CASERTA. Ma Carlo Marino non aveva detto senza sé e senza ma che non faceva più il biodigestore a via Ponteselice? Oggi parla di un tavolo

21 Ottobre 2021 - 20:08

Sì, quello con cui continuerà a farsi un sacco di risate pensando a che fortuna gli è capitata di nascere in una città come questa in cui se sei più furbo, spregiudicato e intuitivo passi letteralmente addosso ad un popolo che continua a non saper guardare ad un palmo dal suo naso

 

CASERTA (g.g.) Del Gaudio chiama, Marino risponde. Ormai i due tubano come colombini ed il primo, ovviamente, molto meno furbo del secondo, spiana la strada, quantomeno la facilita ma non determina una situazione che lo possa rendere autenticamente determinante nelle scelte e intorno alle scelte di Marino.

Per cui, oggi, il sindaco di Caserta raccoglie al volo l’assist del suo predecessore e di colui che gli fu avversario nella campagna elettorale del 2011 e scrive testualmente: “Sul biodigestore apriremo un tavolo con la città“, come volevasi dimostrare. Se avete notato Carlo Marino è partito, affrontando questa storia del biodigestore durante la campagna elettorale, con una enorme supercazzola, cioè con discorsi pieni di parole evolutamente privi di argomenti concreti, di impegni reali e certificati. L’ha fatto fino agli ultimissimi giorni della campagna elettorale per il ballottaggio, quando, pressato dal suo competitor Gianpiero Zinzi, si è fatto scappare in un paio di occasioni che il biodigestore non sarebbe stato costruito in via Ponteselice. Questo, senza se e senza ma.

Lo ha detto sapendo benissimo che un popolo superficiale come quello di Caserta, non avrebbe messo per una volta il cervello a pensare e che le due cose insieme, cioè la revoca della scelta di localizzare l’impianto a pochi passi dalla Reggia e la conservazione del finanziamento, erano e sono totalmente inconciliabili. Anche perché la famosa progettazione dell’università, costata più di un milione di euro, è parte integrante e sostanziale del faticosissimo processo amministrativo con il quale la Regione Campania ha accettato le implorazioni che a settembre, in piena campagna elettorale, quando cioè ai casertani il sindaco uscente e ora rientrante raccontava ben altro, Marino e Biondi hanno presentato, decretando il salvataggio in extremis di un finanziamento già, in pratica, revocato a causa di una serie di inadempienze amministrative.

Quando Marino e Biondi hanno spedito le carte a Napoli erano coscienti di chiedere un salvataggio del finanziamento, possibile solo e solamente, ve lo scriviamo per la milionesima volta, pur sapendo che serve a poco per i motivi di cui sopra, se la localizzazione è e resta quella di via Ponteselice. Va da sé, dunque, che oggi, Carlo Marino a cui dobbiamo cominciare a fare i complimenti per come conosce i suoi concittadini e per come conosce i loro atavici limiti cognitivi, se n’é uscito con il proposito, udite udite, anzi leggete leggete, di “aprire un tavolo con la città“.

E ti pareva che non finiva a tavoli. Marino sa e lo ha anche detto in qualche intervista che il biodigestore vedrà la luce fra almeno tre anni, cioè quando lui spera di sedere, soddisfacendo finalmente un suo antico sogno, su una comoda poltrona di deputato o di senatore. Nelle more, la procedura continuerà, la gara verrà effettuata e dunque tutte le cose a cui tiene Marino avranno trovato riscontro e soddisfazione, come ha dichiarato lui stesso, parlando precisamente di tre anni, in una video intervista rilasciata lo scorso 20 settembre.

Dunque, si andrà avanti con via Ponteselice e giusto per fare un po’ di cabaret, giusto per soffiare nell’orecchio della vanagloria dei Del Gaudio di turno, dei tanti inetti di Caserta, che ancor di più inetti sono, ritenendosi invece intelligenti e preparati, li metterà a fare il girotondo attorno ad un tavolo.

Abbiamo esperienza per affermare che i cosiddetti tavoli non preludono mai a nulla di buono, sicuramente non preludono a nulla di concreto. I tavoli sono serviti sempre e solo ad una cosa: perdere tempo e prendere tempo. Un tavolo sarebbe una cosa seria se Carlo Marino lo aprisse dopo la revoca, da parte del Comune e della Regione, del progetto di via Ponteselice, rispetto al quale però poi qualcuno dovrebbe pur giustificare come sia stato speso e buttato via più di un milione di euro per la progettazione.

Per quanto riguarda le cave, tutto normale. Figuriamoci se Marino, dovendo rispondere a un Del Gaudio e non certo ad Ursula Von der Layer o a Mario Draghi, diceva qualcosa che potesse dispiacere ad Antonio Luserta che ha fatto letteralmente il pazzo, profondendo energie fisiche, morali (?) e soprattutto materiali come non aveva mai fatto in nessuna precedente campagna elettorale.

Dunque, ha propinato a questi baccalà dei casertani una dichiarazione illuminante, si fa per dire, che in quanto ad ovvietà, l’antico personaggio di Catalano, portato al successo da Renzo Arbore in una dei suoi leggendari programmi televisivi, era un dilettante allo sbaraglio: “Per la cava è in atto la procedura di messa in sicurezza“. Ma no, addirittura? Sindaco Marino, ma questa è una novità grossa. Va bè, andiamo avanti, rimarcando che questa è la seconda proroga che Luserta ottiene dalla Regione direttamente o dalla Regione indirettamente, attraverso il noto giochino del diniego confezionato in modo tale da essere impallinato dal Tar. Un giochino fatto sulla pelle della salute dei casertani. Ma statene certi che anche in questo caso, Marino già promette oppure prometterà un adeguato tavolo della supercazzola.

Sapete anche a cosa servono i tavoli e le tavole? “Ad abbuffarsi”. E quella che è in arrivo, è una grande abbuffata. Una torta troppo grande, troppo accattivante per rischiare di perdere la possibilità di farla propria. Ed ecco perché in questa campagna elettorale attorno a Carlo Marino si sono concentrati neofascisti, pseudocomunisti, criminali conclamati ed ufficializzati dai casellari giudiziari e dai carichi pendenti. E ancora avvocati, ma soprattutto tanti, ma proprio tanti costruttori.

Tutti insieme appassionatamente a propinare al popolo bue di Caserta la droga di questa puttanata del sindaco leghista, come se fosse stato scelto nell’elenco telefonico di Milano o di Venezia e non fosse invece un normalissimo Zinzi, un normalissimo componente di una famiglia di democristiani che, nel bene o nel male, ha contrassegnato la storia recente e meno recente di questa provincia, sempre e comunque da posizioni centriste, pro meridionali, a nostro avviso anche troppo pro, comunque moderate che più moderate non si può.