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Il tabù del CLAN DEI CASALESI. Il figlio di Elio Diana venditore di droga a CASAL DI PRINCIPE. Il ruolo da quasi boss di Stefano Fusco da VITULAZIO, mentre Teresa Vitolo…

10 Luglio 2019 - 12:29

VITULAZIO – La cosa che va detta immediatamente sull’ordinanza, relativa a questo tabù che definitivamente cade, cioè quello del clan dei casalesi che non si sarebbe mai occupato strutturalmente di droga, e che non avrebbe mai consentito assolutamente un solo grammo che fosse venduto a Casal di Principe e dintorni, riguarda una figura sorprendentemente importante in quanto si tratta di una persona che ha sempre vissuto a Vitulazio e che come si comprende facilmente dalla lettura del capo A dell’ordinanza, ha assunto un ruolo apicale, parlando da pari a pari con Teresa Vitolo, cioè con “tre quarti di nobiltà” camorristica, essendo la Vitolo la moglie di Carlino Del Vecchio, uno dei boss emergenti, di fine anni 90 e che dal 2000 non è mai più uscito dal carcere.

Stefano Fusco che nel capo A, cioè quello fondamentale che contesta il reato di associazione a delinquere di stampo camorristico, finalizzato al traffico degli stupefacenti, viene definito “promotore, organizzatore e capo dell’associazione” e per un vitulazino doc, è un fatto sorprendente, soprattutto agli occhi di chi come noi studia il fenomeno camorristico, anche al di la dei suoi aspetti effettuali di tipo criminale, da anni e anni.

Stefano Fusco si occupava della pianificazione. Lui svolgeva la funzione di finanziare i processi di approvvigionamento degli stupefacenti, avendo conoscenze e controllo di tutte le sue diramazioni, sia in entrata che in uscita. Curava tutti i rapporti per diversi cartelli del grande spaccio, compreso quelli per esempio romani, e non agivano nella provincia di Caserta e nemmeno in Campania.

Con questa forza, si presentava al cospetto di Teresa Vitolo, con cui aveva uno strettissimo rapporto. La donna era l’interfaccia reale del clan dei casalesi. Era lei che aveva ricevuto il via libera da Casal di Principe per attuare il meccanismo malavitoso in questa particolare zona, riceveva e custodiva il denaro consegnatole da Stefano Fusco ma soprattutto sovraintendeva attraverso la sua “alta medizione” al passaggio più delicato: la consegna della droga da Stefano Fusco a Gaetano Diana, un altro dotato “di palle” più o meno grandi di “nobiltà camorristica”.

Gaetano Diana è il figlio di Elio Diana. Dunque stiamo parlando di una camorra principale, di un vero e proprio patriziato. Lì non si poteva scherzare tanto e dunque la Vitolo era molto attenta a che il passaggio della droga da Vitulazio a Casal di Principe, avvenisse senza intoppi e con grande fluidità.

Quando abbiamo scritto all’inizio del crollo definitivo di un tabù, ci riferiamo ad un passaggio specifico del capo A: Gaetano Diana infatti si occupava della vendita della droga a Casal di Principe. Dunque, il figlio di Elio Diana, continuatore della parte doc del clan dei casalesi, aveva creato, forse per la prima volta nella storia, un mercato della vendita della droga in quel di Casale.

Insomma, una vera e propria rottura di quella sorta di codice d’onore scritto a suo tempo da Francesco Schiavone Sandokan, il quale aveva detto “mai droga a Casal di Principe, mai monnezza sotterrata nel territorio di Casal di Principe“.

Gli altri indagati di questo capo di imputazione sono Michele Fusco, con una sostanziale funzione di pusher-venditore, Pasquale Vitolo, fratello di Teresa Vitolo e fratello del pentito Vitolo, per lui anche l’aggravante di essere un consumatore di stupefacenti.

E poi ancora, Antonio Nespoli e Gennaro Russo anche loro considerati pusher. Antonio Merola considerato anche custode e preparatore dello stupefacenti.

Erjon Bixi albanese, custodiva la droga dopo averla acquistata e rimaneva in contatto con i fornitori, alcuni ubicati anche a Roma; stesso discorso per Tommaso Nigro, che acquistava la droga sempre da rivenditori della Capitale.

 

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLO STRALCIO DELL’ORDINANZA