CASERTA. Ecco perché Carlo Marino e Franco Biondi dovrebbero essere giudicati dalla Corte dei Conti per 2 milioni 650mila euro, soldi già spesi per il biodigestore di contrada Ponteselice

4 Maggio 2022 - 18:14

La Regione ha revocato, come è noto, lo scorso 20 aprile, il finanziamento di 27 milioni e passa, ma ha tenuto in vita il progetto con delle prescrizioni e dei termini temporali molto severi. Meglio essere prudenti perché le due istituzioni, quella di De Luca e Bonavitacola da una parte e dei citati Marino e Biondi dall’altra, sono costantemente a rischio “cofecchie”

 

 

CASERTA (p.m.-g.g.) – Se capiamo bene (il dubitativo è d’obbligo, per come si sono ingarbugliate le cose e come sanno coloro che hanno, anche superficialmente, seguito la vicenda), il proposito del biodigestore a Caserta dovrebbe essere arrivato alla ghigliottina. Almeno stando alla nota ultimativa dello scorso 28 aprile (pubblicata in calce), con cui lo Staff Tecnico Amministrativo Valutazioni Ambientali della Regione Campania ha informato il Comune di Caserta che qualora intendesse proseguire l’attivato procedimento di verifica di assoggettabilità a VIA del progetto, la documentazione a riscontro della propria richiesta di integrazioni, in pratica, in riscontro a tutti i rilievi sulle inadempienze procedurali e documentali, ben 61, messi nero su bianco nella lettera che la stessa Regione ha scritto al Comune capoluogo lo scorso 25 febbraio, dovrà pervenire all’ufficio Via della Regione entro e non oltre l’11 maggio, cioè entro e non oltre mercoledì prossimo.

La comunicazione, giunta negli uffici del comune capoluogo il 28 aprile, fa seguito al decreto del dirigente del dipartimento Rifiuti della stessa Regione, datato 20 aprile e seguito, a 24 ore di distanza, da una lettera che a sua volta il Comune ha spedito a Napoli allo scopo di comprendere quale sarebbe stato il destino della procedura di Valutazione dell’impatto ambientale alla luce della revoca del finanziamento. Dunque, il 28 aprile la Regione chiarisce immediatamente un fatto fondamentale relativamente alla procedura Via: “…Nel caso codesto Comune non facesse pervenire la documentazione a riscontro della richiesta entro il termine stabilito, l’istanza si intenderà respinta e la stessa sarà archiviata, senza preavviso e senza possibilità di recesso. In tal caso lo scrivente Staff trasmetterà a codesto Comune la sola comunicazione di avvenuta archiviazione dell’istanza”.

A meno di un miracolo, il Comune non riuscirà a rispettare i tempi. Questa è un’affermazione fondata sulla logica e su un dato di neutralità di ogni parte coinvolta in questa triste vicenda della mala amministrazione casertana. In poche parole, se ognuno, cioè la Regione da un lato e il Comune dall’altro, avessero sviluppato le loro rispettive posizioni, formalizzate attraverso gli atti da noi citati, non ci sarebbe nessuna speranza di tenere in piedi il progetto visto e considerato che dal 28 aprile all’11 maggio passa un intervallo di 12 o 13 giorni. Tempo difficilmente sufficiente ad affrontare e risolvere tutti i 61 rilievi posti dalla Regione.

Ma siccome, cantavano un tempo i Matia Bazar, qui “c’è tutto un mondo intorno”, cioè una serie di atti, di contatti, di relazioni informali, e fin qui ci possiamo anche stare, ma pure improprie, visto che si ha la sensazione che gli uomini di De Luca da un lato cercheranno di dare una mano ancora una volta a Carlo Marino, conviene aspettare il giorno 11 maggio per capire come andranno le cose e per capire soprattutto se gli uffici dell’ineffabile dirigente Franco Biondi si siano trasformati in una sorta di terapia intensiva dell’emergenza amministrativa in grado di correggere tutti i marchiani errori, compiuti fino ad oggi, nell’istruzione della procedure riguardante il biodigestore di Ponteselice.

Perché qui la posta in gioco è molto alta e con i soldi Carlo Marino e Franco Biondi fanno gli americani quando non appartengono alla propria tasca, mentre quando si paventa il pericolo, a nostro avviso fondatissimo, della contestazione di un danno erariale, allora riteniamo che le linee telefoniche tra il dipartimento della Regione che si occupa dei rifiuti e il Comune di Caserta siano state caldissime.

Una significativa ed autorevole scuola di pensiero ritiene che il danno erariale si sia già consumato in quanto sarebbe possibile, in sede giudiziaria, individuarne la causa nella revoca del finanziamento.

Quando parliamo di danno erariale ci riferiamo ai 2 milioni 649mila 999 euro che il Comune di Caserta ha già incassato come acconto di un finanziamento di circa 27 milioni. Soldi già spesi per la progettazione e altre “cosettine” laterali e parallele. A nostro avviso, dunque, ci sarebbero già le condizioni per attivare una procedura e se qualcuno dovesse presentare un esposto alla sezione campana della Procura presso la Corte dei Conti, rimaniamo abbastanza convinti sul fatto che l’istruttoria, l’indagine prenderà il via immediatamente, con la seria possibilità che Carlo Marino, Biondi e qualcun altro di qui a qualche anno dovranno restituirli di tasca propria questi soldi.

A questa impostazione non sono rassegnati il sindaco di Caserta e il suo proconsole visto e considerato che la decisione della Regione Campania di mantenere in vita con un polmone artificiale il progetto di località Ponteselice, attraverso una non meglio nonché eventualissima e complicatissima adesione di questo progetto ai finanziamenti europei alle annualità 2023-2027, appare più orientata a concedere qualche giorno in modo tale da consentire al Comune di colmare le enormi lacune, da esso accumulate durante l’istruttoria, che ad una effettiva relazione con la relazione, con una probabilità fondata di acquisire in futuro un nuovo finanziamento.

Un po’ profanamente ci chiediamo e chiediamo alla giurisprudenza della Corte dei Conti: ma se  il polmone artificiale dovesse fare il miracolo ed entro il prossimo 11 maggio Marino e Biondi riuscissero a fare in 12 giorni quello che non sono riusciti a fare in due anni, l’esistenza in vita del progetto dell’impianto di compostaggio in contrada Ponteselice, ovviamente corredato da questa prospettiva tutt’altro che chiara, anzi molto nebulosa, di arrivare ad un nuovo finanziamento, sarà sufficiente per tenere congelati quei due milioni e quasi 700mila euro in modo tale che questi non integrino il danno erariale per dolo o per colpa? Ripetiamo, secondo noi il danno già c’è nel momento in cui lo scorso 20 aprile con il decreto che pubblichiamo in calce a questo articolo, la Regione ha revocato un finanziamento già erogato e già in parte speso. Però, il fatto che stiano tentando di confondere un po’ le tracce, di imbrogliare un po’ le acque, è del tutto evidente.

Attenzione, non è finita qui: il sindaco Carlo Marino, durante la campagna elettorale –  e non gli ripubblichiamo i video per carità di patria – ha detto forte e chiaro che il biodigestore della città di Caserta non sarebbe stato costruito in contrada Ponteselice, cioè a 200 metri in linea d’aria dalla Reggia vanvitelliana. Una totale marcia indietro, finalizzata a non perdere voti nel popolosissimo rione Acquaviva, contiguo all’area designata. Se mezza possibilità c’è di neutralizzare una procedura di contestazione di danno erariale, questa risiede nella conferma formale del progetto di contrada Ponteselice. Un dato che si configura in tutta evidenza. Non ci vuole un ingegnere ambientale, un geologo di grido, un luminare del diritto ambientale per affermare che il progetto per il quale l’Università “Luigi Vanvitelli” ottenne incarico, non può essere assolutamente riciclato e, ammesso e non concesso, che possa invece essere utilizzato, senza modifiche e senza integrazioni di qui a qualche anno, questo esisterà in vita in quanto esisterà in vita la scelta inderogabile della localizzazione di contrada Ponteselice. Poi, se qualcuno vuole mettersi a contestare il fatto che una progettazione di questo livello, di queste dimensioni, costituita da centinaia e centinaia di variabili, di valori matematici, di valutazioni geologiche, morfologiche, ecc. tarate esattamente sulla geologia, sulla morfologia e sull’adattamento dell’area di Ponteselice all’insediamento del biodigestore, accomodatevi pure perché se è vero che non è materia nostra, è anche vero che noi, sapendo leggere e scrivere, impariamo presto. Insomma, Carlo Marino è condannato a tenere in vita il progetto di Ponteselice, anche per finta. Una finta in qualche modo aiutata da questi giorni che la Regione gli sta concedendo e che comunque bisognerà valutare in relazione ad un altro termine stabilito, come atto dovuto, obbligatorio, dalla Regione nella comunicazione del 28 aprile: i trenta giorni, che scadrebbero, dunque, il 20 maggio, o il 19 maggio se la decorrenza comprendesse anche la data del 20 aprile. Un bagno di sangue che dovrebbe necessariamente trovare riscontro nel riconoscimento da parte del consiglio comunale, di un Debito fuori bilancio ad altissimo coefficiente di rischio che esporrebbe tutti i consiglieri che lo dovessero votare al rischio di affiancare Marino e Biondi quali imputati al cospetto dei giudici della Corte dei Conti.

 

clikka qui sotto per leggere il decreto

DECRETO_DIRIGENZIALE_DIP70_5_N_21_DEL_20_04_2022 (2) (1)

clikka qui sotto per leggere la comunicazione della Regione del 28 aprile

2022_04_28_prot_224219_riscontro_chiarimenti