CASERTA. Il Biodigestore da 40 mila tonnellate di rifiuti potrebbe cambiare casa. E ci sono già problemi per la nuova zona: “E’ a rischio frana”

24 Aprile 2020 - 15:40

Il comune di Caserta starebbe iniziando i primi passi per spostare l’edificazione della mega struttura mangia rifiuti da Ponteselice, dietro la stazione di Caserta e a due passi dalla Reggia, ad una cava abbandonata vicino il santuario di Santa Lucia

CASERTA (luigi vincenzo repola) – E alla fine potrebbe cambiare casa il Biodigestore che sarebbe dovuto nascere nella zona di Ponteselice, dietro la stazione di Caserta. A quanto pare, al comune hanno preso il via i primi movimenti per una possibile modifica del luogo di edificazione. Infatti, il biodigestore potrebbe vedere la luce nei pressi di un ex cava abbandonata, in località Mastellone, non molto distante dal santuario di Santa Lucia. Bene, non proprio. Perché la nuova area scelta non è così sicura come si pensava. Secondo un documento dell’ex Autorità di Bacino della Campania Centrale, questa sarebbe a rischio frana ed è sotto vincolo idrogeologico. Se la costruzione del Biodigestore a Ponteselice aveva fatto rizzare i capelli a tanti, non solo per la mole di traffico che ogni giorno passa già su quella strada, la arteria stradale parallela della Nazionale Appia, che si intaserebbe in maniera irrecuperabile, e in considerazione del fatto che sarebbe nata una struttura enorme per il compostaggio dei rifiuti a 5 minuti a piedi dalla Reggia di Caserta,

con il rischio concreto che i migliaia di turisti che affollano il monumento vanvitelliano venissero accolti, una volta scesi dal treno, dall’olezzo poco invitante dei rifiuti, la seconda scelta propone ben altri problemi. Sembra, infatti, una decisione poca saggia continuare a puntare alla creazione di un biodigestore in una zona che è a rischio idrogeologico.

Nel frattempo, il comune ha affidato un incarico per le attività di revisione della perimetrazione proprio di quest’area. 44 mila euro  che intascherà l’ingegnere beneventano Giuseppe Maria Grimaldi. Senza voler entrare nel merito riguardante la creazione di questo biodigestore, tra esperti vari e avvocati nella lunga diatriba tra il capoluogo, le associazioni ambientalistiche e i comuni limitrofi alla zona di Ponteselice, fortemente contrari alla creazione dell’enorme struttura mangiarifiuti, sono stati spesi migliaia di euro di fondi pubblici.

A questo punto, Carlo Marino, Franco Biondi e l’amministrazione comunale tutta dovrebbero iniziare a farsi due conti. Dal marzo 2017, data in cui comune di Caserta risultato beneficiario di un finanziamento da parte della regione per la progettazione dell’impianto di trattamento e rifiuto umido, sono già arrivati a Caserta oltre due milioni e 649 mila euro, per un qualcosa che rischia di non vedere mai la luce. Dopo più di 3 anni di distanza, neanche una pietra è stata posta e addirittura c’è il pericolo reale che possa saltare anche l’ipotesi della costruzione nella zona che avrebbe potuto evitare Ponteselice e tutti i problemi che ne derivano dal far nascere una struttura del genere a due passi dalla Reggia.