ELEZIONI POLITICHE C’è l’accordo tra Letta e Calenda. No a candidati divisivi nei collegi uninominali. Giovanni Zannini pronto con la sua super macchina clientelare ma…

2 Agosto 2022 - 16:23

Il consigliere regionale di Mondragone, essendo forte dell’appoggio del sindaco di San Marcellino, Colombiano, di quelli di San Cipriano, Sparanise, Villa di Briano, Lusciano, in parte Aversa, Parete, Vitulazio, Mondragone, Calvi Risorta ecc. è convinto di essere più forte dei sondaggi. E, a questo punto, siccome il sistema politico, e non solo politico, gli ha dato carta bianca negli ultimi anni, non è affatto detto che parli a vanvera.. Anche perché se si mette lui, Luserta, il citato Colombiano, Capriglione e tanti altri… beh, il collegio è quanto meno aperto.

 

 

CASERTA (g.g.) Altro che veti a sinistra, altro che Fratoianni, Bonelli, altro che impossibilità genetica, per un partito nuovo che si richiama a un riformismo centrista e tutto sommato moderato, di stare con Di Maio, o con le schegge della sinistra più estrema. Era solo una questione di poltrone. E, dunque, come era stato facile prevedere, si trattava di una questione di posti, di numero di candidature. E così, un Pd, evidentemente in grandissima difficoltà dopo la fine dell’intesa con i Cinque Stelle, ha finito per attribuire al partito di Carlo Calenda, cioè ad Azione, il 30% dei collegi uninominali. Il 30% rispetto ad una percentuale nei sondaggi che a Calenda assegnano il 5,5, massimo il 6%.

Ma Enrico Letta ha due obiettivi in questa campagna elettorale e non è affatto detto che il primo sia costituito dalla vittoria ad esito degli scrutini. Perché noi siamo abbastanza convinti che Letta, che evidentemente, coltiva ed è condizionato nella sua vita dal sentimento del rancore, quand’anche umanamente giustificato, si proponga prima di tutto di distruggere definitivamente Matteo Renzi, isolandolo da Calenda, con cui poteva costituire un polo di centro sufficientemente credibile. D’altronde, se ripensiamo alle immagini dello scambio di consegne, attraverso l’ormai proverbiale campanella, tra Letta “che doveva stare sereno” e Renzi a Palazzo Chigi, si capisce molto anche delle super concessioni che il segretario nazionale del Pd ha fatto al leader di Azione. Mai, anche quando inquilino uscente e inquilino entrante di Palazzo Chigi  – ed è capitato spesso – si stavano letteralmente sulle scatole, si è assistito ad una scena come quella che vide protagonista un Enrico Letta che descrivere come corrucciato era veramente poco. Una roba imbarazzante, tanto intensa, anche nella rinuncia ad ogni freno inibitorio nel momento in cui si mostrava alle televisioni di tutto il mondo, da far pensare ad ognuno di quelli che l’hanno potuta vedere in tv e che hanno un minimo di esperienza in cose della politica italiana, che non sarebbe finita così e che ci sarebbe stato, sicuramente, un seguito, uno strascico favorito, peraltro, dalle contingenze della storia, dalle sconfitte riportate da Renzi quando era premier e segretario del Pd. Una storia densa di connotazioni emotive di tipo personale che non  poteva chiudersi sottostando alla ragion politica. Per mettere alla porta Renzi, occorreva catturare Calenda. E allora, ponti d’oro. 

Nell’accordo sancito un’ora fa a Roma viene anche stabilito che nessun leader nazionale della coalizione sarà candidato al maggioritario. E, in più, non dovranno correre candidati divisivi.

Questo apre un discorso molto delicato su possibili veti incrociati e che potrebbe coinvolgere la provincia di Caserta. Giovanni Zannini, infatti, con la sua struttura di potere, costruita in maniera politicamente spregiudicata, come mai era capitato in passato nella storia di questa pur non certo candida provincia, ha già detto che lui se la gioca al maggioritario e che, quindi, sarebbe pronto a scendere in campo anche senza la copertura di un posto più comodo nel listino proporzionale.

Cosa dirà il Pd di Caserta? Secondo noi, la candidatura di Zannini avrebbe molte possibilità di passare, perché, da un lato Gennaro Oliviero chiede il posto di capolista al proporzionale e, ottenendolo, non si metterebbe certo a piantare grane e veti in una campagna elettorale troppo breve per essere ulteriormente complicata da conflitti interni alle coalizioni nella fase di individuazione dei candidati. Mentre, nel caso in cui non la ottenesse, si disimpegnerebbe e, anche in questo caso, non andrebbe lì a ridurre la sua funzione a quella di un politico che, non riuscendo a realizzare il proprio obiettivo, si mette ad opporre veti. Difficile, dunque, pensare ad un’attività del presidente del consiglio regionale e della componente del Pd che gli è vicina, magari aggiungendo alla stessa anche quella di Camilla Sgambato, finalizzata a sbarrare la strada, per quanto riguarda il collegio maggioritario a Zannini, in modo che questi non corra con le insegne della coalizione che, in caso di candidatura, il mondragonese andrebbe a rappresentare a pieno titolo, con buona pace del moderatismo – ma questo è anche un problema di Calenda -, facendo propri anche i programmi dei comunisti (rei confessi) di Fratoianni. Dunque, bisognerà attendere qualche giorno, ma riteniamo che almeno uno dei tre collegi maggioritari tutti casertani, sarà dato ad Azione.