CASERTA. Indagine (l’ennesima) di procura e carabinieri sul mondo Ecocar. Nel mirino le proroghe ma non solo. CasertaCe guarda come chi la sa lunga

7 Febbraio 2021 - 18:41

D’altronde, nessuno è riuscito ancora a spiegare come sia stato possibile che il consorzio Ecocar, unico ad avere il titolo di sfruttare gli effetti, anche quelli tossici delle proroghe, dalla gara vinta ad ottobre del 2012, possa essere formalmente scomparso in una determina di Franco Biondi e sostituito dalla ecocar srl che è un’altra azienda, con altri organismi, con un’altra visura, con un’altra partita Iva

 

CASERTA(g.g.) Dal 2013 in poi, anno in cui è partito il contratto con l’allora Ati Caserta Ambiente, formata dal Consorzio Ecocar, dalla Ipi srl e dalla ditta individuale Alba Paciello, più indagini dell’autorità giudiziaria hanno riguardato il rapporto tra il comune capoluogo e quello che potremo definire il

mondo Ecocar” che così definiamo per comodità espositiva più che per enfasi retorica, visto e considerato che è letteralmente impossibile stare appresso ai giochi di prestigio dell’azienda della famiglia roman-laziale dei Deodati.

Da allora ad oggi sono trascorsi esattamente 8 anni. Anzi, 8 anni e 4 mesi, visto che nel febbraio 2013 l’Ati Caserta Ambiente cominciò ad operare, ma la prima aggiudicazione della gara risaliva all’ottobre 2012.

Su quell’appalto, tanto fu detto e tanto fu scritto soprattutto da noi. Un altro operatore del settore, Falzarano di Airola, parlò agli inquirenti di un incontro avuto, nei mesi estivi del 2012, cioè prima dell’aggiudicazione, lontano da occhi indiscreti, in quel di Pozzuoli, con l’allora dirigente del settore Ecologia Carmine Sorbo, che gli avrebbe chiesto una super mazzetta per aggiudicargli la gara. Falzarano dichiarò di non aver accettato e la gara se l’aggiudicò l’Ati capitanata dal consorzio Ecocar.

Quell’indagine che aveva un connotato di serietà e di gravità che più volte sottolineammo e che contribuimmo ad innescare con alcuni articoli in cui avevamo fatto cenno, nello stesso periodo in cui avvenne, a questo incontro di Pozzuoli, finì in un binario morto.

Successivamente, in almeno 6 o 7 occasioni, i carabinieri di Caserta, la Guardia di Finanza hanno acquisito, nel palazzo comunale, tanti documenti, adempiendo a diverse deleghe fornite loro dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.

In nessuno di quei casi, le indagini sono decollate e tutto il mondo Ecocar che a Caserta aveva una delle sue punte di diamante in Giuseppe Zampella, meglio noto come Peppe la porchetta, punto di riferimento dell’azienda e anche della politica come grande mediatore e grande burattinaio in grado di tener buona l’umanità composita e spesso, diciamo così, stravagante che popolava l’area degli operatori ecologici, si consolidò addirittura, continuando ad aprire voragini debitorie nei conti del comune per effetto di un personale ipertrofico, soprattutto nel settore dei cosiddetti quadri e degli impiegati, all’interno dei quali c’erano e in parte ci sono ancora, personaggi significativi a partire dall’allora vicesindaco di Caserta Enzo Ferraro, ma anche il già citato Giuseppe Zampella, il quale dovrebbe essere andato in pensione da un pezzo ma a quanto ci risulta, almeno fino a qualche mese fa, non c’era andato ancora e continua ad incassare uno stipendio di migliaia e migliaia di euro, grazie ad un livello professionale che di solito è garantito ai laureati.

Noi di CasertaCe siamo stati sempre dall’altra parte della barricata. Senza se e senza ma. Voce solitaria, che si è abbracciata anche in questo caso la croce di querele assortite tra cui una addirittura relativa ad una presunta violazione della privacy, allorquando, per cercare, inutilmente di dare una sveglia ai casertani, pubblicammo l’elenco degli stipendi, incredibilmente alti, così come risultavano dai documenti Inps.

Ora, l’autorità giudiziaria è tornata ad indagare sul mondo Ecocar. Al riguardo, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta per incrociare il possibile filone investigativo. D’altronde negli ultimi due anni avremo scritto almeno una cinquantina di articoli iper circonstanziati, in cui abbiamo scoperto, ad esempio, un fatto più unico che raro, e, a nostro avviso, senza alcun precedente e senza alcuna similitudine nel resto dei quasi 8mila comuni d’Italia.

E non stiamo parlando dei quasi 3 anni di proroghe che pur hanno stabilito una sorta di record, allungando in pratica un contratto di 5 anni ad 8 anni suonati e precisamente, fino al momento in cui un’altra gara, più piccola ed estesa per un solo anno, ha rigarantito ad Ecocar, pardon, al mondo Ecocar, un appalto ormai infeudato nelle casate Zampella-Vallarelli.

Ripetiamo, fossero solamente le proroghe lunghe tre anni! Il signor Franco Biondi, che a nostro avviso è andato anche al di la del livello di sfrontatezza espresso dal suo predecessore Carmine Sorbo, ha deciso infatti, a un certo punto, con una determina che abbiamo pubblicato a suo tempo nella sua versione integrale, che la proroga non toccasse più al consorzio Ecocar, unico erede legittimo di quella gara d’appalto, che aveva visto poi negli anni la dipartita, per interdittiva antimafia, degli altri due soggetti imprenditoriali dell’Ati, cioè Ipi srl e Alba Paciello, bensì Ecocar srl che è un’azienda formalmente, giuridicamente, indiscutibilmente diversa dal consorzio Ecocar.

Due partite Iva differenti, due visure che definiscono un’identità giuridico aziendale, l’una distinta dall’altra. Eppure, il signor Biondi si è svegliato una mattina e con un colpo di mano ha detto che Ecocar srl poteva diventare titolare di una proroga di un contratto che non aveva mai firmato, visto che l’azienda capofila era il consorzio Ecocar, guidato dalla famosa donna ucraina di cui più volte ci siamo occupati.

E così, il “mondo Ecocar” è rimasto a galla, nonostante  che anche questa sigla aziendale fosse stata colpita da un’interdittiva antimafia, per effetto di un’inchiesta nata in Sicilia e per la quale Antonio Deodati, il vero leader, ha patteggiato una pena e per la quale, fino a qualche mese fa, l’altro Deodati, cioè Francesco, che è presente a Caserta in corpo e spirito anche nel tempo presente, doveva affrontare un processo. Un’interdittiva i cui effetti sono stati mitigati ma sostanzialmente neutralizzati da una legge di riforma di questo istituto che in pratica consente alle aziende colpite da questi provvedimenti amministrativi di continuare ad operare sotto l’egida dei tribunali.

I primi articoli su questo argomento, risalgono a circa un anno e mezzo fa. Ritenevamo che siccome non si trattava di materia opinabile perchè un diritto in capo ad un’azienda che si aggiudicata una gara d’appalto, non può passare ad un’altra azienda, peralto in regime di proroga (roba da programma di diritto di terza ragioneria), ritenevamo che la strada per un accertamento della verità giudiziaria fosse più agevole rispetto al passato e che dunque l’esito di una eventuale indagine potesse essere differente da quelle che l’avevano preceduta.

Vedremo, a questo punto, cosa succederà. In campo nello svolgimento della funzione di polizia giudiziaria, ci sono i carabinieri di Caserta. 

Noi, unici artefici, unica voce che ha denunciato negli anni il malaffare di questa terra negletta, noi che abbiamo sofferto e soffriamo le pene dell’inferno per fronteggiare querele ed intimidazioni assortite, ma che non abbiamo mai ceduto e non abbiamo certo intenzione di flettere ora, noi, che su Ecocar, pardon, sul mondo Ecocar, ma non solo, ne sappiamo una più del diavolo, assistiamo con attenzione a questa fase. Con un’attenzione densa, come densa può essere quella di chi, sugli argomenti indagati, possiede, essendosela conquistata con il sangue, il sudore e la fatica, una cognizione di causa che nessuno può vantare.