Il BONUS CASA ad Aversa e agro aversano è già un business: i soliti noti preparano la truffa dei lavori al 50%. Vi diciamo chi rischia

7 Luglio 2020 - 13:45

Il Decreto Rilancio non è ancora legge ma dove ci sono i soldi è tutto un fiorire di finanziarie e fondi che abbandonano lo status di aree usurarie. Noi sorveglieremo

 

AVERSA – Il mondo dei bonus collegati alla casa, al suo miglioramento, soprattutto, negli ultimi anni, a quello che viene definito “efficientamento energetico”, cioè quei lavori che servono a rifornire la propria abitazione di energia cosiddetta pulita, erogata da fonti naturali, non fossili, non inquinanti, è un vero e proprio ginepraio.

Fino a prima del Covid, pur sviluppandosi, ad ogni legge di bilancio, attraverso diversi e possibili interventi di sconto fiscale, l’incentivo era stato sempre legato al rispetto di requisiti piuttosto complicati, che finivano spesso in colli di bottiglia in grado di porre tanti vincoli da disincentivare le persone comuni, non i marpioni e gli addetti ai lavori, ad accedervi o anche solo a provarci.

Il Covid e l’evocazione di “Piano Marshall” che questo ha portato con sé, ha allargato le maglie di questi vincoli, portando inoltre il livello dello sconto fiscale ad un “fantasmagorico” 110%.

In poche parole, tu fai 100mila euro di ristrutturazione finalizzata all’efficientamento energetico e io Stato ti consento di scaricare i 100mila euro sulle tasse. Anzi, ti dico di più, ti regalo anche 10mila euro eccedenti al valore dei lavori che tu hai dichiarato.

Inutile oggi addentrarsi troppo negli aspetti tecnico-giuridici della questione. Lo faremo dopo che, alla fine di questa settimana, il cosiddetto Decreto Rilancio sarà convertito in legge dal Parlamento, in una condizione di altissima tensione politica, che ha indotto il governo – chiamato dalle opposizioni a concedere molto di più di quello che ha concesso – a porre la fiducia.

Subito dopo si conoscerà il testo definitivo anche per quel che riguarda la parte del bonus casa al 110%.

Oggi ci limitiamo, conoscendo i nostri polli – che non sono come quelli di Renzo Tramaglino, che non litigano tra di loro stupidamente mentre si avviano ad essere buttati in pentola – dobbiamo già dire una sola cosa.

Questi polli qua, al contrario, parlano poco, litigano ancora meno e soprattutto, a differenza di quelli dei Promessi Sposi, in pentola non ci finiscono mai.

Il decreto, che ha attuato già il bonus casa, ha un contenuto non complicatissimo, ma neppure di facilissima comprensione.

Prima di illustrarlo, ci soffermiamo oggi su una delle possibilità offerte: il contributo può svilupparsi in uno sconto fiscale spalmato in 5 anni. Oppure il bonus può essere trasformato in credito di impostausufruendo subito dello sconto fiscale. O ancora, è possibile ottenere uno sconto sul prezzo da pagare al fornitore che esegue i lavori, da quest’ultimo recuperato dal fisco sotto forma di credito di imposta oppure con facoltà di cessione ad altri soggetti. 

Attenzione: le banche si sono già chiamate fuori rispetto a questa ultima opzione, sottolineata da noi con tanto di grassetto.

Ciò lascia spazio ad istituzioni che hanno i quattrini in mano. In agro aversano di quattrini più o meno strani che girano ce ne sono a tonnellate.

In queste ultime settimane, al riguardo, viene segnalata una proliferazione di finanziarie e addirittura di Fondi, già disponibili ad assorbire l’intera relazione contrattuale tra il proprietario dell’abitazione e lo Stato Italiano, erogatore del contributo attraverso lo sconto fiscale.

Se leggete bene, vi renderete conto che un’impresa o un consorzio di imprese promotrici può acquisire dal proprietario il titolo sul bonus, che può recuperare collegandosi direttamente allo Stato quale beneficiario di un credito di imposta spalmato nel tempo (ma a questo punto l’operazione non avrebbe senso) ma può soprattutto cederlo a terzi.

Detta così è una cosa complicata ma lecita.

Da noi, luogo della trastola per antonomasia, questo 110% rischia di decurtarsi molto al di là di ciò che la legge consente.

La possibilità che una finanziaria o un fondo possa erogare immediatamente l’intero bonus porterà ad un meccanismo che dovrà riconoscere una provvigione all’istituzione finanziaria e, a quanto si dice, un 10/15 % all’impresa che ha gestito l’intera operazione.

In agro aversano sono usciti già alcuni numeri. Un 50% del 110% finirebbe nel meccanismo finanziario.

Il proprietario, che è l’unico responsabile per la legge, non potrà spendere, dunque, i 100mila euro, beneficiando addirittura dei 10mila aggiunti, ma ne potrà utilizzare molti di meno. Si calcola, per come si stanno organizzando alcune “grandi firme” dell’imprenditoria aversana, un 55% massimo 60%.

Ma se il proprietario ha presentato un progetto per 100mila euro di lavori, occorrerà un’impresa, una sorta di sub-appaltataria, che quei lavori li dovrà fare alla metà del prezzo, cioè mantenendosi formalmente in una dimensione di spesa di 100mila, ma costando in realtà 50mila.

Inutile dire che se su questi inghippi dovessero piombare la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate, a pagare sarebbe solo il proprietario, la cui firma è l’unica cosa che serve per accedere al bonus.

Siccome stanno girando già molti emissari, molti promotori di un pacchetto che rischia di diventare paccotto, attraverso l’uso di materiale dichiarato di valore 10 ma in realtà collegato a sottomarche di valore 5, è opportuno avvertire chi viene avvicinato che è lui e solo lui a rischiare conseguenze penali e fiscali gravi, nel momento in cui firma una roba del genere.