LA DOMENICA DI DON GALEONE. Solo accettando i nostri difetti e le nostre sconfitte, potremo vivere in pace, trasmettendo pace

26 Maggio 2019 - 10:38

26 maggio 2019 – VI Domenica di Pasqua (C)

IMMERSI NEL TEMPO PER GUADAGNARE L’ETERNO

Di fronte al dilagare dell’ignoranza religiosa, alcuni propongono di rispolverare il Catechismo della Dottrina Cristiana, pubblicato da Pio X nel 1913: 433 domande e risposte, sintesi di tutto il cristianesimo! Il Catechismo ha avuto certo i suoi meriti, ma avrebbe poco senso riproporre le verità di fede con un linguaggio obsoleto. Iniziando il Concilio, papa Giovanni ricordava che una cosa è la verità di fede e altra cosa è la sua formulazione, che richiede sempre attenzione ai segni dei tempi.

Questo naturalmente provoca tensioni e malintesi ma è un lavoro indispensabile. La paura della novità ci trasforma in profeti di sventura! Le tensioni tra innovatori e tradizionalisti sono sempre esistite nella chiesa; anche se dolorose, possono divenire motivo di crescita. Nella chiesa delle origini c’erano due gruppi, i giudei convertiti e i pagani convertiti; i loro rapporti erano spesso conflittuali, tanto che si arrivava a celebrare l’eucaristia in luoghi separati! I giudei convertiti volevano conservare le usanze giudaiche anche nel cristianesimo. A noi può sembrare una questione banale, in realtà era un problema molto serio, e gli apostoli prendono una decisione coraggiosa, che tagliava con il passato e apriva al nuovo.

L’attrito era aggravato dal fatto che i giudei convertiti avevano dalla loro la gerarchia (Pietro, gli apostoli e soprattutto Giacomo), mentre i pagani convertiti avevano dalla loro il neoconvertito Paolo. Che fare? Dialogare con rispetto, ascoltare l’altro con simpatia, trovare insieme le soluzioni. Questo fu fatto nel Protoconcilio di Gerusalemme. Ante litteram, usarono il metodo di papa Giovanni: Nelle cose essenziali: unità; nelle cose facoltative: libertà; in ogni caso: sempre la carità. Anche oggi il rischio è lo stesso: attaccarsi a cose marginali, dimenticando l’essenziale. Così, ci sono persone che vanno a messa, obbediscono al precetto, ma non si preoccupano del cambiamento della vita. Altri credono di essersi confessati bene, solo perché hanno detto i peccati, senza preoccuparsi della conversione.

Vi do la mia pace! Non c’è pace oggi nel mondo, nelle famiglie, negli individui. Eppure se ne parla, la si invoca, con passione e con speranza. Spesso ignoriamo che la pace comincia dalla riconciliazione con noi stessi, dall’accettazione dei nostri limiti e delle nostre sconfitte. Non siamo in pace, non ci amiamo. Forse è la tempesta continua della ambizioni, l’ansia di possedere sempre di più, di non lasciarsi superare, di non essere all’altezza dei modelli in circolazione. Da qui nevrosi, rabbia, violenza, che si trasferiscono nella vita di coppia, nel rapporto con i figli e i genitori. Incapaci di amarci e di accettarci!

E quando l’insofferenza prolungata non si risolve, esplode in violenze morali e fisiche di cui conosciamo ogni giorno nuovi orrori. Dicono che il nostro Paese non è in guerra. Ma non siamo neppure un Paese in pace. I focolai sono nei rapporti interpersonali ostili, nelle famiglie dove le guerre silenziose lacerano genitori e figli. E’ giusto scendere per le strade e inneggiare alla pace. Ma non basta! Occorre ogni giorno, nel silenzio del cuore, riconciliarci con noi stessi e con chi ci sta accanto. La pace si radica nel cuore dell’uomo, e da qui si diffonde nelle strutture della vita.   BUONA VITA!

 

 

Don Franco Galeone, nella foto, sacerdote salesiano, ha studiato teologia a Gerusalemme. Ha insegnato Grammatica ebraica negli Istituti superiori di Scienze Religiose. Studia, prega e diffonde la Parola di Dio nella lingua originale.