I NOMI. Società cartiere, fatture false e riciclaggio. Sequestro da 127 milioni: nel mirino della Procura diverse imprese di Terra di Lavoro. Chiusi i negozi “Diva” di Aversa e del centro commerciale Campania
27 Gennaio 2025 - 09:38
Tra gli indagati anche Angelo Zaccariello, titolare di un distributore di carburanti a San Marcellino scarcerato recentemente e finito in carcere perchè secondo l’accusa, sarebbe stato l’autore materiale di una tentata estorsione ai danni di un noto imprenditore di pellami
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AVERSA – I Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Pisa e Napoli hanno scoperto un presunto maxi giro di fatture false organizzato anche con passaggi di denaro internazionali e l’uso di società cartiere che avrebbe fruttato profitti illeciti per oltre 127 milioni di euro.
Tra le società finite nella lente d’ingrandimento degli investigatori anche “Asia Srl“, che gestisce i negozi di calzature Diva. I punti vendita “Diva” in Campania, 17 tra le province di Napoli (a Fuorigrotta, Soccavo, Centro Storico, Vomero e Colli Aminei), Caserta e Aversa, sono tutti stati sequestrati.
Se 127 milioni è la cifra posta sotto sequestro dai finanzieri a 51 società, anche il numero degli indagati è ingente: si tratta in tutto di 63 persone. L’esecuzione dei sequestri – con perquisizioni svolte da più di 200 finanzieri – ha riguardato complessi aziendali, beni mobili ed immobili, tutti beni riconducibili agli indagati o nella loro disponibilità. Secondo gli inquirenti ci sarebbero state numerose violazioni finanziarie, con tasse evase per oltre 46 milioni di euro nel periodo dal 2019 al 2021, nonché di condotte di riciclaggio ed auto-riciclaggio fino al 2024 per oltre 81 milioni di euro.
Nell’elenco degli indagati ci sono 63 persone, accusate a vario titolo di associazione
Melito di Napoli, Corrado Nani, 69enne, Giuseppe Nani (di Claudio), 41enne, Giuseppe Nani (di Corrado), 41enne, tutti di Napoli, Giuseppe Nani, 37enne di Frattamaggiore, Vincenzo Nani, 39enne di Melito di Napoli, Teresa Rucco, 39enne di Trentola Ducenta, Zhiqiang Chi, 49enne, Leiwei Xia, 49enne, cinesi ma che vivono nel capoluogo campano, Massimo Calabrese, 61enne di Napoli, Nicola Barbato, 64enne di Frattaminore, Francesco Barbato, 33enne di Cesa, Patrizia Cottone, 57enne, e Lorenzo Nani, 30enne, entrambi di Napoli, Angelo Zaccariello,
67enne di Trentola Ducenta, Nicola Barbato, 38enne, e Saverio Barbato, 67enne, tutti e due di Orta di Atella, Nicolaldo Fedele, 42enne di Aversa, Andrea Cardone, 52enne di Napoli, Stefano Cioffi, 50enne di Pozzuoli, Giovanni Iafulli, 65enne di Arzano, Ciro Maresca, 45enne di Napoli, Barbara Margarita, 44enne di Lusciano, Giovanni Rennella, 54enne di Aversa, Antonio Palumbo, 74enne di Napoli, Antonio Santoro, 56enne, Francesco
Santoro, 49enne, e Bruno Melluso, 58enne, questi ultimi tutti partenopei.
Il meccanismo che avrebbe consentito di non pagare (o pagare meno) le tasse è legato alle fatture false che, dice la Procura, venivano saldate dai clienti mediante bonifici bancari che i principali indagati versavano su conti correnti di istituti di credito in Cina. Sempre via bonifico, il denaro rientrava in loro possesso grazie a cinesi residenti a Napoli,
due dei quali figurano tra gli inquisiti.