ELEZIONI La ingiusta, vergognosa esclusione di Stefania Modestino dagli eletti. Dopo esserci sfondati il cervello siamo riusciti a capire per quale diavoleria questo è accaduto
30 Settembre 2022 - 21:37
La questione parte dalla necessità di recuperare un candidato non eletto, qui nel collegio di Caserta, Salerno, Benevento e Avellino dei Cinque Stelle, per consegnargli, in pratica per regalargli, il seggio a Napoli in quanto, per le alchimie della legge elettorale, lì, con tre senatori eletti, la lista grillina è diventata deficitaria. Da qui parte un tourbillon di conseguenze che vi spieghiamo nell’ultima parte dell’articolo.
CASERTA (g.g.) – Niente più articoli di inchiesta chilometrici, ma solo un aggiornamento sulla questione del seggio che, in maniera piuttosto sorprendente, è stato assegnato alla lista Azione-IV nel collegio di Napoli, che ha premiato dunque il capolista Matteo Renzi, e non in quello di Caserta e delle altre province dove, seppur aritmeticamente è compresa tra i cinque senatori da eleggere secondo le norme del Rosatellum, la capolista Stefania Modestino è rimasta fuori, in quanto al collegio casertano è stato tolto un seggio che, alla fine, di senatori ne ha espressi quattro
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Sinceramente, vi diciamo che una cosa ci era sfuggita e ce ne siamo ricordati. Lunedì sera, in fase di pubblicazione dei risultati nel corso del nostro lunghissimo live iniziato alle 23 del 25 settembre, abbiamo evidenziato che Cinque Stelle, con il suo strepitoso 40% era riuscito addirittura ad avvicinare le performance apparentemente irripetibili delle elezioni del marzo 2018. Un 40% che si era tradotto in tre seggi da attribuire nel collegio proporzionale del Senato di Napoli e provincia – Campania 1 – che, uniti al seggio scattato a Campania2 (CE-BN-AV-SA), fanno salire a 4 il numero di senatori eletti con il proporzionale per i grillini in Campania.
In larghissimo anticipo su tutta Italia e tutti i media (o presunti tale) della regione, ci siamo anche accorti che due dei quattro candidati nel listino bloccato del M5S a Napoli avevano corso anche nell’uninominale maggioritario. E non solo avevano corso, ma si erano aggiudicati anche i loro collegi.
Parliamo della capolista di Campania 1 Senato, ovvero Maria Domenica Castellone, vincitrice all’uninominale di Giugliano, e del quarto in lista Orfeo Mazzella, che nella sfida maggioritaria per il Senato ha battuto Pina Castiello ed è stato eletto per il collegio di Torre del Greco.
A questo, per compensare l’assenza nel collegio di Campania 1 Napoli di un candidato da eleggere con il sistema proporzionale al Senato, il Rosatellum prevede che per la lista, in questo caso M5S, si vada ad attingere dal secondo collegio nella circoscrizione regionale quando esiste un secondo collegio, cosa che in Italia succede in Lombardia con tre collegi del Senato, in Piemonte due collegi, in Emilia due collegi, nel Lazio due collegi, in Sicilia due collegi e , per l’appunto in Campania con altri due collegi. Un procedimento che ha premiato il numero 3 della lista di Cinque Stelle a Campania Due, il salernitano Francesco Castiello.
Qui da noi, infatti, come si diceva, i grillini hanno eletto un solo senatore. Non il capolista ed ex ministro Stefano Patuanelli, il quale è scattato nel collegio plurinominale Senato Lazio 2 che, pur attribuendo il seggio al M5S, ha registrato una percentuale minore di quella raccolta dai grillini qui a Caserta, Salerno, Avellino e Benevento, ma Anna Bilotti, la quale era stata inserita a Campania 2 in seconda posizione, confidando sull’onda campana dei redditidicittadinanza e sul fatto che Patuanelli potesse effettivamente essere eletto nel Lazio, com’era tutto sommato prevedibile.
Com’era, inoltree, tutto sommato prevedibile che al nord, per i Cinque Stelle, non tirasse una buona aria e che dunque la candidatura di Patuanelli in un collegio uninominale del Friuli non portasse ad un risultato tale da farlo eleggere lì.
E così è stato. Patuanelli ha perso nettamente all’uninominale maggioritario del Friuli, ma è stato eletto al proporzionale del Lazio, di conseguenza il seggio assegnato a M5S nel nostro collegio se lo è aggiudicato la battipagliese Anna Bilotti.
Nella ricerca del terzo eletto di Napoli da affiancare ai già eletti Luigi Nave e Vincenza Aloisio, numeri 2 e 3 di quella lista e non candidati in alcun collegio maggioritario, a differenza dei numeri 1 e 4, cioè, dei già citati Mastellone e Orfeo Mazzella, si è dovuto guardare altrove, nell’altro collegio della Campania, cioè il nostro. Con Patuanelli eletto nel Lazio, con la Bilotti senatrice, in quanto assegnataria dell’unico seggio, conquistato a Caserta, Salerno, ecc., da M5S, si è arrivati al numero 3, cioè a Francesco Castiello. Al numero tre (su quattro) di Campania Due è stato candidato Castiello, anche lui salernitano, anche lui candidato all’uninominale, soccombente, però, nel collegio di Salerno, vinto dal coordinatore regionale di Fdi, Antonio Iannone.
Sarebbe rimasto fuori da Palazzo Madama, se il destino di Castiello fosse dipeso solo dal proporzionale del collegio CE-BN-AV-SA. Ma siccome a Napoli c’era bisogno di trovare un eletto per consentire al M5S di ottenere i tre seggi assegnati dal quoziente sia come lista, sia come partito (non essendo in nessuna coalizione, chiaramente, i due dati coincidono), è stato proprio Castiello il surrogante in prima battuta della capolista Senato Campania Uno Mastellone, a cui il seggio spettava aritmeticamente, e, in seconda battuta, nei confronti del numero 4, Mazzella, il quale avrebbe avuto diritto ad essere il surrogante di Mastellone ma che a sua volta è diventato surrogato avendo vinto l’uninominale Senato a Torre del Greco.
Dunque, Castiello, candidatosi al proporzionale di Campania Due, diventa senatore a Campania Uno, per Napoli e provincia.
Ora, quanto questo abbia potuto incidere sul destino di Stefania Modestino noi, onestamente, non lo sappiamo. Siamo rimasti infatti all’unica possibilità, chiarita dalle linee guida di Camera e Senato, in cui la legge elettorale vigente si consente di modificare la cifra di rappresentanza territoriale e cioè quando un seggio sovrannumerario di una lista in un collegio rispetto alla ripartizione obbligatoria regionale, viene eliminato e sostituito da un seggio assegnato ad un’altra lista, in questo caso deficitaria, in quanto i quozienti dei collegi non gli hanno riconosciuto il seggio dovuto, in quanto assegnato dall’unico quoziente che conta veramente, al di sopra di tutti quanti gli altri, cioè quello regionale.
Un seggio che la lista deficitaria va a conquistare in un collegio differente rispetto a dove è stato cancellato il seggio in più, sovrannumerario.
Come abbiamo scritto ieri, però, questo caso non si è verificato. Perché quando a Forza Italia i quozienti dei collegi Campania Uno e Campania Due hanno assegnato due seggi e non uno solo, come previsto dal quoziente circoscrizionale regionale, il partito di Berlusconi, considerati i voti percentuali dei due collegi, ha dovuto rinunciare al seggio qui a Caserta, aprendo la strada alla procedura di compensazione del collegio deficitario – in questo caso quello della Lega – che non è scattato a Napoli, bensì a Caserta e nelle altre province associate, cioè sullo stesso luogo del delitto, della decapitazione del seggio di Forza Italia, cioè nel collegio di Caserta, dunque in quello dove Fi ha pagato dazio in quanto lista sovrannumeraria.
La questione Francesco Castiello-M5S definisce una sorta di deficitarietà interna, in quanto, tra i quattro candidati della lista di Napoli non si è riusciti a coprire i tre seggi da assegnare obbligatoriamente. Questo ha portato allo spostamento di un candidato non eletto a Campania Due nella lista di Napoli e Provincia, Campania Uno, in modo da surrogare e da riempire il seggio mancante.
Questo spostamento non scala le quote di rappresentanza dei partiti, delle liste, perché è tutto un fatto interno ai Cinque Stelle che “presta” un suo candidato del collegio che comprende Caserta a quello di Napoli.
L’unica possibità è che questa legge ingiusta, vergognosamente ingiusta, abbia assimilato al caso del taglio alla lista sovrannumeraria e della concessione del seggio tagliato alla lista deficitaria, la rappresentanza territoriale. In poche parole, ed è l’unica possibilità residua di spiegazione, essendo Francesco Castiello un candidato e quindi un potenziale rappresentante dei territori di Caserta, Benevento, Salerno e Avellino, il fatto che sia stato spostato a Napoli in modo da coprire il terzo seggio di Cinque Stelle, ha determinato una sorta di apparente modificazione delle cifre elettorali demografiche. Dalla configurazione 6 a Napoli e 5 a Caserta, prevista dalla legge, a una configurazione di 7 a Napoli e 4 a Caserta che, nel momento in cui viene considerata tale, cioè una modifica dei pesi di rappresentanza e nulla più, ti porta automaticamente fuori strada e anche a sbattere. In effetti, se il Viminale avesse scritto che a Napoli erano stati eletti 6 senatori, scrivendo poi in una parentesi il segno e la cifra + 1, operando specularmente nel collegio di Salerno e Caserta in modo da associare alla cifra di 5 seggi previsti della norma il segno e la cifra, sempre dentro a una parentesi, di -1, forse avremmo capito subito dove erano andati a parare. In poche parole questi scienziati, cioè Rosato e quelli che hanno fatto questa legge elettorale assurda, nel momento in cui la necessità di spostare un candidato, peraltro non eletto dal collegio di Caserta, Salerno, Benevento e Avellino a quello di Napoli e provincia, non hanno considerato il settimo eletto ma in realtà avrebbero dovuto scrivere 6+1. Risultando Francesco Castiello comunque candidato a CE, SA, BN, ecc. è finita che in questo collegio sono stati assegnati altri 4 seggi, ma sarebbe stato meglio scrivere 4 – 1 seggio. In poche parole, il quinto seggio di Caserta, Salerno, Benevento e Avellino viene conteggiato a Napoli, dove nel momento in cui si scrive 7 seggi assegnati non si fa capire un tubo a nessuno.
Ricapitoliamo: se i seggi di legge a Napoli, più il seggio spostato necessariamente da Salerno, Caserta al collegio partenopeo; 5 seggi a Caserta, Salerno, Avellino e Benevento, di cui uno assegnato come settimo a Napoli e gli altri ai primi 4 quozienti, cioè a Cinque Stelle, a Fratelli d’Italia, alla Lega e al Pd. Per cui, il quinto quoziente di Italia Viva diventa (questo è veramente un manicomio) non più utilizzabile per il riparto degli eletti, visto che un non eletto a Salerno è stato recuperato a Napoli e lì ha portato con sé anche la quota di rappresentanza appartenente al nostro collegio.
Insomma, la Modestino quinta, i 4 seggi assegnati qui più il quinto vinto come in una lotteria da un secondo eletto salernitano di Cinque Stelle in un collegio dove questo partito aveva raccolto un solo seggio e non due. A Napoli Azione-IV è settima, per cui sta fuori, perché sono stati eletti non 7, bensì 6+1.
Sta fuori Renzi a Napoli, sta fuori ingiustamente la Modestino a Caserta. Però la legge dice che a contare è il quoziente regionale e il quoziente regionale attribuisce alla lista Azione-Italia Viva un seggio che, dunque, va recuperato. Il non eletto Renzi e la non eletta Modestino se lo contendono. Per lo 0,03%, pari a circa 130 voti, a scattare è Renzi e non la Modestino. Qualora, invece, Azione-IV avesse avuto più voti a Caserta, sarebbe stato il nostro collegio ad avere il 5+1, con Napoli invece fissata al 6-1.
Non siamo certo sprovveduti in materia di legge elettorale. Ma onestamente ci siamo dovuti sforzare in maniera incredibile per cercare di capire la ratio di questa attribuzione che, a nostro avviso, resta profondamente ingiusta, ma questo è. Ingiusta per una serie di motivi che abbiamo spiegato e che continueremo a spiegare nei prossimi giorni.