CASERTA Tutela e decoro all’anno zero: Palazzo Reale infestato dalle piante parassitarie

15 Marzo 2022 - 18:02

Nonostante i fiumi di denaro, nessuna manutenzione del basamento e dei cornicioni della Reggia. Tante le falle nella gestione del monumento vanvitelliano

 

CASERTA (p.m.) La novità della Reggia è che non ha novità, neppure quelle attese. Nel senso che, nonostante le tante polemiche che la investono sotto i vari profili, nulla di nuovo si coglie, quasi un’opposizione per partito preso a tutto quanto a ragione viene eccepito, anche se talvolta – lo possiamo concedere – forse con qualche enfasi.

Non è passata che qualche settimana dalle contestazioni sindacali su quelle che, in uno scritto inclemente e puntuale, vennero definite anomalie gestionali alla Reggia di Caserta, ecco che le stesse rappresentanze dei lavoratori del museo tornano sulle tante questioni aperte, recriminando ancora una volta “una gestione personalistica del direttore” e denunciando il mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e della RSU (la rappresentanza sindacale unitaria, che è un organismo sindacale che esiste in ogni luogo di lavoro pubblico e privato ed è eletto da tutti i lavoratori iscritti e non iscritti al sindacato ed esercita poteri e competenze contrattuali, ndr) nell’organizzazione del lavoro,  in violazione di un preciso dovere contrattuale dell’ente. Sul punto, i sindacati ricordano che “l’attuale ordinamento prevede che l’autonomia organizzativa-gestionale del c.d. “datore di lavoro pubblico” deve esercitarsi nel rispetto delle forme di partecipazione previste sia dal contratto collettivo nazionale di lavoro… e che avviare il confronto con le Organizzazioni Sindacali sulle misure organizzative da adottare è un obbligo del datore di lavoro…” .

Comunque sia, in calce pubblichiamo questa ultima nota sindacale, in modo che tutti possano farsene un’idea.

Ma anche su altri due fronti almeno le cose non vanno meglio. Innanzitutto quello della manutenzione, nella quale pure si stanno riversando fiumi di soldi, la quale ha nondimeno le sue falle e talmente incredibili da proiettare ombre di dubbio su tutto il suo impianto, anche perché di difficile controllo di fatto e di diritto.

Così, se si fa una passeggiata lungo la facciata esterna del Palazzo Reale si vede come sia ancora una volta ed incredibilmente infestata da piante parassitarie. Già mesi fa segnalammo quelle spuntate sul cornicione della sommità e non rimosse neppure quando poco fa un carrello elevatore fu sollevato a quell’altezza per un altro intervento. Ora sono germogliate queste al basamento. Eppure siamo convinti che nessuno dei dirigenti della Reggia che abiti in un proprio palazzetto lo trascurerebbe a questo modo. L’altro fronte è quello della tutela del monumento. Per parlarne prendiamo spunto da un articolo di giorni fa sul Corriere della Sera del più che noto pubblicista Gian Antonio Stella. Il giornalista si è occupato di un vecchio progetto del comune di Roma per la costruzione  di una discarica a ridosso della storica Villa Adriana, progetto che parrebbe essere tornato di attualità. Egli parla dello sbalordimento di una tale ipotesi, anche per il “…fetore che a ogni folata di vento sarebbe finito dritto ad ammorbare i meravigliosi resti di quella villa che l’imperatore Adriano aveva voluto costruire proprio lì, sotto Tivoli, per il clima sempre fresco e ventilato, villa che stava a non più di 700 metri dalla discarica in programma. Un’assurdità. E pochi anni dopo c’è ancora chi ci riprova? ”.

Non assomiglia, questo, al caso del nostro biodigestore, della cui assurdità, per la vicinanza alla Reggia, praticamente tutti dicono, ad eccezione di chi la rappresenta pro-tempore ?

A parte la fiacchezza della Soprintendenza, che più volte abbiamo denunciato, siamo al punto che, solo a distanza di mesi e mesi, il D.G. del complesso vanvitelliano si è espressa sulla questione così urgente che pone, per la salvaguardia del monumento, l’insediamento dell’impianto industriale a Ponteselice. E peraltro per annunciare meramente che si pensa ancora ad una prossima riunione con il Mibac e gli altri uffici dei beni culturali, intesa non si sa bene a che cosa. Ma non a caso, se si considera che tutto ciò che viene dalla Reggia è presentato con gratuita circospezione e di cui nulla è dato sapere oltre agli scarni ed esornativi comunicati stampa. E, difatti, di quando, come, perché e con chi si terra questo incontro si è sostanzialmente all’oscuro.

In questo senso, è per noi clamoroso il caso del rifiuto opposto alla senatrice Margherita Corrado, la quale aveva chiesto di ricevere la documentazione del progetto scientifico della mostra che si dovrebbe tenere a maggio prossimo sul marmo di Carlo Tito, che la Reggia vorrebbe opera di Giuseppe Sammartino, mentre la parlamentare ed archeologo argomentatamene ne dubita. Ci pare che il direttore Maffei si sia rifugiato in un formalismo nel ritenere tali atti, in quanto connessi ad un’attività di ricerca, di natura riservata. Ma a parte ogni questione metagiuridica, il campo scientifico in cui si versa non ammette questione di riservatezza, perché è all’opposto caratterizzato dalla circolazione delle informazioni e dei dati.

Non ce ne voglia la Maffei, non parliamo di lei per fatto personale, ma la questione della Reggia è fondamentale per questa città, nonostante l’ignavia della sua classe politica, e ne abbiamo viste tante per lasciar fare.

Nelle foto, l’erba parassitaria che cresce lungo la facciata e su qualche finestra della Reggia e che nessuno si preoccupa di rimuovere

Di seguito, il comunicato sindacale…