I nuovi padroni di CASERTA bruciano in un rogo il manuale di “Trabucchi”. A Giurisprudenza ora si studierà lo “Zannini-Magliocca”

3 Gennaio 2022 - 18:35

Pazzesca procura firmata dal presidente

 

 

CASERTA – Va a finire che dovrò parlare con il mio amico Raffaele Picaro, professore ordinario di Diritto Privato all’Università Luigi Vanvitelli di S.Maria C.V., per chiedergli di adottare per i suoi studenti un nuovo manuale.
Spediamo definitivamente in pensione i medagliatissimi manuali di Alberto Trabucchi, Pietro Rescigno e Andrea Torrente, e adottiamo per tutte le cattedre della facoltà di Giurisprudenza il nuovo manuale “Zannini-Magliocca”.
Peraltro, essendo stato scritto nelle sue ponderose mille pagine in soli 15 giorni nell’appena trascorso mese di dicembre, modellato sull’esperienza vissuta nelle settimane concitate della Gisec, magari al professore Picaro farà anche piacere visto che lui fu messo alla porta proprio da Magliocca che ovviamente non poteva tenere un accademico a capo di un ente strumentale – che poi si sa a cosa servono questi enti, strumentati per la produzione quotidiana di ricotta clientelare e imbrogli assortiti.
Finalmente, penserà il docente universitario sammaritano, una raccolta sistemica di tutte le esperienze giuridiche vissute in questo mese che non ha precedenti nella storia della gestione della cosa pubblica in terra di lavoro.
Mancava solo l’ultimo capitolo.
Quello più prezioso, più importante, che produce una riforma radicale profonda di una struttura una volta fondamentale all’interno del Codice Civile, oggi divenuta obsoleta e superata.
La coppia Zannini-Magliocca, ideatrice ed esecutrice materiale di tutto ciò che avete potuto leggere solo in questo giornale, modificano la natura e le modalità attraverso cui il legale rappresentante di una società manifesta i suoi poteri, le sue prerogative, i suoi doveri.
Anzi, possiamo dire che è proprio il concetto definitorio di legale rappresentante ad essere profondamente rivisitato o addirittura rimaneggiato ad un solo passa dalla sua abolizione.
Un brevissimo flashback.

L’ultimo è residente in ordine di tempo della Gisec legalmente insediato, cioè il dottore commercialista Alessandro Cioffi, quando è arrivato al timone della società che gestisce gli impianti dei rifiuti dell’intera provincia di Caserta, ha trovato lo sperpetuo, che poi era quello da noi raccontato nei tanti articoli che abbiamo dedicato alla pazzesca giostra dei milioni e milioni di euro che avevano segnato il periodo precedente, quello della presidenza di Fiorillo, finiti nei forzieri di un ben precisato gruppo di aziende, tutte appartenenti alla nota tradizione imprenditoriale di Villa Literno, Castel Volturno, Casapesenna e dintorni: Fontana, Ucciero, quelli lì.
Con il gran cerimoniere dell’Ufficio Tecnico della Gisec, il ben noto Zippo, a dominare letteralmente la scena.
Il resto, un vero e proprio disastro.
Della serie non disturbate il manovratore o i manovratori.
Dunque, gli altri dipendenti tutti zitti e mosca in quanto gratificati da un’enorme mole di incentivi, di trattamenti integrativi del loro stipendio, in una contrattazione decentrata divenuta un vero e proprio assalto alla dirigenza della spesa pubblica.
Oltre a questo fardello, Cioffi ha dovuto affrontare anche un’altra partita di fondamentale importanza, in grado potenzialmente di determinare la bancarotta della Gisec, creditrice della Regione Campania di tanti e tanti milioni di euro, non ricordiamo bene la cifra ma siamo intorno ai 15 o 16 milioni.
Ciò perché da una vita Gisec non ha pagato i canoni, a corrispettivo del conferimento della parte secca, inerte, inorganica dei rifiuti della provincia di Caserta bel termovalorizzatore di Acerra.
Cioffi si è messo, e non dovendo giocare partite personali, non dovendo concentrarsi sulla costruzione di idee creative su appalti e prebende, ha risolto il problema: siccome la Gisec è a sua volta creditrice di importi mai erogati da molti comuni che scaricano i loro rifiuti nello Stir di S.Maria C.V. o che li hanno scaricati a Marruzzella, ha catalogato questo crediti e alla Regione Campania ha formulato la seguente proposta: noi ti cediamo i crediti di alcuni Comuni e tu Regione, che hai molti più mezzi dei nostri per farti pagare, incassi fino a concorrenza della cifra che noi ti dobbiamo per l’utilizzo del termovalorizzatore di Acerra.
Alessandro Cioffi non lo confesserà mai, ma noi sappiamo che per fare gli interessi di Gisec ha rifilato un bel po’ di susamielli (metafora natalizia) alla Regione, la quale ha assunto, in quanto cessionarie, i debiti contratti nei confronti di Gisec da parte dei Comuni più disastrati, cioè i dissestati e semi-dissestati, lasciando nel portafoglio di Gisec quelli dei Comuni con i conti più in ordine e dunque in grado di garantire un minimo di prospettiva alla causa cruciale per la Gisec di incassare il dovuto per i servizi erogati.
Proprio nei giorni in cui Zannini letteralmente spiritato e scatenato, ha preteso da Magliocca che le nuove nomine Gisec, tra l’altro abortite, avvenissero il giorno prima delle elezioni provinciali, Alessandro Cioffi avrebbe dovuto firmare, a Napoli, gli atti finali per la cessione ufficiale ed irreversibile di questi crediti alla Regione Campania, con conseguente chiusura e azzeramento dei debiti contratti dalla Gisec verso quest’ultima-.
Eh beh, non c’è stato nulla da fare.
D’altronde, quello di “silenzio e preghiera”, quello di “avanti il prossimo”, quello di “Oliviero, ti ho fatto barba e capelli”, tutto è fuorché un fine dicitore men che meno uno attento agli interessi collettivi, al bene comune.
Per cui, niente da fare, poi è andata come è andata, visto che i tre nominati, cioè Massimiliano De Benedictis, Caterina De Rosa e Dario Di Matteo non sono mai entrati in carica perché alla Gisec hanno ricominciato a fare quello che avevano sempre fatto ai tempi di Fiorillo, cioè la non-gestione.
Pensate che non sapevano neppure che dal 14 dicembre i consiglieri di amministrazione frutto di una deliberazione di assemblea di una società di capitali devono depositare in Camera di Commercio la loro firma elettronica.
Non avendolo fatto, l’omologazione è stata respinta.
Per cui, ad oggi, ci sono due o tre scavezzacollo, a partire dal presidente Francesco Massaro del collegio dei revisori dei conti, che stanno continuando in queste ore a firmare atti che non potrebbero firmare, visto e considerato che nessuno di loro, a partire dal presidente stesso, ha depositato la propria firma digitale alla Camera di Commercio, accreditandosi quale legale rappresentante, seppur in via provvisoria, in attesa della nomina del Cda che Magliocca ha fissato per sabato 8 gennaio.
Ma l’accorso con la Regione doveva essere definito negli ultimi giorni dell’anno.
Ora, non sappiamo come sia andata a finire, mentre sappiamo del grande processo di riforma del Diritto Civile italiano, operato da Zannini e da Magliocca.
Quest’ultimo, infatti, ha firmato una procura a Dario Di Matteo affinché questi si recasse alla Regione e apponesse la sua firma sotto all’atto finale di cessione dei crediti.
Dario Di Matteo era anche componente del vecchio consiglio di amministrazione, quello che a nostro avviso era l’unico in grado di rimanere in carca per gli affari correnti fino all’omologazione del nuovo.
In quel caso, però, sarebbe comunque toccato al presidente dimissionario Cioffi andare a Napoli per chiudere l’atto di cessione dei crediti, visto che l’ordinaria amministrazione fa rimanere molto parzialmente in vita l’organo amministrativo fino a quando non ce ne sia un altro, abilitato dalla legge ad operare.
Pe cui, Magliocca ha firmato, come detto prima, questa Procura.
Ma chi è Giorgio Magliocca, presidente protempore della Provincia, nella struttura giuridica della Gisec Spa?
È il socio unico pro tempore. E cos’è l’atto che la Gisec deve stipulare con la Regione Campania?
Si tratta di un contratto che, essendo tale, fino alla riforma Zannini-Magliocca, non può non essere definito dalla firma in calce del legale rappresentante. Ora, questi può essere il presidente del Cda, come nel caso di Gisec, può essere l’amministratore unico quando non c’è Cda.

Ma si tratta di una figura – manco fossimo in terzo ragioneria – che esprime la rappresentanza legale della persona giuridica.
Il Codice Civile ha suddiviso prerogative e poteri degli organi interni di una società in maniera ben precisa.
Un socio è socio e basta. Un socio può essere anche legale rappresentante in quanto presidente del Cda o amministratore unico.
Un socio, così era almeno fino alla riforma che rivoluziona il diritto civile italiano, non può esprimere, in quanto solamente socio, i poteri e le funzioni del legale rappresentante.
Dunque non può neanche firmar procure che traslano poteri che non ha ad altre persone.
Ma figuriamoci, con quello che abbiamo visto e raccontato nei giorni in cui la legge l’hanno fatta Giovanni Zannini, Antonio Luserta, Nicola Esposito, Colombiano e compagnia, se ora questo è un problema.
Fino a quando le magistratura, una o anche più di una insieme non interverranno, questi si sentiranno autorizzati a realizzare ogni giorno la strage del diritto, delle norme, peraltro beffate da atteggiamenti tanto lascivi, tanto plateali da risultare addirittura beffardi, irridenti, nei confronti della legge e di chi la rappresenta.