LA NOTA. AVERSA. L’ex assessore Nico Carpentiero non solo non smentisce la notizia su Ferdinando Di Lauro ma peggiora la situazione trattando il mutuo del Pip come come quello contratto per comprare gomme per cancellare

23 Aprile 2020 - 17:37

Deludente, molto deludente il comunicato stampa di chi avevamo già innalzato sugli altari di un liberalismo moderno e di un Sud orgoglioso di sé ed autosufficiente

AVERSA (gianluigi guarino) – Abbiamo dedicato all’ex assessore al Bilancio e alle Finanze del comune di Aversa Nico Carpentiero (LEGGI IL PRIMOLEGGI IL SECONDO) due lunghi articoli molto importanti, riconoscendogli un peso specifico che forse non ha, anche perché che sembra avere dimestichezza con un tipo di giornalismo più elementare, più accogliente, più ricettivo degli umori del momento di questo o di quest’altro politico.

Tutta l’attenzione di cui, solitamente, non gratifichiamo neppure deputati, senatori e consiglieri regionali, è dovuta a due ragioni: quella che ha ispirato il nostro primo articolo e quella che ha ispirato il nostro secondo articolo. Nel primo caso, la lettera con cui Carpentiero ha espresso il proprio pensiero, dopo essersi visto revocare le deleghe dal sindaco di Aversa Alfonso Golia, ci è piaciuta, non lo neghiamo. Ci è piaciuta perché è andata a toccare e stimolare un argomento per noi sacro che rappresenta uno degli elementi costitutivi del dna liberale di questo giornale. Carpentiero, in quella lettera, ha detto in pratica che è stato fatto fuori ad opera del partito della spesa pubblica clientelare, dalla solita sprecopoli meridionaloide e perché aveva avuto un atteggiamento tetragono, sposando in toto la ragione del risanamento delle casse comunali.

Volete far andare in brodo di giuggiole il sottoscritto e questo giornale? Suonate questo disco e noi, come succede a parecchi di fronte ad una donna bellissima che entra all’improvviso nella loro vita, perdiamo il ben dell’intelletto. Abbiamo dunque applaudito Carpentiero, denunciando il tradimento di tutti i buoni propositi che il sindaco Golia aveva espresso in campagna elettorale.

Il secondo articolo, invece, è stato scritto sulla scorta di un video intervento della collega Marilena Natale, la quale ha svelato quella che a suo dire sarebbe la “verità nascosta” dell’atto di revoca di Carpentiero. Il quale, da suo commercialista di fiducia, avrebbe cercato di sponsorizzare, irrigidendosi ed arrabbiandosi non poco quando non ci è riuscito, presso il sindaco le ragioni di Ferdinando Di Lauro. Assolto dopo 30 mesi passati in cella, per la faccenda del Pip di Aversa infiltrato dal clan dei Casalesi, in particolare dal gruppo di Antonio Iovine O’ Ninno, e oggi, pur non colpevole, ancora imputato, dato che la Dda (che non è un circolo ricreativo) ritiene quella assoluzione sbagliata e ingiusta.

In occasione di questo secondo articolo, usammo un riguardo che di solito non usiamo in queste occasioni. Invitammo Nico Carpentiero a pubblicare una smentita secca e mirata. Non avrebbe dovuto rinnegare il fatto che lui, da commercialista, assiste o non assiste (fatti suoi, della persona) gli interessi dell’imprenditore Di Lauro. Ma era assolutamente necessaria una smentita secca, perentoria, sul fatto che lui aveva perorato la causa del Pip collegandola a Ferdinando Di Lauro e manifestando questa posizione al sindaco e ad altri componenti della giunta.

Essendo ancora innamorati, forse, del risanatore, dell’assessore meridionale che romanticamente combatte contro i mulini a vento del maggior disonore della politica locale, la strage del pubblico denaro, gli abbiamo offerto una chanche.

Per cui, quando ci siamo accorti nelle ultime ore che aveva scritto un comunicato, ne eravamo felici. Ah, menomale, è arrivata la smentita. Abbiamo pensato. E invece no. Il sogno di avere di fronte un commercialista in grado di parlare di finanza locale in termini moderni e, per l’appunto, liberali, si è infranto. Non solo Carpentiero non ha formulato la smentita, ma ha preferito, in pratica, giocare un ruolo politico, entrando ancor più profondamente nel merito di quella che è stata la sua attività.

Noi che lo idealizzavamo già come un nipotino di Milton Friedman, ci siamo trovati di fronte alla brutta copia caricaturale di Don Fabrizio, Principe di Salina, meglio conosciuto come “Il Gattopardo“. Non perché Carpentiero si sia dimostrato, in questa nota, un propugnatore di un cambiamento che in realtà tale non è, ma perché ha risposto alla Natale non rispondendo. Prima, infatti, ha rivendicato il lavoro effettuato per alleggerire il fardello di alcuni mutui, che ha rinegoziato, ottenendo addirittura, dice lui, il “tasso zero”. Ma ha usato quest’argomento per difendersi implicitamente e non in maniera chiara, esplicita e trasparente. Lo ha fatto attraverso un linguaggio bizantino e di una Magna Grecia che con il primo fa mistura in tutta la narrazione del Principe di Salina. “E’ stata formalmente segnalata l’esistenza di due mutui – riteniamo alla Corte dei Conti – per i quali il Comune paga inutilmente da oltre quindici anni, rate e interessi, senza aver mai realizzato le opere per le quali gli stessi erano stati contratti”.

Sapete qual è uno di questi due mutui? Manco a dirlo, quello del Pip, che viene acceso (se non andiamo errati) dall’amministrazione Ciaramella nel 2003. La storia del Pip, però, non è una storia di buona o cattiva amministrazione, di buona o cattiva tenuta dei conti, ma è stata e per molti versi lo è ancora, in considerazione dei processi aperti, una vicenda di camorra, senza sé e senza ma. Questo perché nell’ordinanza dell’autorità giudiziaria di cui noi, al suo tempo, ci siamo occupati a lungo e che abbiamo citato nel secondo articolo su Carpentiero, abitano dialoghi, intercettazioni, storie oggettivamente verificatesi, al di là di ciò che poi i giudici hanno potuto o non hanno potuto sentenziare in primo grado.

Ora non abbiamo capito se Carpentiero ci è o ci fa. L’ultimo argomento del mondo su cui è deleterio, sbagliato e tossico fare il pesce in barile è questo del Pip. I 15 anni di cui parla sono stati, infatti, per la gran parte occupati dalle cronache giudiziarie, da arresti e da altri provvedimenti cautelari e da un processo. Ora, è vero che chi ha amministrato Aversa dal momento in cui il bubbone è esploso ha sbagliato a non chiudere completamente e definitivamente questa procedura, cancellando il mutuo e magari accettando la conseguenza di una perdita economica, in nome del sacro valore della legalità, oppure chiedendo alla Cassa depositi e prestiti di , come si dice in gergo tecnico, devolvere, cioè di trasferire il mutuo su un’altra opera pubblica. Ma questa è stata un’inerzia dell’amministrazione De Cristofaro, che ha dato seguito ad una situazione di immobilismo amministrativo alquanto sospetto e probabilmente dettato dal timore giudiziari che già al tempo soffiavano forti, da parte dell’amministrazione Ciaramella.

In verità, De Cristofaro una cosa buona l’ha fatta, visto che dal 2015, cioè dal periodo in cui l’inchiesta ha offerto le sue fasi più importanti, ha tolto i lavori di allestimento dell’area Pip dal Piano triennale delle opere pubbliche. Dopo averlo lasciato in pace per quasi un anno, abbiamo cominciato a scrivere in termini non lusinghieri del sindaco Golia che, come dice giustamente il suo amico (o ex amico) Carmine Palmiero, si sta comportando come o anche peggio dei suoi predecessori, stringendo intese con politici, a nostro avviso, ampiamente impresentabili come Stefano Graziano. Perciò non possiamo certo essere tacciati come dei filo-Golia. Ma sempre per questo sentimento ingenuo di inguaribili liberali che ci portiamo irrimediabilmente addosso, riteniamo l’onestà intellettuale il valore per cui lottare ogni giorno contro i demoni che noi, insieme al resto del genere umano, ci abitano più o meno atavicamente.

Il Pip non era più nel piano triennale. L’assessore ai Lavori Pubblici Benedetto Zoccola, che ha subito attentati veri dalla camorra e che gira da anni con la scorta, ha dichiarato che lui non avrebbe mai firmato per la sua realizzazione. Per cui, Carpentiero si sarebbe dovuto limitare, rispetto ad un caso di grande valenza politica e non riducibile a mera questione contabile, a cercare di ottenere, sollevando il caso di legalità alla Cassa depositi e prestiti, la devoluzione (o traslazione, che dir si voglia) del mutuo e, in caso di insuccesso, avrebbe dovuto chiedere al sindaco di fare una conferenza stampa nella quale si auto-denunciava, parimenti al resto dell’amministrazione, al cospetto della Corte dei conti, sollevando il caso di un Pip che non può più essere realizzato, almeno nel tratto identitario costituito nel progetto del 2003.

Quel capitolo va chiuso, costi quel che costi. Che avrebbero dovuto fare il sindaco Golia e l’assessore Zoccola, secondo l’ex titolare della sedia al Bilancio? Far rientrare, tra squilli di tromba, i lavori del Pip targato Di Lauro nel piano triennale delle opere pubbliche? E d’altronde, tutte le componenti di questa vicenda hanno spazio e possibilità di far valere i propri diritti. Dunque, se Ferdinando Di Lauro pensa di aver subito danni economici dal comune, può provare, qualora lo ritenesse, a risolverli in un’aula di tribunale e non nella stanza del sindaco.

Se Carpentiero utilizza l’argomento di quel mutuo per costruire l’idea, forse non sbagliata in assoluto, che al comune di Aversa non si ha riguardo delle ragioni del corretto uso di danaro pubblico, sbaglia. E sbaglia di grosso. Perché esistono casi di straordinaria gravità, davanti ai quali nessuna ragione tecnico-amministrativa prevale su quella della legalità.

Con quel passaggio capzioso, paludato e, come scritto prima citando Il Gattopardo, bizantino, Carpentiero ha dimostrato di non essere un giovane professionista moderno che sogna un Sud migliore, autosufficiente, padrone del suo destino. Un Sud che “gliela faccia vedere” ai leghisti del Nord. Ma si dimostra l’ennesima riproduzione, irrimediabilmente periodica, come in un quoziente di certe divisione, di persone che non riescono a guardare al di là del loro naso.

Noi aspettiamo sempre una sua smentita, categorica, breve, inversamente proporzionale alla lunghezza di questo articolo. Ha portato mai Ferdinando Di Lauro al comune? E se non l’ha mai portato, l’ha mai citato in conversazioni con il sindaco Golia?

Tutto il resto è ciarpame meridionaloide, il putridume tiene, ancora oggi, nell’anno 2020, le regioni del Sud a un livello socio economico vicino (e tra poco anche inferiore) di quelle dell’Africa, rispetto ad un Nord che, vedrete, dopo il covid come si rimboccherà le maniche, come è sempre successo nella storia di questo paese in moltissime occasioni sciagurate.