ELEZIONI. Zannini fa pace col suo “compare” Stefano Graziano e gli chiede di raccomandarlo alla Camusso. In cambio “fratellone” gli domanda di…
1 Agosto 2025 - 16:10

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Povero sindaco di Villa Literno, pensate un po’ che ha creduto alla “parola” 😂😂😂 del mondragonese dopo l’accordo per votare Colombiano alla Provincia. Ma la parola non conta quando le manca la materia prima dell’onore. E allora ecco che la sopravvivenza dell’araba fenice Pignetti diventa merce di scambio per due soggetti nati per vivere in simbiosi genetica
CASERTA (giaguar) – Povero Valerio Di Fraia, il consigliere regionale Giovanni Zannini gli ha promesso che se avesse appoggiato Anacleto Colombiano alle elezioni provinciali, lui gli avrebbe fatto dono della poltrona dorata di presidente dell’Asi Caserta. Se Zannini avesse voluto fare sul serio questa cosa avrebbe impiegato tre giorni per raccogliere i sindaci a lui fedeli, per far regolarizzare le quote laddove ci fossero degli arretrati, da versare da parte te dei Comun morosi. per formalizzare la convocazione dell’assemblea, che all’Asi si chiama Consiglio generale, e per votare infine la sfiducia alla presidente e al comitato direttivo.
Raffaela Pignetti avrebbe presentato il ricorso al Tar, spendendo altri diecimila euro per un incarico legale esterno e aggiungendoli ai milioni e milioni letteralmente gettati via negli anni della sua presidenza e ghermiti dalle tasche di chi paga le tasse e versa i canoni.
Avrebbe perso perché il Tar si sarebbe messo a ridere di fronte a uno statuto, quello dell’Asi di Caserta, il quale non prevede che un organo assemblare possa mandare a casa un comitato direttivo e un presidente, a differenza di quello che può fare ad esempio un Consiglio comunale col sindaco in un contesto del tutto speculare che è quello sì di un Consorzio, ma di un Consorzio partecipato dalle sovranità comunali, frutto del voto dei cittadini, al di là delle eccentriche inclusioni realizzate ultimamente dalla Pignetti, di una roba, costituita da amici suoi di Palermo e della metafisica fondazione Asi, una edificazione istituzionale tragicomica e senza eguali in Italia.
A Di Fraia gliel’ho detto subito comunicandogli il seguente concetto: ma quanto può contare, amico sindaco di Villa Literno, la parola d’onore di uno che registra una telefonata privata all’insaputa del suo interlocutore e poi la passa alla Pignetti in modo che questa possa presentare una ridicola querela per minacce, ovviamente collocata nel posto dove meritava di essere collocata, ossia nel cestino del disonore?
Questa è gente senza onore che ventiquattro ore su ventiquattro coltiva e alimenta i sensi di una onnipotenza che sa dargli solo un potere che non è mai responsabilità, mai speso, neppure per un solo secondo, per la cura del bene comune, bensì attivato costantemente per spingere a pieno regine la compravendita di favori e di prebende, finalizzata al mantenimento del proprio stato di grazia, della propria vanità, pompata ogni giorno da pletore di leccapiedi che, se lo Zannini cadesse realmente in disgrazia, ci impiegherebbero un nanosecondo a mollarlo, per lo stesso motivo per il quale oggi gli baciano il culo. Un potere i cui effetti sono, poi è soprattutto, orientati a realizzare una condizione economica personale che ti permette di avere tutto e di tenere tutti a cuccia, di poter finanziare campagne elettorali sontuose di piegare gli affetti a ogni proprio volere e a subire ogni modello di vita.
Oggi è il primo agosto e la presidente Pignetti, come avevamo largamente previsto quando è venuta fuori questa storia della sfiducia, è saldamente al suo posto come lo è da 12 anni, dilatando l’espressione plastica e paradigmatica della peggiore epoca vissuta dalla politica casertana da quando la politica esiste in questa provincia.
Gira una storia nei banchi del Consiglio regionale che a noi non stupisce. Non ci stupisce perché noi abbiamo sempre saputo che per Zannini il partito Forza Italia era un porto di emergenza, una necessità frutto del timore che le inchieste giudiziarie che lo coinvolgono potessero avanzare con un vero salto di qualità. Forza Italia del senatore Francesco Silvestro, non a caso divenuto grande amico suo, Forza Italia di Catello Maresca, che sarà anche un magistrato in aspettativa e in declino, ma rappresenta comunque per Zannini un buon consulente per provare almeno a pararsi il culo preventivamente rispetto all’attività dei PM imparziali e non parziali come lo sono stati qualche amico e qualche amica suoi.
Dal giorno della perquisizione subita sono trascorso quasi otto mesi. Più passa il tempo e più Zannini di convince che quello fatto esplodere dalla procura di Santa Maria Capua Vetere sia stato un colpo a salve. E allora, piano piano, comincia a crederci di nuovo di poter continuare a fare il consigliere regionale così come lo ha fatto negli ultimi dieci anni, di poter allargare il perimetro della sua strategia. In poche parole, non solo Forza Italia, da cui aveva ottenuto ampie rassicurazioni di una candidatura al Parlamento con immunità incorporata alle prossime elezioni politiche, ma anche una possibilità concreta di poter portare a termine quello che sta diventando, in questi giorni, il suo vero Piano A.
Avendo visto gli ormai ex grillini genuflettersi al cospetto di De Luca, ha pensato di ripetere l’operazione del 2020: lui a capo della lista civica del governatore, elezione sicura e ingresso in maggioranza dalla porta principale per continuare a manovrare da protagonista negli uffici dei mandarini della Regime, dove, va riconosciuto, è stato il più formidabile produttore di ricotte che la storia del Consiglio regionale ricordi.
Ma c’è un ostacolo che si frappone alla realizzazione del colpo grosso: si chiama Susanna Camusso, che in nome dell’etica proclamata, ma solo in teoria, vedi caso Marche, da Elly Schlein, ha detto più volte che lei, Zannini, nella coalizione del centrosinistra non lo vuole. Ma Zannini pensa – e se lo pensa, essendo tutt’altro che uno stupido, avrà le sue buone ragioni – che Stefano Graziano abbia la possibilità di abbattere questo veto dello “Zannini impresentabile”.
Ci dicono che ultimamente i due, dopo essersi spartiti poltrone, strapuntini e ogni singolo boccone di potere nell’Asi, nel Consorzio Idrico, in quello di bonifica, negli Ato e dentro alle sequenze più oscene dei concorsi dell’amministrazione provinciale, abbiamo vissuto qualche mese di freddo. Ma figuriamoci, questa è una pariglia nata per intendersi, per capirsi, avendo lo stesso cervello e i medesimi neuroni applicati a quella che loro chiamano politica.
Ed ecco la voce che gira nelle stanze della Regione: Zannini sarebbe andato da Graziano, gli avrebbe chiesto di lavorarsi la Camusso. In cambio Graziano avrebbe fatto istanza a Zannini di mantenere al suo posto di presidente dell’Asi Raffaela Pignetti, che di Graziano resta pupilla vera, al di là delle posture degli ultimi mesi.
La benedizione dell’ottimo fratellone Teverola, flirtare con Fratelli d’Italia allo scopo di ottenere qualcosa a Roma quando a marzo prossimo scadrà indifferibilmente, a meno di un colpo di Stato militare modello Pinochet, il suo secondo mandato, che la dabbenaggine di De Luca e della Regione Campania ha reso più lungo di quello del presidente della Repubblica.
Zannini ritiene che sia, dunque, la Camusso il problema, mentre non si preoccupa affatto di Cinque Stelle, avendo capito che il partito di Fico e di Cafiero de Raho candiderebbe pure Francesco Schiavone Sandokan pur di vincere le elezioni regionali. Insomma, per il Mondragonese Forza Italia resta il piano B. Il rapporto tra lui, Silvestro e Fulvio Martusciello (altro terzetto geneticamente assortito) è ottimo e ogni tanto viene alimentato da gesti, in verità, più do forma che di sostanza, dato che il recente passaggio a Forza Italia di quattro sindaci casertani ha riguardato altrettanti micro comuni elettoralmente non molto rilevanti. Zannini sente la morsa giudiziaria allentarsi e punta allora ancora una volta su De Luca.
Se il suicidio della Schlein e della Camusso si consumerà definitivamente, l’ex governatore presenterà non una, ma due liste civiche, portando in Consiglio otto, forse nove suoi rappresentanti, facendo polpette dello stralunato Fico e indebolendo pesantemente il risultato del Pd a cui non resterà altro da fare che consegnare le sue insegne campane a De Luca
Ordunque, suicidio per suicidio, la Schlein e la Camusso si portassero il lavoro avanti e realizzassero il gesto estremo iniettando nell’alto resa incondizionata una bella trovata scenica: a questo punto candidassero Giovanni Zannini nella lista del PD, anche perché questo sarebbe l’unico modo per conquistare sicuramente un seggio in provincia di Caserta. 😂😂😂