LA NOTA. AVERSA. Giù le mani dalla segretaria comunale, ultimo presidio di legalità e di cultura contro i barbari zanniniani che farfugliano rumori
1 Marzo 2025 - 21:28
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Ennesimo spettacolo deprimente di un Consiglio comunale che sarebbe stato indegno anche dell’Uganda di un tempo. E stavolta c’eravamo fisicamente, abbiamo visto e sentito. L’attacco a Emanuela De Chiara è eversivo e illegalitario. Stia attento il sindaco Matacena a non tirare troppo la corda.
AVERSA (g. g.) – Il sindaco Francesco Matacena avrebbe avuto bisogno, per tenere buona la sua maggioranza, di un segretario comunale o di una segretaria comunale docili e accondiscendenti che, come fanno tanti di quelli o di quelle che svolgono, mediamente malissimo, questo mestiere in provincia di Caserta, stessero lì ad aggiustare, in cambio di uno spazio di potere liberamente fruibile e di assortite prebende “straordinarie”, carte e documenti, in modo da facilitare il confezionamento di grandi e piccole ricotte, marchio doc dalla scuola del grande casaro mondragonese Giovanni
Si è verificato un fatto imprevedibile, una sorta di contrappasso dantesco forse a riparazione dell’avvento dell’amministrazione più rozza e abbuffna che la storia di Aversa ricordi
È successo che alla carica di segretaria generale del secondo Comune più popoloso della provincia sia arrivata Emanuela De Chiara, appartenente a una famiglia integerrima, che ha respirato pane e legalità e che ha espresso, non a caso, anche uno dei migliori e più influenti magistrati della Campania, quel Marcello De Chiara, gip del tribunale di Napoli, spesso chiamato a pronunciarsi anche su indagini della Dda, relative alla provincia casertana e da circa un mese anche componente del board, del direttivo dell’Associazione nazionale magistrati, in cui è entrato grazie alle centinaia e centinaia di voti ricevuti dai colleghi di tutta Italia.
La De Chiara, che ben conosce il livello degli enti locali della nostra terra, non essendo una di prima nomina, che ben conosce, dunque sa da quanti “mariuncielli di cannuccia e di canna“, di prassi o di mentalità, di destrezza o di paranza, sono abitati i Comuni e gli enti vari sono popolati, non poteva certo aspettarsi, e non si aspettava sicuramente, di trovare una situazione molto diversa dalla media nella città dei Normanni.
Ma probabilmente riteneva di incrociare almeno qualcosa di buono in un luogo che un po’, anzi un bel po’ di storia trasudante di buona cultura ce l’ha alle spalle e che è riuscito quasi sempre a produrre una frazione, un’aliquota piccola, ma visibile, riconoscibile di persone quanto meno attente alla tutela della propria reputazione.
Povera segretaria! È incappata nel regno di Cetto Laqualunque e chissà se ha trovato in po’ di tempo per sfogarsi con il fratello, raccontandogli in che diavolo di posto è capitata, una sorta di giardino zoologico, popolato da primati spassosamente e gioiosamente farfuglianti e in grado di pronunciare solo poche parole, giusto quelle che servono per rivendicare i propri bottini, la propria mangiatoia quotidiana.
Va da sé che questa sorta di guerra dei mondi sia destinata a dipanarsi solo ed esclusivamente attraverso scontri di civiltà che oppone chi, vorrebbe che Emanuela De Chiara “apparasse le carte”, in modo da assecondare i vari appetiti e la stessa segretaria che, al contrario, avendo frequentato le scuole alte e avendo (lei sì, certamente) una reputazione da difendere, non ne fa passare una.
Pensate un po’ che l’altro giorno la maggioranza, a partire all’assessore De Cristofaro, si è indignata a tal punto da far mancare il numero legale.
Mai visto. Numero legale saltato per scontro con la segretaria, aggiungiamo noi per scontro tra il mezzuccio, la ricerca misera e miserabile del favore a corrispettivo del sostegno elettorale o dell’interesse di questa o di quell’altra conventicola e il diritto della schiena dritta.
Una dimostrazione plastica di quale possa essere oggi la carica eversiva, illegalitaria, diseducativa di un coacervo di soggetti, veri “tavernicoli” da “padrone e sotto”, giocato a colpi di birrozze e di tanti chinotti, che vanno a formare un’amministrazione comunale gemmata dalla cultura di Giovanni Zannini.
Ieri, venerdì, l’ultimo caso: la segretaria si è espressa chiaramente sul surreale rovesciamento dell’ordine del giorno della seduta del Consiglio comunale, ispirato da Giovanni Innocenti, affinché non si affrontasse l’argomento dell’ex Consorzio Idrico, dell’adesione del Comune di Aversa a questo carrozzone indebitato fino al collo.
Un’operazione orchestrata dallo stesso Innocenti, che, seppur in aspettativa, dell’ex Consorzio, oggi Itl Spa, resta comunque un dipendente. Orchestrata da Alfonso Oliva, che nel Consorzio Idrico ha gestito incarichi per centinaia e centinaia di migliaia di euro e che ora, essendo tornato alla caseificio di cui sopra, nel porto zanniniano, naturale e ideale per la sua biologia, spera, evidentemente, di rinverdire gli antichi fasti.
Una manovra spregiudicata, su cui la minoranza ha chiesto o almeno ha tentato di chiedere risposte, che Innocenti e Oliva non vogliono in tutta evidenza dare.
La segretaria Emanuela De Chiara ha definito irregolare senza se e senza ma l’inversione di un ordine del giorno a quel punto praticamente stravolto.
Dalla minoranza è lecito aspettarsi, però, da ora in poi, qualcosa di più efficace dell’abbandono dell’aula. È vero che chi amministra oggi Aversa esprime un grado di spregiuducatezza tale da non consentire agli strumenti costituzionali della democrazia e della politica di controllarlo e di combattere la prevedibile ulteriore degenerazione della città.
È vero che il momento storico della procura della Repubblica di Aversa è quello che è, ma battersi per l’affermazione di un’altra Aversa, di destra o di sinistra che sia, di un’Avesaa liberata dall’ attuale barbarie, dalla tirannia dell’ignoranza ascesa al potere, è un dovere morale per le donne e gli uomini di buona volontà.