ELEZIONI REGIONALI, IL SONDAGGIO. Centrodestra in vantaggio, ma i numeri sono ancora presi alla carlona. E il CorMez sbaglia l’addizione
7 Dicembre 2019 - 18:46
NAPOLI – (Gianluigi Guarino) Il centesimo tentativo di rifare la Democrazia Cristiana inizia con la commissione di un sondaggio che qualcosa pure costa. Certo, gli altissimi contenuti morali, enunciati dai “padri costituenti” della “Diccì centocinquanta punto zero“, tutta gente attempatella, tra la quale chi ha 65 anni va considerato un giovincello sognatore, sembrano contraddittori rispetto alla scelta di iniziare la propria esistenza con un sondaggio, cioè con uno strumento tipico di quella politica contemporanea che i federatori Gianfranco Rotondi, Publio Fiori, Paola Binetti, Lorenzo Cesa eccetera, tutti coordinati da Peppino Gargani, uno degli esponenti storici del generone degli highlander irpini, gli immortali, con super Ciriaco sempre in grande spolvero, che veleggiano tranquillamente verso il secolo di età.
Dunque, mentre si cita Alcide De Gasperi, ci si concede l’uso suggestivo degli aggettivi della nobiltà storico politica dei “liberi e forti” di sturziana memoria, mentre immancabilmente ci si pone come argine alla deriva di una destra xenofoba e addirittura definita eversiva dai vegliardi che poi sarebbe quella di Salvini e in parte della Meloni, se non abbiamo capito male, quelli della Federazione Popolare ordinano un bel sondaggino ad Index Research.
Una cosettina terra terra, per capire la tendenza elettorale in vista delle prossime elezioni regionali della Campania. Due domandine chiare: “Per
Comunque, al pari di quello che abbiamo scritto per la speculare stima compiuta dalla “Noto sondaggi”, azienda gemmata dalla Ipr Marketing, che prende il nome dal bravo e parimenti scaltro sondaggista napoletano Antonio Noto, anche in questo caso, dai numeri venuti fuori si può prendere, come parte utile, interessante, la tendenza.
Il sondaggio ci dice che il candidato più forte del centrodestra sarebbe Mara Carfagna, la quale conseguentemente, vincerebbe le ipotetiche primarie, che, ovviamente non si faranno mai, staccando di 10 punti (40% contro 30%) Stefano Caldoro e di 20 punti Mastella attestato al 10% mentre Paolo Russo e Cosimo Sibilia raccoglierebbero rispettivamente il 6 e il 4%.
Brevissima parentesi: dal 1994, chi scrive ha letto e consultato centinaia e centinaia, forse addirittura, un migliaio di sondaggi. Nel corso degli anni, gli istituti di rilevazione, oltre a perfezionare di stima delle intenzioni di voto, si sono anche smaliziati, e non poco. Nel senso che è quasi impossibile che conducano un sondaggio toppando su quella che abbiamo appena definito “la tendenza”.
Ma al di la di questo, è molto importante, soprattutto quando alle elezioni, oggetto della stima, mancano molti mesi, individuare il committente, di cui di solito il sondaggista sa interpretare i desiderata, quando i numerini sono destinati ad essere pubblicati nei giornali e letti nei tg.
Per cui, già questa cosa delle primarie con Carfagna, Caldoro e Mastella al 40 tondo tondo, al 30 tondo tondo, al 10 tondo tondo, non è una stronzata, perchè ripetiamo è fedele rispetto ad una tendenza che c’è, ma i numeri sono buttati lì un pò a caso.
Quattordici sono quelli che separerebbero Mara Carfagna, che si attesterebbe al 49%, da Vincenzo De Luca che in questo derby salernitano riuscirebbe a raggiungere al massimo il 35%, con la Ciarambino di 5 Stelle attestata al 15%. Il resto andrebbe ad altri candidati. Con Stefano Caldoro, ed è questo tutto sommato che si intende far emergere nel sondaggio, non cambierebbe granchè, visto che l’ex governatore toccherebbe quota 47%, con De Luca attestato al 36% e la Ciarambino al 14%, che poi non si capisce per quale motivo se il candidato del centrodestra decresce leggermente, quello del centrosinistra cresce leggermente, il terzo, cioè 5 Stelle, decresce a sua volta, a causa dell’ingresso di Caldoro sulla scena, quasi a far pensare che quest’ultimo prenderebbe qualche voto di opinione non assimilabile ad un’area politica specifica, ma prenderebbe qualche voto di 5 Stelle, che la Carfagna non intercetterebbe.
Mah!
Clemente Mastella che, evidentemente, ai “neo proto democristiani” sta sulle scatole, non è stato sottoposto a stima.
Per quanto riguarda i partiti, a parte Fratelli d’Italia, nessun grande exploit rispetto alle Europee del maggio scorso.
Lega al 17%, il partito della Meloni toccherebbe addirittura l’11%, con Forza Italia che manterrebbe una base elettorale passabile, rispetto ai sondaggi nazionali che girano ultimamente, e attestata al 14%. La lista del presidente, ma non si capisce cosa abbiano chiesto al telefono i sondaggisti, tarando la rilevazione su una eventuale lista Caldoro o su una eventuale lista Carfagna, accreditata al 6%. Il movimento Cambiamo, fondato da Toti, che volendo fare una battuta, se vuol cambiare mettendosi con l’Udc di Lorenzo Cesa, stiamo proprio freschi, al 2%. Altre liste del centrodestra 1%. La somma è pari al 51%.
Passiamo al centrosinistra: il sondaggio di Index Research accredita il Pd di un 16%. La lista del presidente De Luca è stimata al 5%, cioè un 1% in meno rispetto ad una lista Carfagna o lista Caldoro in area centrodestra. Poi c’è Campania Libera che fa perno sui Casillo, giusto per capirci, data anch’essa al 5%, Italia Viva, il partito di Renzi, al 3%, i Verdi al 2%, altre liste di centrosinistra al 3%. La somma complessiva del centrosinistra è uguale a 34%.
La lista di 5 Stelle è data al 15%, esattamente gli stessi voti di cui è accreditata la candidata presidente Ciarambino.
E qui cominciano i misteri. Scusateci, ma ‘sti Agrippa stanno sempre in mezzo. Abbiamo finito con Franco de Il Mattino a Marcianise e cominciamo con Angelo CorMez che nel 1996 mi contattò telefonicamente affinchè intercedessi con l’ottimo Pasquale Clemente, al tempo direttore del Corriere di Caserta, per un contratto di praticante dentro ad un’operazione orchestrata, indovinate da chi…ma ovviamente da Antonello Velardi.
Il Corriere del Mezzogiorno parla del sondaggio Index Research e dice che la somma dei partiti di centrodestra è uguale al 46% a fronte del 32% di quelli del centrosinistra e del 15% di 5 Stelle. Nell’articolo pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno, Agrippa cita esattamente le percentuali del sondaggio Index Research.
Ma la somma fa 51 e non 46, come quella del centrosinistra fa 34 e non 32, come si può leggere dal documento integrale così come è stato pubblicato nel sito ufficiale sondaggiopoliticoelettorali.it del consiglio dei ministri.
Insomma, un casotto.
Sentite a me: la tendenza è effettivamente a favore del centrodestra, ma le stime sono molto molto aleatorie. L’irruzione sulla scena delle liste civiche declinate esattamente e con i loro candidati messi effettivamente in campo segnerà il momento serio, reale, di cui i sondaggi, speriamo un poco più precisi, meno raffazzonati di quelli di queste settimane, conteranno un pò di più.
E conteranno di più perchè De Luca, Carfagna, Caldoro eccetera non appaiono in grado di attrarre consenso aggiuntivo, supplementare, autonomo rispetto alle liste che li sosterranno. In poche parole, di fenomeni in giro non se ne vedono. E allora, il voto di opinione sui partiti ma soprattutto quello clientelar-personale sui singoli candidati al consiglio regionale, distribuiti sia sotto i simboli dei partiti, sia sotto quelli delle liste civiche, costituiranno i fattori determinanti per un esito, rispetto al quale, però, va detto, non può essere considerata irrilevante quella tendenza venuta fuori sia dalla rilevazione della Noto sondaggi sia da quella, peraltro un pò più discutibile, apparentemente raffazzonata, della Index Research.
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