IL FOCUS. ELEZIONI COMUNALI. Lo strano caso di ORTA DI ATELLA, il vuoto legislativo sul quorum di affluenza e una soluzione di equilibrio che non c’è. E Santillo sorride

14 Maggio 2023 - 14:01

Abbiamo cercato con la nostra esperienza e ancora non siamo riusciti a cercare un parere del tribunale che metta nero su bianco la non applicabilità della norma del 40%+1, valida per i comuni over 15 mila abitanti

CASERTA (g.g.) – Il pur incontinente legislatore italiano e il non meno generoso giudice e creatore di giurisprudenza regolano, di solito, in un sistema normativo ipertrofico e da sempre considerato tra i più complicati, elefantiaci del mondo, non sono arrivati fino al punto da mettere nero su bianco una norma implicita o anche esplicita – in quest’ultimo caso risolta dalla giurisprudenza – in modo da affrontare la questione del quorum minimo utile per considerare valide le elezioni amministrative nei comuni al di sopra dei 15 mila abitanti nei casi in cui a correre ci sia un solo candidato sindaco.

La regola esiste nell’articolo 72 del Testo unico sugli enti locali ed è quella del 40%, che ha abbassato di dieci punti percentuali il limite storico del 50% in vigore per anni. In poche parole, nei comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, dove si vota a turno unico e sena voto disgiunto, le elezioni comunali sono valide quando a votare si reca il 40%+1

unità degli aventi diritto.

Evidentemente, i pur bizantinissimi uffici legislativi del nostro Parlamento non avrebbero mai pensato che in comune, con popolazione superiore ai 15 mila abitanti, si registrasse un tale livello di abbrutimento, di annichilimento, un tale livello di impresentabilità dei potenziali player della politica locale da causare la stessa situazione che capita, soprattutto nei piccoli comuni meridionali, con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti.

Eh beh, non avevano pensato che dell’Italia fa parte anche la provincia di Caserta, fa parte anche l’agro Aversano, fa parte anche il comprensorio atellano, che mette insieme una conurbazione largamente superiore ai 150 mila abitanti, comprendente comuni appartenenti sia alla provincia di Caserta, sia a quella di Napoli.

Non sapevano dell’esistenza di un comune che si chiama Orta di Atella dove, per raccontare ciò che è successo negli ultimi 25 anni, occorrerebbe trasferirsi armi e bagagli in un enorme casellario giudiziario. Ed è così che oggi siamo arrivati al caso limite.

Noi non escludiamo che ci possa essere stato qualche parere del ministero dell’Interno o anche qualche pronunciamento degli organi della giurisdizione amministrativa in proposito, ma ammesso e assolutamente non concesso che ci siano stati, si è trattato di eventi rarissimi, al punto che noi di CasertaCe, che pur ci sappiamo fare alla grande nel mestiere di navigatori tra i tanti complicatissimi arcipelaghi dei motori di ricerca, non siamo riusciti ancora, ed è un caso più unico che raro, a trovarne traccia.

Per cui, udite udite, per una volta facciamo felici i propugnatori della semplificazione, della legificazione e diciamo, dunque, che, non essendoci una norma, l’evoluzione del processo elettorale nei comuni al di sopra dei 15 mila abitanti si completa esattamente alla stessa maniera con cui si definisce in tutti i comuni con le stesse caratteristiche demografiche quando questi, andando al voto, mettono al vaglio del popolo sovrano un numero di candidati sindaci superiore a uno.

Niente quorum, dunque, e nessuna assimilazione al 40%+1 di affluenza necessario ai comuni under 15.000 residenti. E d’altronde, imporre questa percentuale renderebbe molto più complicato il raggiungimento del quorum, visto e considerato che per una serie di motivi, di dinamiche relazionali e socio territoriali, raggiungere il 40%+1 in un comune che conta 2.000/3.000 o anche 8.000 e mettiamoci pure 10-11 mila abitanti, risulta molto più difficile rispetto a un comune superiore di popolazione ai 15 mila, ancor di più in un centro come Orta di Atella, tra le altre cose, ricco di residenti che lo utilizzano solo per andarci a dormire, con poco più di 27 mila abitanti.

Di questi, sono 20 mila 778 gli aventi diritto al voto. Conseguentemente, estendendo la norma del 50%+1 anche ai comuni al di sopra dei 15 mila abitanti, sarebbe stato necessario che si recassero alle urne 10.390 ortesi, cioè 10.389, il 40% degli elettori, più la necessaria unita aggiuntiva che lo scavalla.

Difficilmente questo quorum sarebbe stato raggiunto con il solo candidato sindaco Antonino Santillo in campo. Forse le sei liste che lo appoggiano sarebbero riusciti a mobilitare un po’ di gente, anche se, ricordiamo, i 27 mila abitanti di Orta producono un consiglio comunale formato da 16 membri che è, dunque, anche il numero massimo di candidati che ogni lista può mettere in campo, con un minimo di 11 nomi per lista e dunque da 66 a 96 aspiranti al seggio in consiglio, pronti a far campagna elettorale.

Il vuoto legislativo c’è. Perché se la concorrenza interna alle liste, che è l’unico motivo per stimolare i propri elettori ad andare a votare, rappresenta comunque un palpito di democrazia, è anche vero che almeno un minimo di rappresentatività bisogna darlo ad un sindaco. E se il 40%+1, per i motivi appena detti, forse è troppo, il legislatore avrebbe potuto prevedere una somma tra il 30% e il 35% per i comuni over 15 mila abitanti.

Alle dodici ad Orta di Atella ha votato il 9,47%, a fronte del 16% delle ultime elezioni. Che, tutto sommato, non è proprio un dato rovinoso, in considerazione del quadro così come descritto.

Va detto che la cifra di Orta va paragonata alle elezioni scorse che si svolsero – se non ricordiamo male – nel 2018. Epoca pre covid in cui si pensava di aver messo definitivamente in soffitta il sistema dei due giorni di urne aperte. Per cui, bisogna calcolare che i comportamenti degli elettori in questo caso specifico vengono modulati nella prospettiva offerta da questo turno elettorale nel quale si potrà andare al voto non solo oggi dalle 7 alle 23, ma anche domani, lunedì, dalle 7 alle 15.