MARCIANISE. Grillo dixit: “Te la do io…la Caserma dei Carabinieri”. In due puntate, il racconto di una storia nata male e con Velardi finita anche peggio

19 Marzo 2021 - 18:43

PRIMA PUNTATA. Ci è piaciuto parafrasare il titolo di una storica trasmissione del comico poi divenuto leader politico. Il contratto sgangherato tra Comune e Novelli Srl, la guerra delle date di scadenza, i contenuti della sentenza del giudice il cui dispositivo pubblichiamo in calce all’articolo

 

 

MARCIANISE (G.G.) – Qualcuno dei nostri lettori, costantemente interessato alle cose che pubblichiamo su Marcianise, ha notato, facendocelo a sua volta notare, un nostro scarso impegno sulla vicenda del cosiddetto sfratto della Compagnia Carabinieri di Marcianise, deliberato dalla giunta comunale lo scorso 15 marzo, nel corso di una seduta nella quale il sindaco Velardi era assente.
Non è vero che il fatto non ci ha interessati, tutt’altro. Ci siamo dati tempi più lenti e dilatati, nel momento in cui ci siamo accorti della complessità della questione, definibile come tale nel momento in cui la stessa è frutto di atti amministrativi e di negozi giuridici regolati dal Codice Civile sviluppatisi nel 2012, cioè 9 anni fa, e da una sentenza di un giudice civile che opera dentro a un ordinamento di grande complessità, affollato di concetti giuridici principali e da una miriade di subordinate.

Insomma, una cosa complessa, che non può essere trattata con superficialità e senza una conoscenza approfondita, fino a diventar profonda, dell’intera cronologia delle azioni messe in campo dai vari attori di un vero e proprio “pasticciaccio”, per dirla come il grande scrittore Carlo Emilio Gadda.

Senza voler sindacare il lavoro degli altri, introduciamo in questa premessa la pubblicazione di certi articoli e di certe agenzie di stampa solo perché hanno contribuito a ingarbugliare ulteriormente una matassa già complessa di per sé, offrendo su un piatto d’argento al sindaco Velardi la possibilità di una replica con apparenti ragioni.
Un varco che il primo cittadino non avrebbe trovato sicuramente qualora ad uscire fossimo stati noi per primi attraverso le modalità espositive che ci contraddistinguono.

Oggi siamo pronti a sintetizzare questa storia della caserma perché abbiamo lavorato duramente, per diverse ore, com’è giusto che sia, ad una minuziosa analisi del testo di documenti giudiziari, partendo dalle note integrative presentate dal Comune di Marcianise il 24 aprile 2020 a firma dell’avvocato Riccardo Ernesto Di Vizio, voluto dal sindaco Velardi come componente di quel gruppo di giuristi che lavora in convenzione per l’amministrazione comunale e, all’occorrenza, per gli altri organismi politici e burocratici operanti nel palazzo di città.

Dunque.

Tutto quello che è successo dal 2018 in poi è stato in parte determinato dalla strategia messa in opera da un avvocato di fiducia del sindaco Velardi, utilizzato necessariamente, perché altrimenti non avrebbe potuto fare, anche dal commissario prefettizio, nonché viceprefetto vicario di Caserta, Michele Lastella.

Sintetizzare non è facile, però vi diciamo che la sentenza del 13 gennaio scorso, pronunciata dal giudice del Tribunale Civile di Santa Maria Capua Vetere Alessandra Tedesco, riconosce le ragioni più rilevanti all’attore, cioè alla Novelli Srl, società di gestione immobiliare.
Le ragioni principali, ma non tutte.

Facciamo un passo indietro per spiegarvi che questa è una mela bacata dall’approssimazione, sin dall’inizio.
Con un po’ di fatica abbiamo trovato il famoso contratto, seppur privato di qualche pagina letteralmente scomparsa, allegato a una delibera di giunta comunale datata 17/02/2012 con la quale il Comune di Marcianise, al tempo amministrato dal sindaco Antonio Tartaglione, stipulava un contratto di locazione con la Novelli Srl per assumere lo status di conduttore dell’immobile e dei terreni immediatamente circostanti, da destinare, nei piani di quell’amministrazione, alla caserma dei Carabinieri.

Un passaggio che all’epoca si configurò come propedeutico alla naturale e doverosa scelta di Marcianise quale sede di Compagnia della Benemerita che potesse far lievitare il prestigio della città e la cifra di tutela dell’ordine pubblico che, per quanto riguarda i Carabinieri, era stata garantita per decenni dalla presenza di una semplice Stazione in una città di 40mila abitanti.
Non sappiamo se si trattò di un caso di gatta frettolosa e se contò la necessità di fare in fretta.

Certo è che già dalla lettura di quel contratto ci siamo resi conto che l’intera operazione sarebbe potuta finire male.
Intanto mancava, come nota il giudice, una esplicita indicazione della data di inizio delle obbligazioni attivate dalle parti, essendo affidata l’esecutività del citato contratto alla redazione di un verbale di immissione in godimento, ai sensi dell’articolo 6 del contratto di locazione.

Questo verbale avrebbe sancito l’epilogo dei lavori e fissato il secondo in cui il Comune avrebbe acquisito il pieno possesso dell’immobile, esprimendo realmente il proprio status di conduttore.
Vacci a capire se e quando questo verbale sia stato firmato.
Fatto sta che il 17 febbraio 2012 la giunta approva il contratto, ed è questo l’unico dato temporale certo.
Considerando la durata di 6 anni così stabilità all’interno dello stesso, questo periodo è scaduto, secondo l’amministrazione comunale di Marcianise, nel giugno del 2019.

Ciò vorrebbe dire che per il Comune la piena esecutività, cioè il verbale di conclusione dei lavori, risaliva al giugno 2013.

Diversamente la pensava la Novelli Srl, il quale ha assunto come punto di riferimento la data del 29 gennaio 2019, precedente di 6 mesi rispetto alla scadenza sancita dal Comune. Questo ha determinato una querelle che poi il giudice non ha considerato granché rilevante per la sua decisione.

Da un lato Novelli Srl ha portato in giudizio il Comune chiedendo lo sfratto per morosità, dall’altro lato il Comune ha chiesto l’inammissibilità di questa domanda in quanto morosità non c’era, visto e considerato che aveva versato i canoni di locazione, cioè 23mila euro+Iva, proprio fino a giugno 2019, coprendo i primi due trimestri dell’anno.

La domanda di Novelli Srl si fondava sull’idea che il pagamento operato dal Comune di quasi due trimestri eccedenti la scadenza del contratto, fissata al 29 gennaio 2019, avesse determinato un tacito rinnovo dello stesso.

Deve essere stato chiaro, però, all’avvocato della Novelli Srl Giacomo Tartaglione, che la storia del tacito rinnovo e dunque dello sfratto per morosità non era sostenibile, visto e considerato che questo è espressamente vietato all’articolo 4 del contratto di locazione.

Forse anche per questo motivo la Novelli aveva rinunciato al giudizio.

Il Comune, da parte sua, si è costituito e da convenuto ha attivato una procedura di mediazione, che non è andata a buon fine, nel novembre del 2019, quando in carica c’era già il commissario, arrivato subito dopo il 16 ottobre, data della caduta di Velardi per sfiducia del consiglio comunale.

Il pallino, prima come anche nel novembre 2019, rimaneva nelle mani dell’avvocato Di Vizio il quale, diciamocela tutta, ha puntato su un pronunciamento di inammissibilità della domanda di Novelli.

Un calcolo rivelatosi sbagliato, visto e considerato che la rideterminazione della rivendicazione dell’impresa esprimeva un “cambiamento del rito”, che il giudice Tedesco ha considerato applicabile sia ai sensi del combinato tra l’articolo 666 e 667 del Codice Civile, sia in funzione della giurisprudenza di legittimità della Corte di Cassazione, come potrete leggere dal testo integrale della sentenza, che pubblichiamo in calce.

Dunque, il Tribunale, una volta sgomberato il campo dalla richiesta di Novelli di considerare il contratto tacitamente rinnovato, respingendo la domanda di Novelli, sia da quella relativa a un risarcimento per maggior danno rivendicata dall’imprenditore (i motivi li  leggete all’interno del dispositivo) ha prodotto la parte più importante della sua decisione: disarmati i due contendenti dal problema della definizione della data di scadenza del contratto, il giudice, dovendosi pronunciare sulla legittimità della richiesta di sfratto e sulla validità della richiesta di corresponsione dei canoni di affitto relativi ai mesi successivi a quello dell’ultimo pagamento di giugno 2019, ha riconosciuto l’esistenza di questo titolo di creditore, peraltro non contestato dal Comune, e automaticamente – esclusa l’inammissibilità e considerato pacifico che il contratto era comunque scaduto a prescindere dalla valutazione delle date da ciascuno rivendicata – rimaneva il semplice riconoscimento di titoli evidenti.

Dunque, 18 mesi di canone, da luglio 2019 a dicembre 2020, per un importo complessivo di 414mila euro oltre Iva e il pagamento delle spese, comprendenti gli 8mila euro da corrispondere all’avvocato di Novelli Srl Giacomo Tartaglione.

In tutto questo, dopo aver incardinato una seria conoscenza dei fatti, messa a disposizione dei nostri lettori, qual è la valutazione sul comportamento che il sindaco Velardi ha avuto in questa vicenda in relazione al secondo protagonista rabberciato e scoordinato di questa storia, cioè il contratto di comodato d’uso gratuito firmato tra il Comune e il Ministero dell’Interno perché quella diventasse la caserma della Compagnia Carabinieri?

Ve lo spiegheremo lunedì pomeriggio.

 

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