CASERTA IMPUNITA. Nerone era una verginella rispetto a questi qua. Leggete cosa hanno fatto approvare dal consiglio Carlo Marino, l’eccentrico Pica e Girolamo Santonastaso

13 Settembre 2020 - 14:01

Chi pensava di doversi fermare al commento di una storica approvazione del bilancio di Previsione 2020 contro il parere dei Revisori dei conti si è dovuto ricredere perché hanno approvato il bilancio senza il parere (OBBLIGATORIO) dell’organo di controllo. ECCO COME

CASERTA (g.g.) – Siccome sono anni che il comune di Caserta vìola ogni regola relativa alla gestione e alla tenuta dei suoi conti, anche noi abbiamo dovuto cambiare leggermente l’approccio della nostra narrazione che non può non tener conto di quel sostanziale ed ormai evidentissimo elemento di impunità che ha finito per creare una sorta di “legge di fatto” la quale ha sostituito, qui da noi, quella che avrebbe dovuto essere la “legge vigente”, violata un giorno sì e l’altro pure con disinvoltura, senza che nulla sia contestato in forma seria e sostanziosa, al di là di qualche sortita della corte dei Conti o della sezione dedicata agli enti locali del ministero degli Interni che non ha mai poi prodotto conseguenze eque nei confronti di chi sostanzialmente trucca i conti della città.

Abbiamo dovuto modificare la nostra narrazione dato che è piuttosto faticoso indossare ogni volta la maschera dei cattivi, con il risultato di far divenire la durezza di un’invettiva indirizzata ai “facili costumi” che regolano il governo della città capoluogo, una pratica giornaliera e dunque destinata a diventare, giocoforza, rituale, stereotipata, con conseguente perdita di ogni sua efficacia divulgativa. Per cui, niente maschera cattiva ma costante manifestazione di una coscienza che basti a se stessa e che da tempo ha smesso di pensare che le cose qui, dalle nostre parti, possano realmente cambiare nel giro del prossimo secolo, secolo e mezzo. Scrivere, dunque, senza nulla a pretendere. Però, scrivere sempre. senza gettare la spugna. Scrivere non accettando l’idea dell’ineluttabile, del “tanto non cambia mai nulla”, del “tanto i furbi vincono sempre sugli onesti” e via discorrendo.

Calmi, composti, serafici, senza sprecare energie nervose. Saremo anche, parafrasando il noto proverbio, un pappice scemo, ma fortunatamente ci siamo costruiti la libertà di essere scemi in questa terra, dove si è tali se si difende il principio che la vita sociale e comunitaria è bella se è fondata realmente su leggi che tutti devono osservare, in modo che la propria sacrosanta libertà individuale non eroda quella altrui.

E allora, da qualche settimana abbiamo finito di raccontare quell’autentica cloaca in cui è affondata tutta la procedura di approvazione del conto Consuntivo 2019 del comune di Caserta, incredibilmente fatto passare da consiglieri comunali sempre meno impauriti dall’affermazione evidente dell’impunità, nonostante il voto contrario del presidente dei Revisori, Giuseppe Fattopace, compensato da quello favorevole degli altri due componenti del collegio di controllo, tra cui uno abitualmente presente ad ogni evento mondano o pseudo-tale organizzato nelle sere d’estate dall’amministrazione comunale.

Chiusa questa pagina, che in un Paese normale dovrebbe riaprirsi con la convocazione presso la Procura della corte di Conti del presidente Fattopace, ne apriamo un’altra, che, peraltro, galleggia nella stessa sostanza biologica in cui ha galleggiato il conto consuntivo. Stiamo parlando del bilancio di Previsione che Carlo Marino, il quale ha capito che nessuno gli fa nulla anche se presentasse il documento economico finanziario del comune scritto con un pennino intinto dove ben potete immaginare data la premessa appena fatta, sulla carta igienica, ha voluto far votare a tutti i costi, venerdì scorso, al consiglio comunale, prima delle elezioni del 20 e 21 settembre un bilancio di Previsione che, oltre al gravissimo e a questo punto reiterato parere negativo del presidente dell’organo di controllo, Fattopace, ha ricevuto l’okay da parte degli altri due revisori “governativi”, i quali, questa volta, però, non se la sono sentita di rischiare l’osso del collo e il via libera l’hanno dato “con riserva“, collegandolo al rispetto da parte del comune di una condizione fondamentale legata alla decisione di non inserire nel bilancio di previsione il gravame rappresentato dall’anticipazione di cassa. Finanche i due revisori salernitani che fino ad oggi si sono letteralmente schiacciati sulle posizioni della maggioranza hanno detto che solo in caso di richiesta formale, da parte del comune, alla corte dei Conti e al ministero degli Interni sulla bontà e sull’applicabilità della decisione della non contabilizzazione dell’anticipazione di cassa, il parere sarebbe stato pienamente favorevole.

Quel simpatico uomo di Federico Pica, assessore al Bilancio, ha in questi giorni detto che la linea della corte Costituzionale rende l’altro bilancio della discordia, quello Consuntivo, tecnicamente illegale (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO PUNTO DI VISTA SULLA VICENDA

) è, secondo lui, secondo, dunque, il signor Pica, errata. Dunque, siccome in questo circo equestre non ci dobbiamo far mancare proprio nulla, possiamo affermare che a Caserta sfoggiamo un grande giureconsulto che al confronto i giudici costituzionali sono dei nani.

E allora, con questo popò di assessore, figuriamoci se l’amministrazione comunale, se il sindaco Marino, se l’alta professionalità Girolamo Santonastaso si abbassavano per chiedere cosa ne pensassero sulla decisione dell’anticipazione di cassa, il massimo tribunale dell’ordinamento nazionale in tema di gestione del danaro pubblico e, da un punto di vista amministrativo, cosa ne pensasse la sezione apposita del ministero degli Interni.

Per cui, il bilancio di Previsione è arrivato in consiglio con il parere negativo esplicito del presidente dei revisori Fattopace, e quello diventato di fatto negativo degli altri due revisori. In poche parole, per la prima volta nella storia del comune di Caserta è stato votato un bilancio di Previsione che l’organo di controllo ritiene illegale e irregolare.

E fin qui, siamo ancora dentro ad una situazione di cui il sindaco di Caserta e i suoi sodali alzano continuamente l’asticella del disdoro e del disonore della loro gestione avendo ormai compreso che nulla gli succederà anche se, una mattina, per trastullarsi un po’, si mettessero a sparare ai passanti mandando in scena una versione noir di Amici Miei.

Ma la via della perdizione non ha, nella maggior parte dei casi, un limite oltre il quale non si procede. La perdizione, per definizione, cerca nuove esperienze, non ritenendo che l’ultima vissuta abbia rappresentato il massimo del limite umano.

Durante il consiglio comunale di venerdì, l’amministrazione e il consigliere comunale di maggioranza, il super mariniano Andrea Boccagna, hanno presentato due emendamenti. Passi per il mezzo mistero della data che sarebbe quella del 5 settembre, mentre agli atti risulterebbe il giorno prima, il 4. Questione non da poco perché investe il problema dell’ammissibilità dell’emendamento. Però, facciamo anche finta che questo non è un tema e che, figuriamoci, con tutto ciò che combinano non potrà essere certo il rispetto di un termine temporale un ostacolo alla validazione dell’emendamento-Boccagna. Ma se la legge stabilisce un termine è perché vuol crearsi il tempo sufficiente affinché gli emendamenti che aspirano a diventare parte integrante formalmente assorbita del bilancio siano a loro volta esaminati dal collegio dei Revisori dei conti, il quale, dovrà, ripetiamo, dovrà emettere un parere esattamente come l’ha emesso sulla struttura generale del bilancio così come questo gli è stato trasmesso all’indomani dell’approvazione da parte della giunta.

Perché se non fosse così, io sindaco, potrei approvare un bilancio in giunta, farmelo approvare dai Revisori e poi stravolgerlo completamente a colpi di emendamenti, che appartenendo forse al bilancio del comune di Bolzano e non quelli del comune di Caserta, non devono essere sottoposti al vaglio dell’organo di controllo.

Sì, perché questi qua, venerdì, lo hanno fatto sul serio. Nonostante le contestazioni di qualche consigliere, tipo Antonio Ciontoli. Il segretario generale Massi, collegandosi a non meglio precisate norme regolamentari, ha in pratica demolito tutta la legislazione del testo unico in merito alla fondamentale, cardinale, funzione dell’approvazione degli strumenti che programmano l’attività di governo. Gli emendamenti non sono stati neppure votati. Li hanno incubati direttamente nel Bilancio così come questo era uscito dalla giunta, con successiva bocciatura dei Revisori e hanno sottoposto l’intero documento, emendamenti compresi, al consiglio.

Ebbene, questo abominio è stato approvato con 15 voti favorevoli che, nonostante il sorprendente sostegno arrivato dal forzista Massimiliano Marzo, rappresenta sempre un’espressione risicata del margine di maggioranza, comunque garantita dall’assenza dei soliti noti Enzo Bove, Nicola Garofalo, che stavolta il centrodestra deve fare in modo di non candidare, regalando entrambi a Carlo Marino, dato che con il sindaco attuale già da tempo hanno stipulato una solidissima intesa.

Quindi, concludendo, avete letto bene? Non si sono accontentati di votare un bilancio in difformità con il parere dei Revisori il quale, va detto, non è vincolante, ma l’hanno votato inserendovi due emendamenti non sottoposti al voto specifico del consiglio e su i quali non c’è stato alcun parere dei revisori, che li hanno potuti visionare, non a caso, solo dopo il 10 settembre, nonostante fossero stati presentati diversi giorni prima. Per cui, questo bilancio sfiora le manette perché passa da una comunque legale, quand’anche storica, approvazione del consiglio in difformità al parere non vincolante dei revisori, all’approvazione di un bilancio in assenza del parere dell’organo di controllo che per legge non è vincolante ma assolutamente obbligatorio.

Ci siamo impegnati all’inizio di questo articolo a non impegnarci in inutili considerazioni. Perché se sta succedendo questo è solo perché la gente che governa (si fa per dire) ha ben ragione, per i fatti successi, pardon, non successi, di potersi permettere tutto. Dai 3 anni e passa di proroga ad Ecocar, alla fresca proroga a Publiservizi, alle porcate realizzate con le imprese titolari dei servizi di stoccaggio dei rifiuti umidi, fino alla degenerazione registratasi in questa seduta del consiglio comunale che finanche lo storico Svetonio, Caddy Nerone raccontò peste e corna , anche aldilà, forse, di una  riproduzione Fedele della realtà , avrebbe fatto fatica a riportare.