CASERTA. Aperte le celebrazioni vanvitelliane, ma il Palazzo del Boschetto è ancora abbandonato. Così come San Leucio, Casertavecchia, Viale Carlo III. Un excursus

3 Marzo 2023 - 19:11

Caserta (pasman) – Dobbiamo un caveat ai lettori, prima di entrare in argomento. Quello che, per indole, non siamo inclini alle cerimonie pubbliche in generale, troppo spesso ammantate di retorica e di luoghi comuni. Tuttavia questo è un fatto personale, perfettamente irrilevante. Ma soprattutto ci dispiacciono quando esse hanno più il carattere di passerelle di politici ed amministratori e quando alle loro parole declamate, di circostanza e di maniera, non corrispondono quasi mai i fatti. Ed ancor più quando, per la rilevanza della ricorrenza, spendono la propria credibilità persone di vaglia, che finiscono nella più classica delle strumentalizzazioni.

Insomma, ieri l’altro si sono aperte le celebrazioni vanvitelliane e siamo pressappoco in tale caso. Intendiamoci, siamo felici che ci siano e dovevano esserci per onorare il genio dell’architetto reale. Ma le avremmo volute in un contesto di credibilità diverso.

Il saggio La Scuola del Vanvitelli dell’architetto marcianisano S.Costanzo

Ma, a parte lo spostamento del baricentro delle cerimonie fuori di Caserta, polemica che come acqua passata non macina più, perché – ci chiediamo – uno studioso rilevantissimo di Vanvitelli

quale l’architetto marcianisano Salvatore Costanzo, figura di intellettuale rigoroso per scienza e per quella integrità che lo estranea da ogni camarilla, non è coinvolto affatto come doveva essere.

Tra l’altro, in concomitanza della ricorrenza, ha presentato uno studio su un disegno, in collezione privata eredi De Peruta, della cappella Palatina attribuibile al Vanvitelli sulla scorta di un articolato esame filologico del documento, da egli condotto. Documento che in tal modo si pone quale inedito del maestro. Come ha avuto modo di dire, per raggiungere un pubblico di studiosi e ricercatori ancora più vasto, egli notificherà l’esistenza di questa inattesa testimonianza – completa di  appropriate indicazioni sullo stato degli studi – alle strutture funzionali alla conservazione e fruizione del patrimonio documentale: Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Soprintendenze, Dipartimenti Universitari (Poli Umanistici e Poli Scientifici), Biblioteche Nazionali di Storia dell’Arte, Archivi di Stato, Società di Storia Patria, ecc.

Il Palazzo del Boschetto e la porta aperta che nessuno si occupa di sbarrare

E veniamo ad altro. Ancora oggi, nonostante la denuncia di Nando Astarita dal suo seguito sito  Reggiando…e dintorni reali, la porta di accesso agli appartamenti del palazzo del Boschetto, con i loro preziosi affreschi settecenteschi, è ancora lasciata sciamannatamente aperta, con tutti i rischi per la sicurezza del posto. Anziché installare immediatamente una porta solida ed un allarme, da settimane si fa come se nulla fosse, nonostante la estrema rilevanza storica ed artistica delle raffigurazioni dell’edificio. Servirebbe un nuovo Giorgio de Falco, il capitano di fregata che apostrofò nel noto modo il comandante della nave Concordia Schettino, perché adempisse al dovere elementare che aveva al momento del naufragio del suo transatlantico. E se anche non ci fosse rischio e la preoccupazione fosse infondata, perché la Maffei tace in tutto. Non sente di dovere delle spiegazioni?

Non ne parliamo del fronte del governo cittadino. Sindaco ed assessori pensano di dover dare il loro tributo al Vanvitelli quasi come antropologi culturali o storici dell’arte. Ognuno, nei propri interventi, racconta estemporanei aneddoti sull’uomo, ne magnifica le qualità in una girandola di aggettivi, cita l’immancabile lettera al fratello Urbano e lo mette senza titubanze demagogiche tra i casertani maggiori. Dell’azione gestionale ed amministrativa che loro innanzitutto compete perché la città risponda alla rilevanza del patrimonio vanvitelliano, manco a parlarne. Si peritano ad affermare che Vanvitelli non è solo la Reggia, ma consentono che le altre testimonianze di lui nel territorio, a cominciare da San Leucio, versino nel degrado e nell’abbandono più totali. E non parliamo solo di grandi cose. Ma, parimenti, anche delle secondarie. Tempo fa sono stati rinnovati i cartelli turistici della città, con tutti gli errori clamorosi e le approssimazioni di cui dicemmo a suo tempo. Alcuni segnali sono stati riversati ad edifici senza pretese quando non autentici sconci. Non esistono, ancora oggi, nel pieno delle celebrazioni vanvitelliane e con tutto il tempo che c’è stato per pensarvi, la cartellonistica che indirizzi alla chiesa di S. Francesco di Paola, dove Vanvitelli, come in allora in uso, venne sepolto in una fossa comune.

E vogliamo parlare di Casertavecchia. E’ delle ultime ore la notizia che quella cattedrale sarà visitabile con estrema difficoltà perché la chiesa non riesce ad assicurarne l’apertura continuativa.

Questo ed altri fatti smuovono i signori di palazzo Castropignano?

Qualcuno, rinunciando ad articolesse e convegni inutili dove pronunciare amenità varie, farebbe bene a darsi da fare. Studiare come far chiudere la porta del palazzo del Boschetto, come tenere in condizioni di decoro i lasciti vanvitelliani, sistemare la città con riguardo ai servizi urbani e turistici minimali.

Via S.Carlo. Abbattuto un palazzo, l’altro seguirà, in un modo o in un altro.

All’altra questione enorme, del capoluogo sfigurato e della sua presunta impronta vanvitelliana, neanche mettiamo bocca. I danni sono evidenti, definitivi ed arrecati da tempo. Il centro storico è ormai completamente deturpato da interventi speculativi e dozzinali. Tuttora ci sono cantieri per abbattimenti e rifacimenti di edifici nelle strade storiche, con volumi e forme tutt’altro che vanvitelliane. Per inciso, si è appena saputo che la via più antica della città, via San Carlo, subirà l’ennesimo abbattimento di un palazzo. Quello lesionato a seguito della demolizione dell’altro a cui aderiva e della cui vicenda abbiamo più volte scritto. Vengono riferite ragioni di sicurezza e dell’impossibilità pochissimo credibile di conservare lo stabile.  Con toni di rammarico che non incantano nessuno, perché laddove pretestuosamente si abbatte,  altrove si brinda per gli enormi nuovi palazzi che si potranno edificare.

L’dea più ovvia per la rigenerazione cittadina, quella di destinare a verde pubblico gli spazi del centro che in varia maniera dovessero risultare dagli abbattimenti inevitabili neanche li sfiora.

La periferia è completamente cementificata e si parla ancora di nuovi alloggi.

Il viale Calo III, l’asse viario principale e prospettico della Reggia, per quanto soggetto da decenni a vincolo paesaggistico è oggetto di aggressioni continue ed incontrastate. All’imbocco della città, nel campo destro della visuale, lo scheletro di cemento di un edificio in costruzione e da anni in stato di abbandono risorge oggi a nuova vita. Anziché ordinarne il definitivo abbattimento, se vincolo esiste, l’esercizio pubblico che si consente venga oggi aperto porterà nuovo traffico e parcheggio selvaggio aggiuntivo, in quei viali già terra di nessuno. L’unica residua speranza è nella rinnovata Soprintendenza se assumerà un ruolo attivo nella tutela culturale del territorio.

Ora, con tutto ciò, pare che frulli per la testa di voler concedere una surreale cittadinanza onoraria post mortem al Vanvitelli. Un ridicolo sbotto di vanità provinciale, per far parere la pulce elefante. Quasi che il sole, per brillare, abbia bisogno del lumino. Apertis verbis, l’inetta Caserta, con l’iniziativa della cittadinanza onoraria al Vanvitelli vuole dare più lustro a sé stessa che al sommo architetto sempre poco celebrato ed anzi offeso.

Se cosa utile si vuole fare, difatti, si indaghi il tradimento dei canoni che sono il suo lascito, della bellezza, della misura, della proporzione. E delle ragioni per le quali questa approssimativa città, malgrado l’esemplare paradigma vanvitelliano, è stata ridotta alla bruttura di oggi.

Nella foto, i lavori in corso al bel  palazzo storico di via Vico con la sua bellissima rosta. Farà la fine della locanda della posta di piazza Vanvitelli, che sembra ora una chiesa del culto del sole?