Che paccotto ai creditori di Gesia e di Sorbo. Il professore Amedeo Bassi, tutor del concordato, cosa fa? Dorme?

7 Febbraio 2020 - 19:22

CASERTANA (gianluigi guarino/l.v.r.) – Siamo sicuri che l’ottimo giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Rita Di Salvo, ignori quello che stia capitando con il giochino delle due società, entrambe riconducibili a Luciano in arte Luca Sorbo. Non sa sicuramente la giudice Di Salvo, presso la quale è stata aperta la procedura di concordato preventivo pieno con continuità aziendale nei confronti della Gesia, azienda che fino a qualche mese or sono gestiva la porzione maggiore della torta degli affidamenti relativi allo smaltimento dei rifiuti umidi trasferiti presso la sua piattaforma di Pastorano da diversi comuni di Terra di Lavoro, che la stessa Gesia è in pratica scomparsa dalla scena, sostituita, almeno per quel che riguarda il più importante di questi affidamenti, stiamo parlando di quello del comune di Caserta, da un’altra società, la Sorgeko, che appartiene ugualmente e sostanzialmente alla famiglia Sorbo, al punto da non essersi nemmeno posta il problema di localizzare la sua sede da qualche altra parte, collocandola esattamente presso gli impianti Gesia di Pastorano.

A informare con precisione il giudice Rita Di Salvo dovrebbe essere il suo compaesano di Pietramelara, il chiarissimo professor Amedeo Bassi. Altro che professore, un vero e proprio professorone di Diritto Commerciale nella storica facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli.

E invece, l’accademico 72enne è in ben altre faccende affaccendato e nonostante abbia uno studio anche nella città di Caserta, precisamente in via Tanucci (peraltro vicino al comune), si è chiaramente distratto di fronte agli appena citati giochini. Per chi si forse perso la puntata precedente, lo stop della Gesia, con l’impianto bloccato da luglio (scritto in determina dallo stesso comune di Caserta) ha dato il via libera all’affidamento alla Sorgeko al costo di 150 mila euro. Viene specificato nella delibera che l’indisponibilità della sede di Pastorano è dovuta a “problematiche tecniche non previste e non previdibili“, così scritto dal dirigente Franco Biondi (e chi altrimenti?). E dov’è il problema? Qui: la Sorgeko Spa è proprietaria di oltre un milione di euro di quote della stessa Gesia. Inoltre, come se non bastasse, se per il comune di Caserta la piattaforma Gesia è bloccata, non lo è altrove. Infatti, come dimostra una determina del comune di Casagiove su un affidamento del conferimento dei rifiuti umidi proprio alla Sorgeko, questa, riportiamo testualmente, è “convenzionata con la ditta GESIA Spa titolare di un impianto di messa in riserva con sede in Pastorano“.

Tale situazione riesce ad imbarazzare perfino noi, perché al cospetto di un professorone qual è Amedeo Bassi, uno che assolve a decine e decine di incarichi simili e giustamente remuneratissimi assegnatigli dai vari tribunali fallimentari, ci fa un po’ specie ricordare proprio a lui (“Tu quoque…”) l’articolo della Legge Fallimentare che inquadra l’istituto del Concordato con continuità aziendale. Dunque, la continuazione dell’attività è sacra. E d’altronde, se l’azienda, com’è successo per Gesia, accede alla procedura del Concordato, vuol dire che sta piena di debiti e vuol dire ancora che ci sono molti creditori a bussare alla sua porta, rivendicando il proprio diritto.

Scusi, professore Bassi, ma se, come sta capitando al comune di Caserta che proprio ultimamente ha rinnovato l’affidamento a Sorgeko, dopo che questa azienda è subentrata a Gesia, essendo in pratica la stessa cosa, dicevamo, ci spiega professore, lo faccia nella veste di propaggine legale del giudice, come rappresenta gli interessi dei creditori, dato che lei sta lì e guadagna fior di quattrini per fare questo, e solo questo, cioè per vegliare, per vigilare su quella “continuità aziendale“, unica ragion d’essere per questo tipo di concordato?

Che figura ci fa con la giudice sua compaesana?

Professore, lei sarebbe già da Tapiro D’Oro. Speriamo che questa storia trovi una spiegazione. Perché se Gesia, se Sorbo può fare quello che sta facendo, cioè sostituire se stesso quale affidatario di servizi resi al comune di Caserta, al netto però del gravame che pesa su Gesia che diviene, dunque, azienda da rottamare, con buona pace dei creditori e della continuità d’impresa; se tutto questo è regolare, ditecelo. Perché a questo punto sarà giusto aprire i recinti, liberale i buoi al grido di “Più bancarotte fraudolente per tutti“.