FRATELLI DEL…CODICE PENALE. Marco Nonno, il consigliere regionale cacciato, condannato in via definitiva e a rischio carcere per devastazione, favorito per la carica di nuovo presidente cittadino dei meloniani napoletani

18 Febbraio 2024 - 12:34

All’Hotel Ramada è in corso il voto. E possiamo ben immaginare i soggetti che vi si stanno recando. Gli si contrappone Diego Militerni. Ma il Nonno, sostenuto dai vari Cirielli e, nonostante le dichiarazioni furbastre, anche dallo Schiano, appare ampiamente favorito

CASERTA (gianluigi guarino) – Si tratta di un articolo scritto per i nostri lettori più affezionati che, essendo tali, ben conoscono chi sia Marco Nonno e ben conoscono il motivo per cui, pur trattandosi di un politico napoletano, CasertaCe se n’è occupato nell’estate scorsa.

Ovviamente, noi non lo conosciamo di persona, ma solamente in foto. E – ovviamente – ci siamo appassionati alla vicenda particolare che lo ha coinvolto, nel momento in cui ha tentato di far passare per buona la baggianata, che tocca i nervi coperti o scoperti di gente come noi che di cronaca giudiziaria scrive dalla mattina alla sera.

Marco Nonno è quel politico di Fratelli d’Italia, tempo fa condannato in primo grado dal tribunale di Napoli a 8 anni di reclusione per i reati di devastazione, danneggiamento aggravato, resistenza a pubblico ufficiale, realizzato in concorso con altri, non direttamente, ma come regista, come uomo che, secondo i giudici partenopei, aveva preordinato e diretto a telefono una presunta manifestazione di disoccupati attuata però con

metodi squadristi.

La corte di Appello lo aveva assolto per il reato più grave, confermando la condanna per danneggiamento, invece, e resistenza a pubblico ufficiale per un totale di due anni.

Alla corte di Cassazione sono ricorsi sia i difensori di Nonno, sia la procura generale presso la corte di Appello. I primi per chiedere l’assoluzione o, in subordine, l’annullamento con rinvio della sentenza relativa ai reati di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, la seconda per chiedere l’annullamento con rinvio ad altra sezione dell’Appello relativamente all’assoluzione per il reato di devastazione.

Questo ha creato un giudicato, ovvero un verdetto inappellabile e definitivo per la parte relativa a danneggiamento e resistenza, che Marco Nonno, incredibilmente, ha contestato, appoggiandosi sull’annullamento con rinvio avvenuto per il reato maggiore, su richiesta della corte di Appello che, in maniera del tutto stravagante, avrebbe reso non definitiva tutta la sentenza, anche nella parte relativa ai reati di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.

Dopo quattro, cinque articoli nostri in cui questi ragionamenti erano corredati da giurisprudenze, da forme logiche ineccepibili, il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, evidentemente compulsato da Vincenzo De Luca, a cui Nonno risultato simpatico e che il governatore forse voleva utilizzare per i disordini sotto Palazzo Chigi, visto che si tratta di uno specialista, ha chiesto un parere alla corte di Appello di Napoli.

Francamente, il presidente della corte è sembrato un po’ scocciato, perché si scoccia il matematico a cui si chiede se 1+1 faccia 2 o faccia 3. Comunque, ha spiegato che quello è un giudicato senza se e senza ma, così Marco Nonno è stato messo alla porta del consiglio regionale che a quel punto non poteva fare altrimenti.

Ora, da quando in Campania è passato come un tornado il sottosegretario alla giustizia Andrea Del Mastro, gli statuti sono stati modificati, probabilmente nel corso di cene gaudenti, esposte alla fresca brezza del golfo, alla presenza di Michele Schiano, di sua moglie, di Cirielli, Iannone, Gimmi Cangiano, ancora la netto delle MariniMendez, eccetera.

Ma qui ormai, nel partito del presidente del consiglio, oltre a non contare più i carichi pendenti, non conta nemmeno il casellario giudiziale, visto che oggi quel certificato contiene, per il sottoscritto diverse condanne, soprattutto multe per il reato straordinariamente importante di diffamazione a mezzo stampa, mentre per Nonno una condanna definitiva per danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Cioè quelle forze dell’ordine che Meloni e il suo partito dicono di amare.

Se poi vogliamo andare ai carichi pendenti, la procura generale di corte di Appello, dal momento in cui ha ottenuto l’annullamento con rinvio della sentenza di assoluzione, ha anche confermato in questo particolare certificato la piena presenza dello status giudiziario di Marco Nonno che al momento risulta un condannato a 8 anni e mezzo in primo grado, il quale dovrà essere ri-processato solo per il reato di devastazione, ripetiamo, da un collegio diverso rispetto a quello che lo ha assolto, rischiando, alla luce dei motivi dell’annullamento con rinvio di cui abbiamo trattato dettagliatamente la scorsa estate, di vedersi appioppata la condanna per devastazione.

Se questa sarà aderente ai motivi per cui la Cassazione ha annullato l’assoluzione, Marco Nonno dovrà andare in carcere senza se e senza ma, trattandosi di una condanna superiore ai tre anni.

Ora, è vero che a Roma Giorgia Meloni è impegnata a governare, che sua sorella Arianna ancora ci ha capito molto poco della Campania, e che il partito è in mano a quei due marpioni di Lollobrigida e Donzelli, ma qui si sta esagerando.

Perché Marco Nonno stasera alle ore 20 (o alle 21, le 22, quando saranno scrutinate le schede) potrebbe diventare a presidente napoletano del partito del premier e del ministro della Giustizia.

Ma una volta non c’erano le regole per le candidature e le cariche politiche che rendevano obbligatoria la pubblicazione dei carichi pendenti e del casellario giudiziale? Lo abbiamo già scritto in passato. Un partito forte, un partito che a Roma comanda, tende a perdere contatto con la realtà e con la realtà dei territori. Può essere mai Fratelli d’Italia alternativa di governo a quel forsennato di De Luca, inserendo in una casella tanto importante, quella della terza città d’Italia, uno squadrista?