Il ritorno in “grande stile” dei BIDOGNETTI . Monopolio totale dei servizi funerari in tutto l’agroaversano e non solo. Ecco gli ordini via smartphone dal carcere, i ruoli di Lanza, Garofalo e Kader

25 Novembre 2022 - 13:58

I capi 17 e 18 dell’ordinanza strutturano le accuse in modo da configurare una riorganizzazione, in maniera tutt’altro che improvvisata ed estemporanea, di uno dei gruppi criminali più temibili d’Italia

CASTEL VOLTURNO/PARETE – (g.g.) Nel prosieguo dell’analisi dell’ordinanza, eseguita martedì mattina dai carabinieri del Reparto Investigativo del gruppo di Aversa e da quelli del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Caserta, andremo sicuramente a spiegare meglio modalità e dettagli attraverso cui Gianluca Bidognetti, figlio di secondo letto di Francesco Bidognetti, comandava dal carcere di Terni, perchè il verbo da usare è proprio questo, la storica fazione, fondata a suo tempo da Cicciott e’ mezzanotte.

Una precisazione, questa, utile perchè, dal semplice esame dei capi di imputazione provvisori numero 17 e numero 18 della citati ordinanza, si evince che gli ordini impartiti da Gianluca Bidognetti erano piuttosto articolati e probabilmente anche complessi. Per cui va verificato bene per quanto tempo li abbia potuti dare dal penitenziario umbro e fino quanto tempo è trascorso tra il momento in cui ha utilizzato per la prima volta il telefonino cellulare che agli era stato messo a disposizione e il momento in cui l’esistenza di questo dispositivo è stata scoperta dai carabinieri e dal personale della polizia penitenziaria.

Erano 4, infatti, le direttrici sui cui si muovevano gli ordini che Gianluca Bidognetti forniva prevalentemente al cognato Vincenzo D’Angelo, di Santa Maria Capua Vetere, marito di Teresa Bidognetti, sorella minore di Gianluca: designazione dei capizona dei territori, aggiungiamo noi storicamente controllati dalla famiglia Bidognetti, di Castel Volturno, Lusciano e Parete; direttive sulle persone da uccidere con indicazione dei nomi di chi avrebbero dovuto poi realizzare i piani omicidiari; attribuzione di ruoli di collettori e distributori dei proventi e dei profitti, scaturiti dalle attività criminali del clan, alle famiglie dei detenuti e, infine, distribuzione dei proventi delittuosi alla propria famiglia.

Non si può pensare che questo tipo di comunicazione che necessitava, evidentemente, anche di controlli e di riscontri successivi al momento in cui gli ordini venivano impartiti, potessero esaurirsi in una o comunque in pochissime telefonate.

Ma questo lo vedremo. Mentre, leggendo i capi di imputazione provvisori, si colgono alcune conseguenze concrete che dimostrative del funzionamento di questa linea di comando, partita direttamente dal carcere.

Il capo 17, infatti, sviluppa quella che potremmo definire l’accusa-pilota, l’accusa principale, cioè la contestazione del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, ai sensi dell’articolo 416 bis commi da 1 a 6, più il comma 8, del codice penale. Sono 14 gli indagati, tutti raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere: naturalmente i già citati Gianluca Bidognetti e Vincenzo D’Angelo, ma anche Giosuè Fioretto, altro nome storico della fazione Bidognetti, Antonio Lanza, designato, riteniamo da Gianluca Bidognetti per il ruolo di capozona in quel di Lusciano, Nicola Garofalo, che aveva assunto lo stesso ruolo in quel di Parete, Nicola Sergio Kader, capozona designato lungo il litorale domizio, dove controllava le attività estorsive, ma comprese quelle connesse al traffico degli stupefacenti. E ancora, proseguendo nell’elenco, Federico Barrino, uno degli esattori più impegnati in quanto uomo che riscuoteva la piena fiducia da parte di Gianluca Bidognetti, al punto da essere anche deputato a conservare i proventi di queste estorsioni, in nome e per conto del figlio di Cicciotto; Vincenzo Simonelli, incaricato di raccogliere il danaro, frutto delle estorsioni, dalle mani di Giosuè Fioretto, convogliando i soldi nelle casse, nelle dotazioni della famiglia Bidognetti.

Francesco Cerullo, Ernesto Corvino e Giovanni Corvino, tutti e tre impegnati nel settore più importante e sicuramente strategico dell’attività criminale dei Bidognetti in quanto organizzatori di un vero e proprio cartello monopolista nel settore dei servizi funebri attraverso la IFA srl e la Nuova Funeral Aversana srl. I tre versavano direttamente a Vincenzo d’Angelo i proventi da tali società occulte.

Gli ultimi 3 indagati per il reato più grave, quello di associazione a delinquere di stampo mafioso, sono Agostino Fabozzo, Emilio Mazzarella e Luigi Cirillo attivi esattori delle estorsioni sotto il coordinamento criminale di Antonio Lanza, capozona a Lusciano e Oreste Reccia. Quest’ultimo non indagato in quanto la sua posizione è stata stralciata e viene valutata in un altro procedimento.

Direttamente connesso al capo 17 è quello successivo, cioè il 18: qui la contestazione è declinata dall’articolo 648 del codice penale, che sviluppa o contenuti del reato di riciclaggio, In pratica i proventi, derivanti dalle estorsioni, provenienti dalla gestione diretta delle agenzie di pompe funebri, venivano consegnati agi componenti della famiglia Bidognetti. Ed è per questo che per il reato di riciclaggio in concorso, ovviamente aggravato dall’articolo 416 bis comma 1, già articolo 7 della legge 203 del 91, Katia Bidognetti, anch’essa figlia, parimenti ai fratelli Gianluca e Teresa Bidognetti, di secondo letto di Francesco Bidognetti e Anna Carrino, è indagata insieme al suo compagno Carlo D’Angiolella con la già citata sorella Teresa, le sorelle Annalisa e Francesca Carrino, quest’ultima consorte di Nicola Sergio Kader, capozona a Castel Volturno, e insieme anche ad Emiliana Carrino, moglie di Giosuè Fioretto.

A Katia Bidognetti e al convivente D’Angiolella, viene contestata la ricezione in consegna della cifra di 7mila euro provento di attività criminali. Teresa Bidognetti insieme al marito Vincenzo D’Angelo, riceveva una cifra non precisata. Stesso discorso per le sorelle Annalisa e Francesca Carrino. In questo caso gli inquirenti hanno intercettato 15mila euro consegnati, provento delle attività criminali, delle estorsioni e anche delle azioni dello spaccio di stupefacenti, gestite da Nicola Sergio Kader, capozona del litorale domizio.

Per quanto riguarda infine Emiliana Carrino, moglie di Fioretto, la somma accertata dalle indagini è di 1.500 euro.

QUI SOTTO GLI STRALCI DELL’ORDINANZA