CASERTA. Nella città a vocazione turistica che si è inventata il sindaco Marino, chiude un altro big del commercio: il negozio Benetton di corso Trieste
28 Dicembre 2024 - 09:44
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CASERTA (p.m.) – Registriamo un’altra vittima della grave insipienza di questa amministrazione comunale. Stamattina il negozio di corso Trieste del brand Benetton, la famosa casa di abbigliamento ed accessori casual riconosciuto in tutto il mondo per i colori e la maglieria, ha chiuso i battenti dopo svariai anni di attività a Caserta. Un avviso affisso alle vetrine avverte la clientela che l’attività di vendita è stata trasferita al Centro Campania di Marcianise. La strada principale della città perde, in tal modo, un altro tassello prestigioso della rete commerciale del centro antico. Rete che, mentre dovrebbe fungere da fattore attrattore del capoluogo, va impoverendosi sempre di più per la scarsità della clientela, disincentivata dal frequentare il cuore urbano per tutta una serie di motivi, ma tutti riconducibili all’assenza totale di politiche comunali di valorizzazione di esso.
Immaginiamo che se il negozio avesse trovato la sua convenienza, non avrebbe lasciato la sua posizione in una delle strade più importanti di Caserta per trasferirsi in periferia.
Quando sindaco in testa ed assessori a seguire straparlano, senza poi fare nulla, di vocazione turistica e di sviluppo della città storica nei loro tanti congressi e convegni inutili ed oziosi non spostano di un ette la realtà di chi ogni giorno deve confrontarsi con il mercato, con i consumi e con l’erario. E si può essere sicuri che gli operatori commerciali che assistono a ciò sopravvivendo per miracolo li inseguirebbero con i forconi se potessero.
Ma non è solo questo. Ora si pone la questione della destinazione degli ampi locali liberati da Benetton. Non si può stare certo tranquilli, tenuta presente l’attitudine comunale a dare campo libero alla lobby edilizia. In città, da tempo, sta succedendo il peggio sotto il pretesto, l’artificio se non la frode della rigenerazione urbana degli edifici tipici, trasformati in volumi abnormi ed alieni. Parliamo di espedienti enormi, plateali, denunciati dalle associazioni culturali cittadine, eppure non visti da chi dovrebbe vederli per ufficio pubblico. La giunta comunale è tuttora concentrata sul capitolo degli appalti, quelli passati che le potranno costare la sopravvivenza e quelli presenti che forse, a motivo di questo rischio, vanno affrettati. E con il sindaco che ha appena annunciato che dopo anni si metterà mano al PUC. Senza che si conoscano le motivazioni che lo hanno tenuto per anni in ibernazione e quelle che oggi lo fanno risorgere. Non c’è, dunque, tempo e voglia di occuparsi di qualche negozio che chiude o pensare che ogni nuova attività che ne prenderà il posto dovrà essere sostenibile e non l’ennesima occasione di speculazione a danno della città. Dice niente, a questo ultimo riguardo, lo studio per il 2024 della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato (CGIA) di Mestre, che pone la provincia di Caserta al 4° posto della graduatoria che stima le imprese potenzialmente connesse a contesti di criminalità organizzata?