CASERTA Cittadini del capoluogo tartassati: in migliaia hanno perso lo sgravio Tari del 30% perché il Comune e Publiservizi “se ne fottono” del popolo

15 Marzo 2022 - 18:21

La disciplina scaturita dal regolamento Tari, approvato dal consiglio comunale a fine giugno, avrebbe dovuto essere comunicata per lettera ad ognuno dei beneficiari. E invece, nessuno o quasi nessuno sapeva nulla del termine temporale del 28 febbraio. Ora urge una proroga. Lo diciamo in difesa dei diritti dei casertani che però neanche se lo meriterebbero perché amano essere trattati in questo modo altrimenti cambierebbero le cose nel segreto dell’urna
CASERTA (g.g.) Si fa un gran parlare in questi giorni delle vicenda relativa ai termini scaduti per accedere o per confermare il proprio status di contribuenti beneficiari di uno sgravio sulla tassa comunale sui rifiuti, o Tari che dir si voglia. Scriviamo questo articolo, anticipandovi subito che, non avendo reperito ancora il testo integrale della delibera di giunta che ha poi trovato riscontro nell’approvazione del consiglio comunale, non ci addentreremo nei discorsi relativi all’entità, alle cifre di questi sgravi, alla loro relazione funzionale con la variabile del numero di componenti di un nucleo familiare (lo sgravio si applica soprattutto a chi fa famiglia da solo), con la soluzione scelta di tipo monominiale (importo calcolato solo sulle superfici fisiche della casa) o binominiale (importo frutto di un mix tra le dimensioni fisiche dell’appartamento e il numero delle persone che lo abitano). Insomma non ci addentreremo in queste classificazioni che poi non sono altro che la risultante della riforma, intervenuta a livello nazionale, a fine dicembre del 2013 e andata in vigore il primo gennaio 2014 quando le norme relative alla identificazione e alla modulazione degli sgravi furono messe nero su bianco all’interno della legge di bilancio relativa all’anno 2014.
Ci limiteremo, dunque, a trattare solo la questione, che poi è quella fondamentale in questa vicenda, del termine temporale. Nel brandello della delibera di giunta datata 18 giugno 2021, quella per intenderci pre elettorale in cui Carlo Marino strombazzò ai quattro venti quella che lui definiva insieme all’assessore al bilancio Gerardina Martino, una riduzione del 7% della Tari, compare la citazione dell’articolo 13 riguardante la disciplina degli esercizi commerciali o dei siti di produzione di beni e servizi e e dell’articolo 14, relativa invece alle abitazioni di residenza, la data del 28 febbraio, che c’è’ e si vede anche bene. Nel senso che appare abbastanza chiaro che quel regolamento avrebbe previsto, di li a pochi giorni, di lì al momento in cui sarebbe stato approvato dal consiglio comunale, che la richiesta di accesso agli sgravi si sarebbe dovuta reiterare ogni anno, entro e non oltre la data del 28 febbraio. Dunque, ricorrendo all’esempio della situazione più ricorrente, tutti i propriretari di un’abitazione con superficie di 40 metri quadrati, residenti da soli al suo interno e quindi beneficiari di uno sgravio del 30% sulla cartella Tari, devono, entro e non oltre il 28 febbraio di ogni anno, presentare la domanda per essere inseriti nell’elenco dei beneficiari, previa la presentazione della documentazione apposita.
Il Comune di Caserta, naturalmente, si limitò ad inviare un comunicato stampa in cui l’unica notizia precisa, corredata da una cifra era quella propagandistica e, per l’appunto, preelettorale, dell’abbattimento complessivo del 7% sul calcolo degli importi Tari.
Il resto del comunicato era un ammasso abbastanza informe di concetti sommariamente enunciati dall’assessore Gerardina Martino, dentro i quali c’erano anche generiche affermazioni riguardanti non  meglio precisate conferme degli sgravi già applicati negli anni precedenti. Insomma, non si capiva un tubo e l’unica cosa importante che bisognava scrivere era ovviamente assente. Nessun cenno, infatti (il comunicato ce lo siamo andati a rileggere), alla questione del termine ed alla nuova disciplina del regolamento che attestava in capo ai cittadini-contribuenti ed incardinava l’onere di un’iniziativa di presentazione formale di istanza, per giunta da ripetere anno per anno.
Non ne parliamo poi neppure di quelli della Pubbliservizi i quali sono efficienti solo quando devono incassare i soldi. Una concessionaria che lavora in maniera appena passabile avrebbe dovuto scrivere una lettera a tutti i beneficiari degli sgravi Tari. L’avrebbe dovuto fare entro ottobre, massimo novembre 2021, avvertendo i contribuenti che il regolamento aveva reso più rigorosa, ribadendo in modo che se lo ficcassero bene in testa la citazione della data del 28 febbraio 2022. E invece da allora ad oggi, il Comune, Carlo Marino, l’assessore Gerardina Martino, incassata la vittoria elettorale e incassato soprattutto l’aumento delle loro indennità, arrivato a un livello vergognosamente vertiginoso in questo tempo di pesante crisi economica, se ne sono letteralmente sbattuti, oppure scrivendolo un po’ più leggiadramente se ne sono disinteressati.
Risultato: a fine febbraio solo una piccolissima percentuale delle migliaia di casertani beneficiari dello sgravio Tari sapevano dell’obbligo di ripresentazione della domanda per ottenerlo. E quei pochi che lo hanno saputo, magari 10 giorni prima della scadenza del termine, sono andati nella sede di Publiservizi e, in forza delle norme anti Covid, hanno guadagnato un bell’appuntamento fissato a 30 o a 40 giorni di distanza, cioè ampiamente dopo la scandenza del 28 febbraio.
Conseguenza: le migliaia e migliaia di casertani di cui sopra hanno perso il beneficio e vedranno dunque aumentare l’importo della cartella Tari del 30% rispetto all’anno scorso. Ora, siccome si tratta di un problema riguardante, ripetiamo, migliaia e migliaia di cittadini, siccome la situazione economica è totalmente disastrosa e letteralmente traumatizzata dall’uno due covid-guerra, sarebbe ii minimo per chi ancora una volta è colpevole di aver mostrato per l’ennesima volta un totale disinteresse nei confronti dei problemi della vita reale dei cittadini provvedere ad un’adeguata proroga, magari fino al 31 maggio e soprattutto ad una passabile campagna di informazione chiedendo ai signorini e alle signorine di Publiservizi di spedire quella lettera di avviso che, al contrario non sarebbe mancata, né nella “poco libera” Repubblica della Birmania, né nel Nepal dove le case sono con vista Everest.
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