COOPERATIVE DI CAMORRA. Nel ruolo di due insospettabili sorelle di SAN PRISCO, la prova del cartello unico esistente tra sanciprianese e casalesi

19 Marzo 2022 - 11:54

Il documento grazie al quale la Dda ha ottenuto gli ordini di perquisizione eseguiti il 9 e 10 dicembre scorsi, ci sono parsi il più delle volte brevi, che proiettano sulla scena persone il cui nome non era mai emerso, aprendo anche la strada a possibili e a questo punto molto probabili sviluppi nel procedimento giudiziario

 

 

SAN PRISCO – In molte delle storie fondate sul principale sport provinciale, cioè la turbativa d’asta, cioè gli affidamenti stabiliti già prima, della gara d’appalto poi puntualmente truccata, ci sono sempre delle persone fedelissime, più o meno giovani, che si trovano molto bene a svolgere un’azione di facilitatori o facilitatrici nel rapporto tra l’impresa per cui lavorano e gli uffici pubblici dove intervenire, il più delle volte con mazzette o concessioni di posti di lavoro, affinché, in concordia con la politica, la specifica gara – spesso addirittura milionaria – venga attribuita a chi l’ha puntata sin dall’inizio.

In un settore del tutto diverso rispetto a quello di cui ci stiamo occupando negli ultimi giorni, cioè il settore dei rifiuti, abbiamo visto che il faccendiere Carlo Savoia, lavorava soprattutto con un paio di persone che condividevano con lui la piena consapevolezza e la piena dedizione al crimine, avendo trasformato i loro uffici in vere e proprie centrali in cui addirittura stendevano di proprio pugno bandi e capitolati, che poi avrebbero dovuto arridere alle loro ambizioni.

Stando soprattutto ad un passaggio della richiesta di perquisizione avanzata nell’autunno scorso dalla Dda di Napoli, nell’ambito dell’indagine sugli appalti dei servizi sociali, c’erano due sorelle di San Prisco, il cui nome non era emerso fino ad oggi, titolari di ruoli molto significativi dentro al sistema relazionale che sintetizzava gli interessi del cartello di cooperative, che la stessa Dda considera vicine al clan dei Casalesi, in grado di monopolizzare tante gare, tanti affidamenti provenienti dai Comuni, dagli Ambiti e dall’Asl di Caserta.

Si chiamano Daniela e Massimiliana D’Angelo. Sono sorella e sono di San Prisco.

La prima opera a stretto contatto di gomito con Maurizio Zippo di San Cipriano d’Aversa, titolare e controllore di diverse cooperative.

La seconda possiede un rango ancora più importante, perché opera a stretto contatto di gomito con Luigi Ginotto Lagravanese di Casal di Principe, che ad avviso dei Pm è l’elemento catalizzatore, l’uomo più affidabile per i boss.

Le sorelle D’Angelo vengono inserite nei contenuti di questo particolare documento giudiziario in quanto, considerate individualmente, ma anche come coppia di soggetti impegnati in questo settore, costituiscono uno degli elementi di certificazione più solidi dell’esistenza di un cartello unico che ha messo insieme, come un tutt’uno, attività, interessi ed obiettivi del politico sanciprianese Orlando Diana e del citato Zippo.

Di questo gruppo ha sempre fatto parte anche Pasquale Capriglione, anche se le sorelle D’Angelo non rappresentano un punto di contatto tra lui e il gruppo casalese e sanciprianese.

Daniela D’Angelo è già persona di fiducia.

È una già esperta, che conosce certe trame, e sa bene cosa si può dire al telefono e cosa no, tanto è vero, come notano i magistrati della Dda, che certi colloqui con Maurizio Zippo avvengono solo di persona, a bassa voce e probabilmente senza telefoni di mezzo.

Massimiliana D’Angelo, sorella di Daniela, è un elemento già così fidato da poter partecipare a una riunione, che la Dda definisce “illuminante”, nella sede di Eco, la nota cooperativo gestita da Sofia Flauto, sulla carta ex moglie di Luigi Lagravanese, inseritissima in tanti uffici comunali dei Servizi Sociali e in tanti uffici d’Ambito nonché consulente dell’assessora regionale Fortini e pupilla del governatore Vincenzo De Luca.

Daniele e Massimiliana D’Angelo sono sorelle. Una è persona di fiducia di Zippo, che le affida responsabilità inconfessabili, la seconda viene definita “la progettista” delle coop. di Lagravanese.

Il resto, se e quando ci sarà, lo leggeremo nell’ordinanza che eventualmente un Gip firmerà, oppure direttamente, senza passare per l’applicazione di misure cautelari, nel provvedimento di chiusura delle indagini da parte dei Pm della DDA di Napoli.