Ecco perché sono stati arrestati Nicola, Antonio e Armando DIANA. Decisive le dichiarazioni di Nicola SCHIAVONE

20 Gennaio 2019 - 18:45

GRICIGNANO D’AVERSA (g.g.) Intorno ai presunti rapporti di malavita tra i due fratelli imprenditori Nicola e Antonio Diana, la dda di Napoli possiede da tempo molte dichiarazioni di non pochi collaboratori di giustizia. Di questi rapporti hanno parlato, negli ultimi anni, precisamente tra il 2016 e il 2017, Massimiliano Caterino, Antonio Iovine detto o’ninno, Orlando Lucariello, Attilio Pellegrino, Giuseppe Misso e Riccardo Di Grazia. Dichiarazioni non sufficienti, evidentemente, a far assumere un’iniziativa importante, pesante qual è sicuramente quella di chiedere ad un gip l’applicazione della misura cautelare del carcere.

Ma l’irruzione sulla scena dei pentiti di Nicola Schiavone, figlio del capo dei capi Francesco Schiavone Sandokan, ha rappresentato, questo nella lettura degli atti viene illustrato in maniera esplicita, un puntello fondamentale per rendere tutte quelle dichiarazioni integrabili, in quanto riscontrate dalle parole, raccolte in un interrogatorio del 17 ottobre scorso, da Nicola Schiavone.

La zona di Gricignano – così è scritto nell’ordinanza che riporta indirettamente le parole di Schiavone junior – era di competenza della fazione Russo/Schiavone. Tale circostanza – nota il gip – conferma il racconto di Lucariello Orlando, che per conto dei Russo operava un approccio estorsivo con gli indagati“. Un passaggio che dimostra chiaramente quale sia stato il ruolo decisivo di Nicola Schiavone che da capoclan, da boss, esprime delle dichiarazioni considerate fondamentali dalla magistratura inquirente e in questo caso anche dal tribunale che ha emesso l’ordinanza.

Per quanto riguarda il resto della narrazione, l’attività estorsiva condotta dalla famiglia di Peppe o’padrino a Gricignano anche nei confronti della Erreplast dei Diana, sarebbe stata bloccata, sempre secondo il racconto di Nicola Schiavone, che conferma in pieno e che quindi dà riscontro alle dichiarazioni in proposito, rilasciate dallo stesso Orlando Lucariello, esattore per conto dei Russo/Schiavone e da Massimiliano Caterino, che delinea il quadro dei fatti dal lato di Michele Zagaria di cui era uno dei pretoriani più vicini, proprio dall’ex primula rossa di Casapesenna.

E qui il racconto di Nicola Schiavone si fa più dettagliato. Il super pentito, infatti chiarisce infatti che nella ricca zona industriale di Gricignano, “vi erano imprenditori i cui riferimenti era Antonio Iovine e/o Michele Zagaria (aspetto sul quale invece Antonio Iovine ha glissato)”. In questo contesto generale, in poche parole era Zagaria direttamente a versare al gruppo camorristico a cui era stata attribuita la zona “una somma di danaro come riconoscimento di questa egemonia“. Lo faceva Zagaria con Russo/Schiavone, lo facevano i Russo/Schiavone nella zona di Zagaria.

E qui il racconto di Nicola Schiavone si fa sempre più serrato. Il figlio di Sandokan cita i Diana con il loro storico soprannome di “rapezzati”: i Diana avevano seguito le orme di altri imprenditori, i quali erano passati dall’orbita di Vincenzo Zagaria a quella di Michele Zagaria dopo l’arresto del primo.

Nell’ordinanza di ieri, viene ampiamente esplicitata la tesi difensiva di Nicola, Antonio e anche dello zio Armando Diana. In sintesi, loro hanno affermato nelle due memorie, presentate ai pm della dda, titolari dell’indagini, Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano, gli imprenditori hanno detto di essere stati vittima dell’estorsione del clan. “Entrambe le memorie – scrive il gip Maria Luisa Miranda del tribunale di Napoli – nulla spostano, come evidenziato dal pm in quanto viene confermato il “dato storico” degli incontri e del pagamento di somme di denaro a Zagaria Michele.

Alla prossima puntata.