti e cinque i sensi, e affondati!”. Dia retta a me, Direttore, potendo solo vergognarci degli ultimi dieci anni di amministrazione della Città, meglio il futuro!

Ad inizio di questa intervista, lei ha detto che queste elezioni rappresentano un appuntamento con la storia. Come ha maturato questo convincimento? E che relazione ha tutto questo con la sua candidatura?

“Ah, vede, la ‘colpa’ è sua, segnatamente di una foto che ha rilanciato, qualche settimana fa, sul suo quotidiano, traendola da uno dei social dell’ex sindaco Marino, in cui lo stesso si pavoneggiava avendo accanto a sé, tutti attorno a un tavolo (ma che ne vuole fare Camelot!!) una larga rappresentanza degli esponenti dei potentati che hanno incatenato al suolo, da oltre vent’anni, questa Città, impedendole di spiccare il volo”.

Un’ultima domanda: in questa pur breve, ma intensa campagna elettorale c’è qualcosa che le ha lasciato l’amaro in bocca?

“Purtroppo sì. Più di una cosa, anche se in verità, tutte sono racchiuse sotto un unico denominatore: l’immaturità politica. Sentirmi ancora dire, nel 2021: vorrei votarti per quello che hai fatto, per quello che hai dimostrato sul campo, ma non posso, perché si è candidato l’amico, il parente… apprendere, poi, che il congiunto di turno non ha alcuna esperienza politica e, talora, addirittura nessuna competenza, quantomeno in ambito amministrativo, fa davvero cadere le braccia. Continuare a registrare, soprattutto in alcune frange della società civile, un malsano snobismo che fa preferire ad alcuni nostri concittadini il non andare a votare, anziché fare uno sforzo per individuare e sostenere quello che per ciascuno di loro rappresenta, quantomeno, il ‘male minore’, nella consapevolezza che le elezioni amministrative producono comunque eletti, non essendovi (almeno in linea generale) un quorum, lascia senza parole”.