IL SANGUE DEI CASALESI. Ecco come Giovanni e Nicola Mazzara ammazzarono Michele Caterino e Cesario Ferriero. La tremenda minaccia all’imprenditore Luigi Rao della Diva Ceramica

22 Giugno 2019 - 17:31

CESA/SAN CIPRIANO D’AVERSA – Come abbiamo scritto circa tre settimane fa, le dichiarazioni del super pentito Nicola Schiavone hanno consentito, in quanto coerentemente incastrate con quelle di altri collaboratori di giustizia, di far luce su alcuni omicidi tra i più rilevanti nel meccanismo delle guerre, più o meno intestine, tra gruppi della criminalità organizzata, di derivazione diretta o indiretta del clan dei Casalesi.
Tra questi delitti ce ne sono due che sancirono in qualche modo la prevalenza del gruppo dei Mazzara, collegato direttamente a Nicola Schiavone, su quello di Ferriero-Caterino.

Gli omicidi avvennero nonostante il tentativo di mediazione tentanto dallo stesso Schiavone.
Da oggi in poi, dopo aver dato la notizia lo scorso 31 maggio, siamo in grado di cominciare una fase di approfondimento del contesto nel quale si consumarono i delitti di Michele Caterino e di Cesario Ferriero, il primo avvenuto nel 2006 e il secondo nel 2007.
Come sempre capita nei nostri focus, iniziamo dalla contestazione dei capi di imputazione provvisori dell’ordinanza firmata dal Gip del Tribunale di Napoli Provvisier su richiesta della locale Dda.

Michele Caterino fu ucciso per vendetta, perché aveva picchiato Alberto Verde.
Per questo delitto sono indagati il boss di Cesa Giovanni Mazzara, oggi recluso nel carcere di Siracusa, nella doppia veste di mandante ed esecutore materiale, Tammaro Scarano come esecutore materiale e Alberto Verde come istigatore.
Lo Scarano è indagato anche per il reato di ricettazione, perché per quell’omicidio (cinque colpi di pistola calibro 9, di cui uno al cuore), fu utilizzata una macchina rubata da lui procurata.

Ovviamente per questo omicidio c’è anche la contestazione sulla detenzione e sul trasporto di armi.
Chiude il “kit” l’associazione a delinquere di stampo camorristico ai sensi dell’articolo 416 bis del Codice Penale.
Il secondo omicidio è quello di Cesario Ferriero, raggiunto da colpi di fucile a pallettoni e di pistola, contestato allo stesso Tammaro Scarano, ma ad un altro Mazzara, cioè a Nicola, fratello di Giovanni.
Anche in questo caso c’è lo stesso corollario dei reati connessi all’omicidio.

Ultima contestazione, la quale, oltre a coinvolgere di nuovo lo Scarano, che fa en plein, rimette in pista il nome di Giovanni Mazzara, riguarda i reati di rapina ed estorsione legati alla vicenda che ha coinvolto come vittima l’imprenditore di Gricignano Luigi Rao, all’epoca dei fatti amministratore unico della società Diva Ceramiche.
Dopo un primo tentativo fallito, il ras Scarano riesce a portarlo al cospetto di Giovanni Mazzara, che lo insulta e lo minaccia ordinandogli di non chiedere più a Cesario Massaro la somma di 8mila euro che quest’ultimo doveva a Rao.