Il clan dei Casalesi e l’affare degli oli esausti. La Cassazione conferma le condanne. Carcere definitivo per…

5 Maggio 2024 - 12:30

Era un vero e proprio cartello criminale

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Per l’affare illecito degli oli esausti per conto del clan dei Casalesi la Seconda Sezione della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Giulio Nobis, figlio di Salvatore Scintilla, e Vincenzo Caterino, avverso la sentenza della Corte D’appello di Napoli, accusati, insieme ad Aldo Nobis, zio di Giulio, di concorrenza illecita ed estorsione.

Entrambi hanno incassato, nel settembre del 2023, dalla summenzionata Corte condanna ad otto anni di reclusione per Giulio Nobis (rispondeva di concorrenza illecita ed estorsione), e tre anni per Vincenzo Cantiello il quale, invece, rispondeva solo di concorrenza illecita.

L’inchiesta

Era un vero e proprio cartello criminale quello che il nipote Giulio e lo zio Aldo Nobis, fratello di Salvatore ‘scintilla’, elemento di spicco del clan dei Casalesi della fazione guidata da Michele Zagaria, volevano imporre nel ritiro degli oli esausti a diversi imprenditori.  

L’inchiesta della Dda  prese il via a seguito della  denuncia di un imprenditore, attivo nello stesso settore della raccolta degli oli esausti, che ha segnalato come diversi suoi clienti, almeno 140, fossero passati con la concorrenza nonostante un contratto in essere con lui. “Ho dovuto dare il contenitore da 50 litri ad Aldo (Nobis nda zio di Giulio finito anche lui in manette) pur di farlo andare via dalla mia pizzeria e stare tranquilla”, gli aveva detto un’imprenditrice. “Sono venuti e non potevo dire di no. Per non avere problemi ho dovuto dare a loro l’olio”, aveva riferito un altro esercente.

Insieme con i tre risulta indagato un imprenditore di 50 anni che per gli investigatori avrebbe assoldato Aldo Nobis per fare concorrenza alla vittima a “colpi” di minacce e non solo, ed estrometterlo così dal lucroso affare della raccolta e reimmissione sul mercato degli olii esausti rigenerati. Secondo quanto emerso dalla indagini, Aldo Nobis, dopo avere coinvolto anche esponenti di spicco del clan, insieme con il nipote Giulio, ha aggredito e picchiato a Casapesenna l’imprenditore rivale del suo committente che si era permesso di violare il divieto di esercitare la sua attività nei tre comuni del Casertano da sempre roccaforti del clan (Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano d’Aversa).