L’EDITORIALE. Sotto la Variante hanno bruciato per ore tonnellate di rifiuti. Quando Terra dei Fuochi è solo un brand per gli ex professionisti dell’anticamorra

29 Dicembre 2018 - 12:20

di Gianluigi Guarino

 

Questa è una provincia di cartapesta. La superficialità, il deficit culturale riescono a superare perfino l’ipocrisia delle genti che la popolano e che di questa rappresentano il segno distintivo. Mentre c’era chi la camorra la combatteva sobriamente, senza accompagnare ogni dura indagine di polizia giudiziaria o oppure ogni importante articolo giornalistico (ci riferiamo “a noi medesimi”) tra malavita organizzata, pseudoimprenditoria e politica, vero fulcro del malaffare criminale, c’è chi faceva soldi affollando convegni e costruendo carriere politiche e imprenditoriali e non rischiando nulla, dato che stava beatamente ad abitare nelle zone ad altissima intensità camorristica senza che alcuno gli torcesse un capello. Roba che l’imprenditore nisteno Antonello

Montante, balzato alla ribalta delle cronache in quanto mafioso matricolato, è un principiante. Così sta capitando con la Terra dei fuochi.

Concentriamoci un attimo, ma cos’è, in fondo in fondo, ma cos’è questa Terra dei fuochi? Secondo voi, lettori di CasertaCe (ci dobbiamo distinguere, altrimenti contribuiamo a spedire i cervelli all’ammasso), si tratta di un’effettiva problematica ambientale legata alla clamorosa diserzione, unica al mondo nel suo genere, della politica campana e casertana in particolare che, totalmente anestetizzata dal suo relativismo, si rende, fottendosene altamente, complice della morte di tantissime persone colpite dall’inquinamento, o invece “Terra dei Fuochi” è brand commerciale, stile icona e immaginetta di Padre Pio, da utilizzare cinicamente per costruire economie vantaggiose a favore di furbastri e di cinici ancor più cinici e furbastri dei politici-disertori?

Purtroppo noi nutriamo la convinzione che oggi “Terra dei Fuochi” sia soprattutto un marchio, un modo per far soldi, per conquistare palcoscenici, per sfamare istinti e attitudini narcisistiche, ma soprattutto materialmente truffaldine, e non, invece, una questione seria, serissima, da affrontare con l’urgente obiettivo di risolverla. Il lavoro della magistratura inquirente, la disponibilità e la dedizione della Procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, della sua guida Maria Antonietta Troncone, si sono fatti carico della cifra altissima di questa emergenza svolgendo un’azione di supplenza a questa politica inesistente. Ma l’attività repressiva, da sola,  non può bastare e infatti, non basta. Se come ha ben compreso il procuratore Troncone quando ha cercato di coinvolgere le istituzioni della rappresentanza nella battaglia, non c’è un lavoro di equipe al quale oltre a chi reprime partecipa anche chi previene non si va da nessuna parte.

Perché il lavoro pur duro, pur determinato, pur informato della magistratura inquirente e delle forze di polizia finisce fatalmente, se non appoggiato da un’autentica coscienza collettiva in grado di valutare un sindaco, un assessore, un consigliere comunale dalla capacità di occuparsi queste cose e non delle solite bagattelle, per vanificarsi dentro quella cultura del tirare a campare che annulla ogni valutazione e ogni riflessione delle già citate genti delle nostre contrade sul senso stesso per il quale stanno al mondo. 

Sono le nostre valutazioni, a loro volto, di mero, ma insufficiente, principio? Sono, a loro volta, queste parole un’espressione retorica in quanto mancanti della ciccia, di esempi concreti che le dimostrino? Ce ne sarebbero un milioni, ne facciamo un solo in quanto legato alla strettissima attualità. C’erano tonnellate di rifiuti veri, reali, tangibili sotto al ponte della Variante. Sono andati a fuoco e hanno innescato un incendio che ha intossicato, a proposito di ciccia e discorsi concreti, per ore, fin quando i Vigili del fuoco non sono riusciti ad averne ragione, decine di famiglie residenti nelle case circostanti.

Stiamo parlando di un accumulo enorme, visibilissimo a occhio nudo. L’amministrazione comunale di San Prisco si è mai occupata di questa situazione di patente illegalità? I Vigili urbani sono mai intervenuti per svolgere una funzione ispettiva, propedeutica all’attivazione di un’indagine da parte dell’autorità giudiziaria a cui questa vergogna a cielo aperto andava segnalata doversomanete? Se l’hanno fatta, nessuno se ne accorto.

Magari, tra un mese, il comune di San Prisco organizzerà un convegno di anime belle; magari, alla presenza dei soliti prezzemolini don Luigi Merola, don Maurizio Patriciello, don Tizio e don Caio, che elargiranno chilometri di parole a buonissimo mercato in un luogo in cui lo Stato, attraverso una delle più importanti funzioni periferiche, quelle di un comune, ha clamorosamente mancato all’esercizio della fondamentale funzione relativa alla difesa e la salute dei cittadini. E allora quella sì che sarà retorica, pensiero debole legato a motivazioni di tipo personalistico, non ispirate da una vera attenzione tensione per i destini dei cittadini per quanto riguarda il potere laico, del prossimo per quanto riguarda i titolari della funzione spirituale ed ecclesiastica.

Ecco perché parliamo di Terra dei Fuochi con diffidenza. E come altro dovremmo scriverne o parlarne se oggi, noi che scriviamo da 20 anni su robe di questa terra, ritroviamo seduti dietro ai tavoli della convegnistica salottiera gli stessi volti e gli stessi protagonisti della sedicente anticamorra militante?

Questo è.