La Domenica di Don Galeone. Ognuno di noi ha il proprio “deserto”. Sarà un breve spazio di tempo nell’arco della giornata ritagliato per stare con se stesso e con i propri pensieri…
10 Dicembre 2023 - 08:34
10 Dicembre 2023 ✶ II Domenica di Avvento / B
NEL SILENZIO PER ASCOLTARE LA VOCE
Gesù è l’opposto di Giovanni Per comprendere fino in fondo il contrasto tra Gesù e Giovanni, bisogna ricordare, prima di tutto, la parabola dei due gruppi di bambini che giocano nella piazza del villaggio: “Abbiamo suonato una musica allegra e non avete ballato, una musica triste e non avete pianto!” (Mt 11,16; Lc 7,32). La danza delle nozze e il lamento della sepoltura sono azioni contrastanti . La parabola (secondo l’interpretazione comune) proviene da Gesù stesso e così pure il commento. Giovanni era associato all’idea di un corteo funebre, mentre Gesù era messo in relazione con una festa di nozze. Vale a dire: Gesù rappresenta la festa della vita, Giovanni il dolore della morte. Se le comunità, che custodirono questo ricordo, ci hanno trasmesso questo contrasto tra Giovanni/Gesù, vuol dire che ci troviamo davanti a un insegnamento importante, e non solo quello della superiorità di Gesù e dei suoi discepoli, su Giovanni e sui suoi seguaci. Il contrasto tra nozze e funerale rende bene l’idea. Quello di Gesù è, invece: “il
Dalla religione del peccato al Vangelo della vita Un uomo che va in giro come Giovanni è un individuo che spaventa la gente; i suoi bizzarri indumenti, lo strano cibo (Mc 1,6; Mt 3,4), per non parlare del luogo dove viveva, il deserto (Lc 1,80; 3,2). Tutto questo è meritevole, soprattutto se pensiamo che Giovanni nacque in una famiglia sacerdotale, suo padre era il sacerdote Zaccaria (Lc 1,13) e sua madre, Elisabetta, discendeva da Aronne (Lc 1,5). Sarebbe stato normale che si fosse dedicato al culto del tempio; invece, non lo fece, se ne andò nel deserto (Lc 1,80): non volle essere un funzionario del tempio, né organizzare cerimonie sacre. La missione di Giovanni è chiara: liberare dal peccato, perché è convinto che il male peggiore è il peccato. Ammonisce che “già la scure è posta alla radice degli alberi” e l’albero che non dà frutto “viene tagliato e gettato nel fuoco” (Mt 3,10; Lc 3,9). Secondo Giovanni, il messia ” tiene in mano la pala e pulirà la sua aia” (Mt 3,12). Tutto questo spiega la finalità del suo battesimo: la conversione dei peccatori (Mc 1,4; Lc 3,3). Ecco perché presenta il Messia come “colui che toglie i peccati del mondo” (Gv 1,29), come purtroppo ripetiamo anche noi oggi, ma Gesù è soprattutto colui che annuncia buone notizie, che dona gioia e vita! (Gv 10,10). A volte ho il sospetto che noi non annunciamo il Vangelo di Gesù ma la religione del Battista!
Giovanni vedeva nel peccato un comportamento che scatenava l’ira imminente di Dio: ἀπὸ τῆς μελλούσης ὀργῆς (Mt 3,7; Lc 3,7): il peccato è qualcosa che indigna Dio al punto che scatena la sua ira. Inoltre, il peccato, secondo Giovanni Battista, rendeva impuri, una macchia che produceva sporcizia; a suo parere era necessaria una vera e propria catarsi. Le cause che provocano quest’ira le vede nell’egoismo (Lc 3,11), nell’essere ingiusti (Lc 3,13), nei comportamenti violenti (Lc 3,14), nel violare le prescrizioni della Legge (Mc 2,18). Per Giovanni (e anche per troppi di noi!) la prima cosa è Dio, le offese contro Dio; viene prima il divino e poi l’umano. A Gesù, invece, stava a cuore non solo il divino, ma anche l’umano. La differenza tra Giovanni Battista e Gesù non è solo quantitativa ma qualitativa. Giovanni Battista insiste su determinate questioni o sottolinea determinati problemi, mentre Gesù concentra la sua attenzione su altri temi o mette l’accento su altre preoccupazioni. Gesù segna l’inizio delle belle notizie (Lc 16,16).
La buona no tizia non è iniziata nel tempio e non è venuta dai suoi funzionari e dalle sue cerimonie, ma dal deserto, da un profeta del deserto. Il Vangelo non inizia con l’aspetto religioso, ma laico. Il fondamento per rispettare e vivere l’aspetto religioso è iniziare a rispettare quello laico. Quando la religione non rispetta questo criterio, reca danno alla gente e l’allontana da Dio. Il tema al centro dell’interesse di Giovanni Battista è stato il peccato e la confessione dei peccati (Mt 3,5s; Lc 3,3). Invece, il problema che sta a cuore a Gesù è la vita, la felicità, la gioia della gente. La vita dei poveri e degli ammalati, la felicità di coloro che soffrono e la gioia di quelli che hanno perso la speranza. Preoccupa che i preti, nella loro predicazione, parlano spesso del peccato/inferno, che è molto utile per incutere paura nella gente! Nella storia della Chiesa, con il passar del tempo, il tema del peccato/inferno è diventato centrale, ma nei Vangeli è chiaro che Gesù ha lottato contro la sofferenza. In fondo, il problema sta nell’idea che abbiamo di quello che è il peccato! Peccato è causare sofferenza a qualcuno. Noi uomini non possiamo offendere Dio direttamente. Così ha intuito e scritto Tommaso d’Aquino: “Dio non è mai offeso da noi, se non quando agiamo contro il nostro bene (Summa contra gentiles, III,122).
BUONA VITA! Vieni, Signore Gesù! מרנא תא Maranâ thâ’