Evasione milionaria, indagato monsignor Cuccarese più 84. In manette anche imprenditore casertano
19 Febbraio 2020 - 17:12
CASAPULLA – Ci sono 85 indagati tra i quali monsignor Francesco Cuccarese, ex arcivescovo di Caserta, con entrature allo Ior, e poi ventidue arrestati e mezzo miliardo di fatture false per un’evasione da 80 milioni, di cui 2,1 milioni in contanti sequestrati. Sono i numeri dell’inchiesta della Guardia di finanza bresciana su una vera e propria fabbrica dell’evasione, nella quale sono incappati anche tre imprenditori abitanti in provincia di Bergamo. Sono in carcere Giuseppe Gorini detto Olindo, 63 anni, originario di Marone (Brescia) e Pierantonio Prior, torinese di 56 anni abitante a Dalmine, mentre è agli arresti domiciliari Ettore Trepiccione, 47 anni, originario di Casapulla e residente a Dalmine. I reati, a vario titolo, sono associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio di denaro.
Il tutto ruotava attorno allo studio di un commercialista bresciano che aveva studiato tutto il meccanismo dell’evasione fiscale: creava attraverso prestanome società di comodo che producevano crediti fittizi e fatture inesistenti, individuavano poi le persone a cui vendere i loro prodotti, principalmente imprenditori desiderosi di abbattere le imposte. Il denaro guadagnato veniva poi ripulito attraverso sofisticate operazioni che vedevano corrieri specializzati portare i contanti in Slovenia, Croazia e Ungheria (dove un professionista apriva e gestiva una serie di conti correnti) ma anche in Vaticano (il monsignore indagato avrebbe tentato di aiutare la banda ad aprire quattro conti allo Ior). Per occultare i fondi neri era anche stato costituito un trust simulato.
Tra i dipendenti della banda c’erano anche un (falso) appartenente alle forze dell’ordine e un (falso) membro dei servizi segreti. Non sono mancati i tentativi di intimidazione nei confronti di chi potesse fornire informazioni utili alle indagini. Tentativi risultati vani anche grazie all’intervento preventivo degli investigatori che hanno attivato appositi dispositivi di tutela.