IL COMMENTO. IL CASO ASI DIVENTA CASO TARI’. Scarichi nei Regi Lagni. Donna Raffaela, ma lei dove va in vacanza?

22 Giugno 2019 - 13:52

MARCIANISE (gianluigi guarino) – Scusi, presidente Raffaela Pignetti, lei è una persona di indubbio valore culturale, come si evince dalle note biografiche, pubblicate a scopo curricolare, che giacciono nel sito dell’Asi di Caserta da quando lei ha assunto la presidenza.

Ma se quelle note sono, per un verso, la sua forza, perché, data l’autorevolezza che ne trasuda, in grado di far dimenticare a tutti il riflesso femminino e biasimevolmente sessista e maschilista, di evocazione della sua indubbia avvenenza, dall’altro verso diventa la sua debolezza, perché i titoli di esperta in Beni Culturali, la formazione manageriale lei autocertifica, non integrano, usando un termine giuridico che i suoi legali, per i quali lei ha speso 54 mila euro attingendoli dalle casse pubbliche per querelarmi, avranno utilizzato più volte, non integrano, dicevamo, le necessità cognitive che un presidente dell’Asi deve, giocoforza, possedere se vuole controllare davvero le cose che vi succedono accanto al proprio ufficio.

Uno può anche non essere laureato in ingegneria e può anche non aver sostenuto studi intorno alle politiche industriali, ma un’infarinatura, una piccola impalcatura culturale se la deve fare, altrimenti capitano cose come quelle capitate nelle ultime ore e anticipate da un articolo di CasertaCe ieri mattina (LEGGI QUI).

Succede che ci sono due imprese importantissime, dove girano quattrini, e non pochi, Ifis ma soprattutto Il Tarì che scaricano da una vita le loro acque reflue, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, non trattate nel collettore dell’Asi, il quale poi sversa quella roba indovinate dove? Ma naturalmente nel canale dei Regi Lagni.

Perché se la coltissima, prima ancora che bellissima, presidente Raffaela Pignetti, si può consentire di andarsene in vacanza in Sardegna o in un’accorsata località del Cilento, o in Grecia o in uno dei comuni delle meravigliose Cinque Terre o anche a Miami, il povero casertano e napoletano tira la cinghia per un anno intero in modo da potersi regalare una o due settimana di vacanza lungo il litorale Domitio.

Che cosa dobbiamo farci con questo popolo“, avrebbe detto un’altra bionda passata alla storia, cioè la regina di Francia Maria Antonietta d’Austria? Il popolo è sciocco.

Il popolo non conta nelle decisioni che contano. Il popolo fa il bagno e mangia la merda perché ci siamo “noi”, gli “stradritti” che guadagniamo 10 mila euro al mese, anche perché consentiamo di scaricare la sostanza che il generale napoleonico Cambronne fece diventare una imprecazione celeberrima, nei Regi Lagni, che la condurranno diritta nel mare adiacente a Castel Volturno, Mondragone eccetera.

Lei, forse, presidente Pignetti, non era informata sulla composizione chimica di ciò che quelli del Tarì, i soliti del Tarì, sversavano nel collettore della cui tenuta lei è oggettivamente e soggettivamente responsabile.

Troppo impegnata a elaborare determine e delibere creative, troppo impegnata a consultarsi con Stefano Graziano, per elaborare cose come quella delibera davvero geniale del terreno concesso a 0 euro alla signora Pozzi. Troppo con la testa altrove per concentrarsi sui fondamentali delle sue infrastrutture.

Non ha mai avuto il tempo per “chiamarsi” la mattina i dirigenti e chiedere: scusi Vitelli, scusi Martino, ma i nostri collettori come funzionano? Stiamo apposto con la legge?

La sua cultura manageriale potrebbe adesso indurla, con l’aiuto del suo pigmalione Stefano Graziano, a capire se queste due imprese, scaricando i liquami non trattati, abbiano risparmiato dei quattrini, e che quattrini!

Siamo sicuri che questa vicenda giudiziaria, in considerazione della struttura di alta integrità morale che connota la gestione dell’Asi di Caserta si risolverà nella proverbiale bolla di sapone.

Scusi se ci permettiamo, Donna Raffaela: ma lei, quest’anno, dove va in vacanza?

IL COMUNICATO DELLA PROCURA

I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Marcianise hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo d’urgenza adottato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, avente ad oggetto il collettore del Consorzio ASI di Caserta, sito alla località “Pozzo Bianco” del comune di Marcianise.

Esso riceve lo scarico di acque reflue industriali della ditta IFIS S.p.A. e della ditta IL TARÌ e ha come ricettore finale il corpo idrico superficiale costituito dal canale Saglianico, a sua volta tributario del canale dei Regi Lagni, senza che ciò sia preceduto da alcun trattamento di depurazione e, peraltro, senza autorizzazione.

Il sequestro d’urgenza è stato convalidato dal GIP presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Si procede, allo stato, nei confronti dei Rappresentanti Legali del Consorzio ASI di Caserta nonché
degli Amministratori della ditta “Il Tari” e della ditta IFIS, che immettono le acque reflue degli scarti delle
loro produzioni senza alcun tranamento.
Le indagini hanno preso spunto dall’effettuazione di controlli sugli scarichi e le immissioni di acque
reflue nel canale dei Regi Lagni presenti in comune di Marcianise.
Detti accertamenti hanno infatti permesso di individuare il collettore fognario del Consorzio ASI
di Caserta attraverso il quale venivano illecitamente smaltiti, in assenza di autorizzazione e senza alcun
trattamento di depurazione, sia i rifiuti liquidi che le acque reflue industriali prodotte dalla ditta IFIS S.p.A. e
dalla ditta IL TARI, integrando cosi il reato di scarico di acque reflue non autorizzato nonché di illecito
smaltimento di rifiuti liquidi sanzionati rispettivamente dagli artt. 137 co.I e 256 co.2 del d.lgs. 152-2006.
Inoltre, i predetti indagati, cooperando colposamente tra di loro, per negligenza, imprudenza ed
imperizia, ed in violazione del principio di precauzione e prevenzione, cagionavano con detta abusiva
condotta anche la compromissione ed un deterioramento significativo e misurabile delle acque del canale
Saglianico, attraverso il prelievo ed analisi di campioni eseguiti a cura dell’ARPAC di Caserta, che vedevano
alterati i valori di Escherichia Coli, di azoto nitroso e di azoto ammoniacale, integrando anche il delitto per
colpa di inquinamento ambientale di cui agli artt. 452bis c.p. – 452quinqiiies c.p..
Ai predeni indagati è stato contestato anche l’illecito amministrativo di cui all’art. 25 undec’m del
d.Igs. 231-2001 “Responsabilità amministrativa degli Enti”, in relazione all’art. 5 comma 1 D.lgs. 231-2001,
in dipendenza dei reati descritti in precedenza, per l’ingiusto profitto conseguito nel non chiedere la prevista
autorizzazione integrata ambientale per lo scarico aperto abusivamente, cosi non consentendo i controlli,
l’apposizione di precauzioni da parte degli enti preposti al controllo ed un risparmio di spesa per IFIS ed il
“IL TARI” per lo smaltimento dei reflui industriali.