IL DELITTO DEL SINDACO PESCATORE. A nostro avviso i difensori di Fabio Cagnazzo hanno scaricato l’amico del cuore Lazzaro Cioffi e vi spieghiamo il perché

25 Novembre 2024 - 13:36

Premettiamo all’inizio di questo sommario di sintesi che a nostro avviso Romolo Ridosso ha una cifra di credibilità nelle sue molteplici dichiarazioni, molto bassa. Detto questo  gli avvocati hanno voluto fortemente far pubblicare da un quotidiano il verbale dell’interrogatorio di Romolo Ridosso, coindagato nell’omicidio che, oltre ad affermare in maniera piuttosto illogica secondo noi, che quell’omicidio Giuseppe Cipriano e il cugino oggi defunto, Raffale Maurelli, non lo vollero per il traffico di droga ma per un furto subito dal primo cittadino da parte di un collaboratore di Cipriano, contiene anche parole molto forti sulle minacce che Ridosso avrebbe subito il giorno dopo il delitto da parte dello stesso Cipriano, il quale gli aveva chiesto di trovare un killer professionista da Acerra, ma anche all’unisono dal brigadiere di Maddaloni. Concetto: quest’ultimo c’entra nell’omicidio, Fabio Cagnazzo no. E’ plausibile questa separazione d’intenti? Vedremo

AVERSA (g.g.) Un soggetto come Romolo Ridosso, di cui non possediamo una percezione di memoria criminale, essendo lui appartenente ad un clan salernitano, precisamente scafatese, che reca, tra le altre cose, il cognome della sua famiglia. Però, il nostro archivio materiale e mentale ci permette di classificarlo di clusterizzarlo all’interno di una tipologia ben precisa che ha appartenuto anche a tanti altri esponenti della criminalità organizzata che, a vario titolo, attraverso racconti resi a verbale, ammissioni, mezze ammissioni, dentro o fuori dallo status di collaboratori di giustizia, hanno incasinato piuttosto che semplificare tante indagini.

Al netto, questa tipologia di criminale discente diventa un dichiarante che, poi, nei tempi lunghi di un procedimento giudiziario non server più a nulla e viene fatalmente considerato non essenziale nel contributo dichiarativo, dai giudici deputati ad emettere una sentenza. Questi soggetti cambiano versione in base al proprio interesse del momento è, diciamocela tutta, anche per una traccia di protagonismo che li porta a un certo punto a rendersi conto di aver assunto un ruolo si essere in qualche modo coccolati dall’autorità inquirente per ricevere da lui qualche dichiarazione buona

Il paragone con il mitico Ciccio e’ Brezza al secolo Francesco Zagaria è assolutamente doveroso. Qualche anno fa si rappresentò come collaboratore di giustizia cruciale, quello che sarebbe riuscito a porre in evidenza le relazioni tra il clan dei casalesi, il mondo della politica casertana e le diverse burocrazie comunali. Oggi, non certo per motivi gratuiti, ma per tutte le contraddizioni e i racconti che poi alla luce dei fatti gli avvocati difensori hanno obiettivamente demolito per la loro infondatezza, è uno che becca condanne pesantissime nei processi che lo hanno coinvolto perché nessun magistrato giudicante gli applica i benefici previsti dall’articolo 8 ossia quelli dovuti ai collaboratori che effettivamente hanno dichiarato cose in grado di resistere alla formazione della prova in dibattimento

Tornando a Romolo Ridosso e dunque all’ordinanza che portato all’arresto, tra gli altri, del colonnello dei carabinieri aversano Fabio Cagnazzo, del brigadiere dell’arma in pensione Lazzaro Cioffi, quest’ultimo di Maddaloni, ci troviamo di fronte a due propalazioni. Attenzione, Ridosso non è un pentito, Ridosso è uno che ha accettato di rispondere alle domande dei magistrati di Salerno che ne hanno chiesto e ottenuto l’arresto per l’omicidio dell’ex sindaco di Pollica, Angelo Vassallo.

Ha risposto e ha riempito un verbale lo scorso 11 novembre facendo in pratica scomparire il movente della droga dell’omicidio e, naturalmente, chiamandosi fuori da ogni responsabilità per quel delitto

In pratica i personaggi centrali del narcotraffico ossia l’imprenditore locale Giuseppe Cipriano e suo cugino, ora defunto, Raffaele Maurelli, sarebbero stati sicuramente il fulcro dell’omicidio, ma non perché Angelo Vassallo aveva scoperto il narcotraffico come aveva fatto anche pubblicamente intendere nel momento in cui mobilitò il corpo dei vigili urbani di Pollica nel controllo di un determinato spazio del porto di Acciaroli, sotto al faro, dove trovava approdo il gommone che trasportava la droga nonché setacciando alcuni locali tra cui quelli degli imprenditori Palladino e come Vassallo aveva, peraltro, confidato a diverse persone pur senza fare i nomi di quelle implicate cosa che aveva invece pensato di fare proprio il 6 settembre nell’incontro con il comandante della Compagnia di Agropoli propiziato dal procuratore Alfredo Greco ma, così ha raccontato Romolo Ridosso, perché il sindaco Vassallo avrebbe scoperto un furto compiuto nella sua proprietà, da un dipendente G.S. di Giuseppe Cipriano. Poi sempre Ridosso ha dichiarato ai magistrati che Cipriano avrebbe deciso di imboccare la pesantissima e drammatica strada dell’omicidio in quanto il sindaco non avrebbe dato un appalto importante, quello della pavimentazione del porto di Acciaroli, ad un cugino dell’imprenditore e criminale di Pollica

Lo stesso Romolo Ridosso, fuori da ogni verbale, e ritenendo di non essere ascoltato da una cimice investigativa aveva confidato alla sua fidanzata del tempo, che poi ha confermato la circostanza, che aveva avuto un ruolo, precisamente di aver usato un’azione a favore di Giuseppe Cipriano.

L’attenzione, secondo quello che Ridosso dice alla sua donna, si sarebbe concretizzata nel ruolo che Ridosso dice di aver avuto, nella preparazione, nell’organizzazione dell’omicidio di Angelo Vassallo. Quella è una dichiarazione auto accusatoria anche se, va detto, affinchè Ridosso fosse colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il che ingarbuglia ancora di più la dinamica investigativa di questo procedimento e rende purtroppo per noi, che tempo non ne abbiamo tantissimo, assolutamente necessaria la lettura di ogni singola sillaba delle 400 pagine dell’ordinanza a prescindere dall’esito sancito, probabilmente già in serata, dal tribunale del Riesame di Salerno dove, proprio in questi minuti, è in corso il dibattimento tra le parti sulle posizioni dei 4 indagati che probabilmente sarebbero stati 5 qualora Raffaele Maurelli fosse ancora in vita. Riteniamo che le dichiarazioni di Ridosso, dell’11 novembre scorso, siano assolutamente auto conservative, auto assolutorie. In effetti Ridosso non ha mai chiarito, neppure alla fidanzata, quale sarebbe stata questa azione usata a Cipriano. Sono gli inquirenti a dedurre che la medesima non potesse non consistere nella partecipazione ad un sopralluogo, insieme a Giuseppe Cipriano, lungo il percorso che presumibilmente (anche se Vassallo diceva in quelle serate che spesso lo modificava) il sindaco avrebbe fatto per rincasare. Naturalmente Ridosso nei suoi plurimi interrogatori in cui ha detto tutto il contrario di tutto ha anche dichiarato che l’azione consisteva in una non meglio precisata intercessione per un intervento bonario effettuato su un inquilino di Giovanni Cafiero (un altro esponente del gruppo di Maurelli) che non gli corrispondeva I’ affitto. Potremmo stare qui per ore ad impazzire dietro le dichiarazioni verbalizzate per anni e anni del Ridosso. A nostro avviso questo articolo deve avere un punto di sintesi che consiste nella strategia degli avvocati difensori di Fabio Cagnazzo che probabilmente hanno messo anche la moro manina nella pubblicazione giornalistica del verbale di interrogatorio di Ridosso datato 11 novembre scorso

IL DEPOSITO DEL VERBALE DI RIDOSSO AL RIESAME SEGNO CHE I DIFENSORI DI CAGNAZZO HANNO SCARICATO IL BRIGADIERE

Il punto di sintesi, a nostro avviso, si riconosce in questo stralcio del citato interrogatorio dello scorso 11 novembre: “Mi dissero che non dovevo dire nulla che ero stato lì ad Acciaroli, che si sarebbero visti tutto loro… gli chiesi di non mettermi in mezzo, che non c’entravo nulla… mi hanno minacciato, Cipriano e Cioffi, che ammazzavano tutti i miei familiari… temo ancora per la loro vita”. Il collaborante aggiunge: “ (Cipriano,) Mi aveva chiesto già un killer, se questi di Acerra erano disponibili… mi aveva chiesto di un killer tempo prima”, esce fuori il nome di una persona che era già morta. E precisa la famosa frase uscita sui giornali il giorno degli arresti, “si sono fatti il sindaco pescatore”, che la compagna di Ridosso avrebbe ascoltato. “Ho detto ‘si sono fatti’ non riferito a me, non mi sarei mai accusato di un omicidio”.

Ammesso e non concesso, ma proprio non concesso che Ridosso abbia raccontato la verità l’11 novembre scorso va messo insieme l’elemento dell’intenzione di Giuseppe Cipriano di far ammazzare Angelo Vassallo con tanto di richiesta, formulata da Ridosso di trovare un killer professionista ad Acerra. Questa intenzione si salda con le minacce che Giuseppe Cipriano non conferisce da solo all’indirizzo di Ridosso il giorno dopo e due gironi dopo l’omicidio, bensì insieme al brigadiere Lazzaro Cioffi che in questa maniera viene indicato di fatto da Ridosso come implicato del delitto, pienamente implicato in questo. Se il verbale è stato depositato dai difensori di Fabio Cagnazzo nel fascicolo del tribunale del Riesame di Salerno ciò significa che viene considerata pacifica, da parte della difesa la totale separazione di azioni di intenti, di confidenze tra il colonnello e quel brigadiere che lo aveva seguito per anni e anni, che ne era stata l’ombra e che nel Cilento si era insediato e inserito perché ce l’aveva portato Cagnazzo.

Questa la nostra opinione