CASERTA. Insieme al Biodigestore da 40 mila tonnellate di rifiuti anche un centro congressi al gusto di monnezza. Marino chiede altri 16 milioni alla Regione

29 Giugno 2020 - 18:15

La giunta comunale di Caserta ha approvato il progetto definitivo per l’impianto di biodigestione da 40 mila tonnellate di rifiuti l’anno. Questa ulteriore somma è dovuta ad opera di mitigazione ambientale, dopo mesi in cui la questione è stata sempre sottovalutata

CASERTA – Tutta la giunta comunale di Caserta, compresa la new entry Adele Vairo, che a breve dovrebbe lasciare l’incarico da dirigente dell’Istituto Manzoni, e ad esclusione dell’assessore Federico Pica, ha approvato il progetto definitivo per l’impianto di biodigestione da 40 mila tonnellate di rifiuti l’anno che, dopo aver rischiato di finire in una cava abbandonata a rischio frana

, è stato confermato nella zona di Ponteselice, dietro la stazione di Caserta. Una delibera di 11 pagine per la citata approvazione del citato biodigestore, finanziato attraverso dei fondi della regione Campania che costerà circa di 26 milioni di euro, ma forse anche di più.

Infatti, nelle ultime righe della delibera, il comune ha messo nero su bianco che esiste una richiesta da 16 milioni e 413 mila euro alla Regione. La somma maggiore, dicono da palazzo Castropignano, è dovuta in parte alla necessità di opere di mitigazione ambientale considerato il posizionamento del biodigestore, molto vicino ad un’area sottoposta a vincolo ambientale ed a vincolo paesaggistico.

Quindi, dopo che per anni la questione verde è stata ritenuta da Marino e co. come una polemica sterile portata avanti da ambientalisti e leoni da tastiera, adesso anche questa amministrazione si rende conto che ci vogliono milioni e milioni di euro per potare avanti la discutibile opera. Discutibile sia per l’impatto ambientale che avrà un biodigestore, un impianto che tratta rifiuti biologici, “vivi”, che quindi portano con sé l’inevitabile impatto inquinante e l’acre odore della monnezza a duecento metri dalla Reggia, sia perché andrà a congestionare tutto il traffico della zona con camion di rifiuti che dovranno sversare all’interno.

Questa non è l’ultima novità, perché questi 16 milioni di euro saranno in parte utilizzati per quelle che sono definite “opere complementari all’impianto stesso. E se quando nella delibera si fa riferimento ad un distributore di GPL, per il quale non c’è nulla da ridire, anzi, pare l’unica cosa giusta e doverosa legata al’impianto, nell’atto si legge anche di un centro congressi, un centro didattico-museale e un centro formativo.

Probabilmente, nella mente degli ingegneri della Tecnosistem, gruppo d’imprese napoletano che ha vinto la gara per l’aggiudicazione della progettazione definitiva dell’impianto, si guarda a Copenaghen e al meraviglioso insieme di strutture legate al termovalorizzatore. Ma, per l’appunto, si parla di termovalorizzatore, che brucia la parte secca dei rifiuti, nella quale di vivo, di bio, che provoca odori molesti, non c’è nulla. Cercheremo di capire nei prossimi giorni se sia possibile creare davvero queste opere complementari, centri congressi e musei che non sono per niente legati al progetto di un biodigestore e che vengono definite collegate all’impianto per motivi sconosciuti, e quali saranno le citate opere di mitigazione ambientale.

LA DELIBERA DEL BIODIGESTORE DEL 26 GIUGNO 2020