LE FOTO. CASERTA. Quando la pezza è peggio del buco. I nuovi cartelloni turistici sono sbagliati e dimenticano anche borghi e frazioni
5 Febbraio 2021 - 18:56
All’interno dell’articolo una serie di foto dei nuovi cartelli turistici. Ce n’è uno con l’inusuale nome di Real Belvedere di San Leucio e l’omissione del quartiere Trattoria. Ma non solo: la vecchia segnaletica di corso Trieste, che indica la Reggia a sinistra, mentre si trova sulla destra
CASERTA (p.m.) – Dopo il nostro primo e sintetico commento sulla farsa dei nuovi cartelloni turistici in città
Presentati con la grancassa della propaganda comunale, essi hanno innescato immediatamente la discussione cittadina. Alcuni, in buona o mala fede, si sono spinti ad elogiarne persino “forma e colori” – si è sentito decantare “… quell’elegante marrone…” – immaginando chissà quale originale sforzo creativo tutto casertano, quando essi rispondono, in realtà, al modello-tipo prestabilito dal codice della strada onde prevenire una altrimenti inevitabile anarchia segnaletica nell’Italia dei cento comuni. Altri hanno lamentato, con ultra-campanilismo, la esclusione del proprio quartiere dalle indicazioni stradali.
Noi li mettemmo subito in discussione perché zeppi di errori patenti – persino madornali, come quello di confondere i significati di chiesa e parrocchia – e di omissioni, ma soprattutto perché riconducibili ad una aperta manovra preelettorale nell’ambito del settore turistico, proprio uno dei più trascurati dalla giunta del ricandidatosi sindaco Carlo Marino.
In verità la faccenda è tanto semplice quanto inclemente. Un lavoro di mera cantoneria stradale, fatto male, anzi pessimamente, lo si è voluto spacciare per chissà quale improba realizzazione, merito di una sedicente ispirata amministrazione comunale. Fatto sta che le proteste per un tale improvvisato intervento sono state tali, che a palazzo Castropignano non hanno potuto far finta di niente come al solito e sono dovuti correre ai ripari, anche se nei limiti del possibile, pena la vanificazione della spesa sostenuta. Così, qualche segnale è stato corretto, qualche indicazione è stata aggiustata. Ma dei costi nulla è dato sapere. Come abbiamo già affermato nel nostro articolo precedente, ribadiamo che i maggiori importi per il rifacimento della segnaletica errata non possono gravare sulle casse pubbliche, ma vanno imputati ai responsabili a titolo di sciatteria bella e buona.
Come stanno ora le cose? Lo vediamo subito, ma prima sia consentita una premessa. A voler essere onesti, il capoluogo, tolti i gioielli borbonici e Casertavecchia (notando che quelli di pertinenza comunale sono in perenne e vergognoso abbandono, nonostante i fondi ingenti di cui hanno goduto nel tempo) non ha in sé attrazioni turistiche di un certo merito, ma solo alcuni edifici di rilievo eminentemente storico-identitario, peraltro tuttora depauperati. A causa di una duratura politica di speculazione edilizia senza freni, a Caserta non resta quasi più nulla da visitare. Che cosa potevano segnalare, dunque, i cartelli turistici? Sono stati scelti a tentoni qualche palazzo del centro e qualche chiesa e li si sono indicati in maniera del tutta opinabile e sovente con errori madornali.
Da qua in poi, uno sfacelo. Si è indicata la moderna chiesa del Buon Pastore, esempio sì di rara comunità spirituale e religiosa, ma architettonicamente modesta, e ci si è dimenticati della storica chiesa arcipretura di San Lorenzo in Casolla. Si sono indicati come borghi i quartieri storici di San Carlo e San Ferdinando di San Leucio, omettendo completamente quello Trattoria. Sviste rimediate in qualche modo dopo le sacrosante rimostranze. Si è incluso nella segnaletica il santuario di San Michele, che non può dirsi propriamente casertano. Si denomina Real Belvedere di San Leucio, operando una crasi non sappiamo quanto giustificata e quanto consapevole dei nomi storici, il Real Sito di San Leucio con il Regal Casino detto di Belvedere. La Casa del Fascio, conservata nel solo scheletro, è diventata palazzo del Fascio. Si è infilato, per riempire gli spazi della segnaletica, una villa Vitrone qua ed un palazzo Tescione lì e si è pensato di aver fatto, omettendo il bel palazzo Alois di via San Carlo o il complesso dei Salesiani, per dire. Clamoroso il caso del primo cartellone di piazza Amico lungo via Roma. Tutte le direzioni erano completamente errate. Sulla chiesa di S. Agostino, ora corretta in parrocchia S. Sebastiano abbiamo detto la volta scorsa. Della chiesetta di S. Elena, così strettamente legata alla vita del Vanvitelli, supponiamo si stata volutamente tralasciata per il pudore delle sue condizioni di degrado. Quanto alla difformità estrema dei caratteri tipografici delle iscrizioni, grandi, piccoli, mezzani, e dell’ortografia delle maiuscole e delle minuscole è inutile dire. Non ne parliamo della funzionalità. I cartelloni non hanno la necessaria frequenza e conseguenzialità, per cui quello di piazza della Prefettura, ad esempio, ti mena verso l’ufficio informazioni, ma poi non si sa dove andare trovandosi, nel procedere, davanti a tre possibili direzioni e nessun’altra indicazione. Lascia interdetti, poi, il cartellone che difronte all’ufficio informazioni di piazzetta Gramsci indica di andare a sinistra per trovare quello stesso che è là davanti. In questo clima di totale approssimazione, figurarsi poi se si è pensato a razionalizzare la segnaletica tutta, la vecchia con la nuova. Ne risulta un caos di indicazioni, che fa capire, però, a qualunque turista dove sia capitato. Sempre in piazzetta Gramsci, una freccia indicatrice continua a dire ostinatamente Reggia a sinistra, mentre la mole di questa suggerisce che è a destra del passante. E sempre in piazza Amico, la vecchia segnaletica sgangherata che indica il palazzo reale continua a fare compagnia alla nuova. Mah, forse per separarle si attende una pronuncia di un giudice; non si sa mai.
Questo che abbiamo appena raccontato è forse poca cosa rispetto ai problemi veri della città ed ai soldi ben maggiori che sperpera, ma dice moltissimo sulla politica che la regge.
Qui, una serie di foto dei nuovi cartelli turistici. Il primo con l’inusuale nome di Real Belvedere di San Leucio e l’omissione del quartiere Trattoria. Il terzo, che indica a sinistra per l’ufficio informazioni, che è invece a poche decine di metri avanti. In primo piano, il chiosco dell’infopoint di piazzetta Gramsci e, sullo sfondo, la segnaletica che indica a sinistra quello ubicato al comune, a confondere il visitatore. Nella foto successiva, la vecchia segnaletica di corso Trieste, che indica la Reggia a sinistra, mentre si trova sulla destra. Ovviamente, le immancabili macchine in divieto di sosta.