Droga dei Cervinari. “Mia cognata non è una spacciatrice. Chiedeva soldi in prestito”
12 Marzo 2024 - 19:22
In aula la parente dell’imputata Annunziata Floriano.
SAN FELICE A CANCELLO. Prosegue il processo, con rito ordinario, ai cosiddetti Cervinari, legati al ras Filippo Piscitelli. Oggi in aula la deposizione della cognata di Annunziata Floriano, quest’ultima imputata, che ha dichiarato al giudice che la sua parete di era rivolta a Piscitelli non per avere la droga (da rivendere) ma per ottenere dei prestiti. L’udienza, che si è celebrata stamattina davanti alla Seconda Sezione Penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Antonio Riccio, a latere Alessandra Cesare e Francesca Auriemma), vede al banco degli imputati, oltre alla già citata Floriano, anche Antonio Papa, Nicola Amato, Gennaro Morgillo, Anna Papa, Clemente Pelaggi, Umberto Zampella, Daniele Rivetti.
Gli 8, insieme ai 30 che ottennero il rito abbreviato, furono fermati nell’aprile 2022 poiché ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio. Dalle indagini risultò che il gruppo criminale era collegato al clan Massaro.
Gli 8 imputati che hanno scelto il rito ordinario (altri 30 scelsero il rito abbreviato) furono destinatari di altrettanti provvedimenti cautelari emessi dal tribunale di Napoli nell’aprile 2022 poiché ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio. Dalle indagini risultò che il gruppo criminale era collegato al clan Massaro e gestiva in maniera monopolistica il traffico di droga. L’attività investigativa, avviata dall’ottobre 2018 al maggio 2020, condotta attraverso un’ampia piattaforma tecnica e una mirata attività esterna di riscontro da parte degli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Caserta accertò, l’operatività del gruppo criminale. E’ stato individuato sia il vertice sia le articolazioni periferiche del sodalizio, quest’ultime deputate allo spaccio al dettaglio che avveniva mediante una capillare distribuzione sul territorio di diverse piazze di spaccio, ciascuna affidata a un sodale con l’obbligo di rifornirsi presso i canali di approvvigionamento indicati dal vertice criminale. E’ stato documentato come il gruppo per affermare la supremazia sull’area di influenza, ma soprattutto allorquando emergevano criticità per il recupero crediti dai gestori di piazze di spaccio da loro rifornite, non abbia esitato a fare ricorso a minacce armate, violenti pestaggi e atti incendiari.
Nel corso di quel blitz furono recuperati 200 grammi di hashish, 350 di cocaina, 1 pistola marca beretta cal. 7,65.