Eheh! Affidamento diretto da 22 mila euro della PROVINCIA DI CASERTA all’ingegnere Pietro Terreri, imputato con Cappello e Di Costanzo nel processo Assopigliatutto

20 Aprile 2022 - 13:15

Per carità, si tratta di un non colpevole che ha per anni gestito l’Ufficio Tecnico assieme al cugino Raffaele Macchione, chiamato in causa dai pentiti Nicola Schiavone e Antonio Iovine e condannato a 4 anni nel processo Normandia Due, poi salvato dalla prescrizione in quanto la Dda non è riuscita a trasformare in condanna l’aggravante camorristica

CASERTA/PIEDIMONTE MATESE (g.g.) – C’è l’amministrazione provinciale, c’è un ponte, c’è un affidamento e c’è il nome di un ingegnere che, per carità, a differenza del suo collega che lavora al comune di Caserta, Franco Biondi, dovrebbe stare a posto nella relazione con il suo Ordine, ma che comunque ha vissuto anni complicati e sul quale comunque grava ancora oggi un’accusa, formulata in origine dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che continua a sostenerla dentro ad un dibattimento processuale, e certificata da un giudice per l’udienza preliminare dello stesso tribunale sammaritano, il cui rinvio a giudizio ha dato corpo al rinomato processo Assopigliatutto che, tagliando corto, è quello relativo al presunto giro di mazzette che avrebbe coinvolto il noto imprenditore dell’area matesina, Gino Imperadore, alcuni politici come l’ex sindaco di Piedimonte Matese, Vincenzo Cappello, Angelo Di Costanzo, ex sindaco di Alvignano ed ex presidente della Provincia, e i vertici del chiacchieratissimo Ufficio Tecnico del comune di Piedimonte Matese.

L’amministrazione provinciale c’è perché la determina che pubblichiamo in calce a questo articolo reca le insegne dell’ente guidato dal presidente Giorgio Magliocca e la firma del dirigente effettivo o facente funzioni (questo non lo sappiamo, ma non è importante stabilirlo), Gerardo Palmieri. Il secondo attore, seppur inanimato, di questa narrazione, è un ponte che si trova lungo la strada provinciale 176 Grazzanise-Brezza. E se c’è di mezzo un ponte, non è improbabile che ci sia anche lo zampino della Commissione Ponti, voluta dal presidente Magliocca per tenere sostanzialmente dentro all’Ufficio Tecnico della Provincia Mister Antonino Del Prete, per anni dirigente – o, come si usava dire una volta, ingegnere capo -, funzione che ha ricoperto dopo l’uscita di scena di un altro nome importante della storia dell’ente provincia casertano, quel Sandro Diana, per gli amici Sandrino, nato, cresciuto e anche significativamente pasciuto in quel di Casal Di Principe e che ha governato il traffico di lucrosissime gare d’appalto per diversi decenni e sotto l’egida di diverse amministrazioni provinciali (Squeglia, Ventre, De Franciscis eccetera).

Se c’è un ponte di mezzo, dunque, magari ci sarà stata un’istruttoria di questa commissione che Del Prete non ha guidato o non guida ancora (non sappiamo se ancora attiva dopo il casino causato dall’ordinanza del tribunale di Benevento) di sicuro gratuitamente, visto e considerato che un po’ di tempo fa abbiamo pubblicato l’atto amministrativo con cui Magliocca gli garantiva 36 mila euro all’anno, proprio durante l’indagine della procura sannita basata esclusivamente su un fulcro senza il quale tutta la struttura accusatoria sarebbe crollata, che peraltro ha retto in sede di Riesame, il quale tribunale ha confermato l’arresto dell’imprenditore di Casal Di Principe pluri-trapiantato in diverse aree della nostra provincia, Raffaele Pezzella, grandissimo amico di Del Prete. Un ingegnere dell’Ufficio Tecnico dell’amministrazione provinciale di Caserta definito, sillaba più, sillaba meno, un mariuolo, un cronico ricettore di tangenti e che, nel caso specifico indagato, sarebbe riuscito ad intascare 20 mila euro, rispetto ai 70/80 mila concordati, soldi che non ha preso solo a causa dell’irruzione della magistratura beneventana.

Ricapitoliamo, c’è l’amministrazione provinciale con una determina, c’è un ponte e quindi probabilmente c’è un lavoro a monte della Commissione guidata da Del Prete, ex-capo di un Ufficio Tecnico che viene definito come un covo di mariuoli e indagato, senza però riuscire ad individuare il nome preciso dell’ingegnere delle tangenti, per un appalto riguardante lavori che per il 90% concernevano ponti. Il terzo attore, inanimato fino ad un certo punto, perché dentro ad ogni atto amministrativo c’è la firma di un dirigente in carne ed ossa e forse ci sono uno o più ispiratori politici, è un affidamento da 22 mila euro per la direzione dei lavori e il ruolo di coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione per il ponte lungo la Provinciale.

Già semplicemente con queste tre basi costitutive non sarebbe stato difficile pronosticare, pur non conoscendone l’identità, che il quarto e ultimo attore della storia, stavolta in carne ed ossa e, per quel che riguarda la storica foto da noi pubblicata in pulloverino giallo, sarebbe stato un soggetto problematico, con qualche guaio ancora da risolvere.

Un non colpevole senza se e senza ma, però subjudice in un processo importante, cioè quello già citato di Assopigliatutto, che, se fosse stata ancora in vigore l’impostazione giurisprudenziale che fino a poco tempo fa dava la facoltà agli imputati di chiedere l’azzeramento del processo e il rifacimento dello stesso con un dibattimento ex novo sarebbe terminato sicuramente con una semplice sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, a taralucci e vino, dopo la sostituzione del collegio giudicante avvenuta lo scorso novembre e che, invece, per effetto di una sentenza a Sezioni Riunite, dunque a solidissima giurisprudenza, ripartirà tra qualche settimana, nel mese di maggio, esattamente al punto del dibattimento a cui si era arrivati lo scorso autunno, cioè quando è stato ufficializzato il cambio del collegio giudicante, legato probabilmente al trasferimento del presidente del Collegio o altri motivi che potremmo approfondire.

Vabbè, abbiamo voluto mantenere un po’ di suspense (anche se vi è bastato leggere il titolo per l’anagrafica del soggetto), ora fuori il nome CasertaCE: trattasi di Pietro Terreri.

Beh, questo è un personaggio importante, molto conosciuto dai nostri lettori affezionati, essendo stato il protagonista di una stagione molto controversa e densa di ombre, assieme ad un suo cugino forse ancora più celebre di lui, quel Raffaele Macchione, trapiantato a Piedimonte dalla natìa Parete, chiamato in causa dai pentiti Nicola Schiavone, figlio di Sandokan e Antonio Iovine, cioè da due capi del clan dei Casalesi, condannato a 4 anni nella sentenza di primo grado del processo Normandia 2, salvo poi essere salvato dalla prescrizione, in quanto, rimanendo indimostrata l’aggravante camorristica secondo i collegi giudicanti, il reato contestato è finito dritto nel trita carte della prescrizione.

Sulle vicende che hanno connotato l’esperienza di questa coppia di cugini, cioè di Terreri e Macchione dentro alle vicende dell’Ufficio Tecnico del comune di Piedimonte Matese, soprattutto al tempo delle sindacature di Enzo Cappello, occorrerebbe un libro che potrebbe semplicemente accogliere i tanti articoli da noi pubblicati e certo non riguardanti solamente la vicenda delle presunte mazzette di Gino Imperadore, per le quali (a proposito, l’avevamo dimenticato) è imputato sempre nel processo Assopigliatutto anche Macchione.

Un libro con tante storie che hanno coinvolto anche diversi parenti di Terreri, a partire da Marilena Terreri, già dirigente del comune di Formia, e Annamaria Terreri, la quale insieme a Filippo Romano, architetto e marito dell’ex dirigente del comune di Formia, ha firmato progetti relativi ad opere interne del cimitero di Piedimonte nel periodo in cui all’Ufficio Tecnico del comune matesino dettava legge il congiunto Pietro Terreri e il cugino di questi, Raffaele Macchione, condannato e prescritto perché l’accusa di camorra, per la quale la Dda è rimasta convinta, è caduta nella sentenza del tribunale che pure l’aveva condannato a quattro anni di reclusione.

Questo nostro racconto avrebbe potuto continuare per ore, abbiamo esposto solo qualche riferimenti anagrafico per sostenere l’affermazione di problematicità del personaggio a cui Magliocca fa un affidamento diretto per un valore di 22 mila euro. Per la serie, se non sono problematici alla Provincia non li vogliamo, perché evidentemente non vengono considerati in tinta con la sua governance.

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