LA NOTA. Carlo Marino dice di non essersi candidato al Parlamento per amore della sua città. In realtà non è così: se avesse avuto una sola chance, presidierebbe h24 i palazzi romani

28 Luglio 2022 - 16:48

Per dirla alla Alberto Sordi nel film Un americano a Roma, “tu, Carletto, ce provochi e noi te magnamo”. Questo articolo, infatti, non sarebbe mai stato pubblicato se il sindaco non avesse pensato di  fare il verso, con un suo post, a quello a sua volta pubblicato precedentemente dal primo cittadino di Bari, Antonio Decaro. Qui sotto, prima dell’articolo, lo scritto di Carlo Marino, alla fine dell’articolo il post del sindaco di Bari.

 

 

 

 

CASERTA (gianluigi guarino) C’è un casertano, ma lo chiediamo seriamente, fuor di cazzeggio, che crede al fatto che Carlo Marino sia stato interpellato da Roma, così come lo è stato il sindaco di Bari, Antonio Decaro, per rappresentare da candidato, il Pd alle prossime elezioni? C’è un casertano che pensa seriamente che, davanti alla possibilità di diventare deputato o senatore, Carlo Marino abbia deliberatamente scelto di rimanere sindaco di Caserta, declinando, come ha, invece, sicuramente e molto più credibilmente, fatto il suo collega di Bari, altro tipo di persona, altra pasta, altra moralità? Se c’è siamo pronti a discutere con questo casertani o con quei casertani che lo pensano e che, magari, posseggono anche qualche argomento aggiuntivo a dimostrazione delle loro fede, rispetto alla semplice adesione al dato che il post del primo cittadino di Caserta esprima parole di sincerità, magari come quelle formulate in molte sue promesse durante la campagna elettorale delle Comunali che meriterebbero una raccolta, da parte nostra, a mo’ di florilegio, di tutti i messaggi social da lui pubblicati l’anno scorso, di questi tempi.

Noi non crediamo a ciò che Marino scrive nel post che apre, in pratica, in alto, questo articolo e non è solamente una questione di valutazione delle attitudini politiche, ma anche e soprattutto di quelle antropologiche del personaggio, che, riteniamo di poterci consentire di esprimere alla luce dei venti anni e più trascorsi dal giorno in cui, in altri giornali, il direttore di Casertace cominciò a incrociare i suoi racconti con le opere e le azioni (andavano molto di moda in quel periodo i decreti ingiuntivi sulle fatture non liquidate dall’Asl di Caserta) del giovane Carlo Marino, al tempo pupillo di Nicola Cosentino, super assessore comunale  ai Lavori pubblici con la targa di Forza Italia, partito di cui era anche vice coordinatore provinciale.

Noi crediamo, alla luce di questo bagaglio, di questo know how, che se Carlo Marino avesse avuto mezza possibilità di essere candidato alle elezioni politiche, in verità già a quelle del 2018 ed ora a quelle del 2022, non ci avrebbe pensato neanche per un secondo. Peraltro, tutte le scelte da lui compiute negli ultimi anni, soprattutto quelle che l’hanno impegnato, in maniera piuttosto accanita, nel guadagnare spazio e cariche all’interno dell’Associazione nazionale Comuni d’Italia, o Anci che dir si voglia, sono state finalizzate ad una sua candidatura “altrove”.

Carlo Marino, che tutto è fuorché stupido, sa bene che dal giorno successivo all’approvazione, in sede di referendum confermativo, della riforma costituzionale, che ha tagliato il numero di parlamentari, portandoli da 945 ai 600 che sortiranno dal voto del prossimo 25 settembre, le sue possibilità di concorrere alla conquista di un seggio alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica, si sono, praticamente, azzerate. Marino conosce bene, infatti, il format delle ambizioni, coltivate, peraltro, da molto tempo, dell’attuale presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero e conosce, forse ancora meglio, anche quelle del suo amico-nemico (ricordi, Carlo, le elezioni primarie del 29 dicembre 2012 che io seguii per tutta la notte dal tuo comitato elettorale?) Stefano Graziano il quale, con l’ambizione c’è nato e l’ha spesa già in culla.

Carlo Marino sa bene che, in considerazione della posizione ricoperta oggi da Gennaro Oliviero, titolare, peraltro, di un numero di consensi, di voti, esponenzialmente superiore a quello che lui sarebbe in grado di garantire al Pd, non avrebbe avuto, soprattutto con un Parlamento ridotto nei suoi numeri, alcuna possibilità di entrare in concorrenza e, soprattutto, ha compreso che queste ambizioni di Oliviero e queste ambizioni, queste possibilità, su cui Oliviero può ragionevolmente puntare, si traducevano sin dal già citato referendum confermativo, nell’azzeramento, di fatto, di ogni sua chances di ottenere un collegio sicuro che per il Pd, sondaggi alla mano, significa, stavolta, candidarsi da capolista in quelli plurinominali che comprendono, per la Camera, le province di Caserta e di Benevento, per il Senato, invece, le province di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento, quest’ultimo puntato, manco a dirlo, proprio da Stefano Graziano il quale ritiene di possedere un’empatia tanto forte con il segretario nazionale Enrico Letta, da poter contare sulla disponibilità di quest’ultimo, quasi a ristoro di ciò che lui aveva chiesto a De Luca, ma anche allo stesso Enrico Letta e che, invece, Umberto Del Basso De Caro, Gennaro Oliviero e tutti gli esponenti regionali del partito, appartenenti alle correnti non collegate direttamente a Letta e a De Luca, gli hanno impedito, cioè l’elezione alla carica di segretario regionale.

Ecco perché Marino, che non ha mai pensato seriamente, ripetiamo ancora, a partire dalla fatidica data del 21 settembre 2020 quando, in contemporanea con le elezioni regionali, si tenne anche il referendum confermativo che sancì il taglio del numero dei parlamentari, di potersi candidare a queste elezioni, tra le altre cose piombate all’improvviso, tra capo e collo, nella loro versione anticipata che ha annullato ogni possibilità di dedicare i prossimi 4, 5 mesi ad accreditamenti, posizionamenti o riposizionamenti interni, finalizzati ad ottenere un posto al sole.

Non gli ha tolta dalla testa un’ambizione che rimane, al contrario, viva e vegeta: utilizzare la carica di sindaco di Caserta come trampolino di lancio per ottenere, prima di tutto, l’agognata candidatura “altrove”, cioè ben lontana dalle stanze ormai divenute significativamente pericolose per lui (l’inchiesta giudiziaria che lo vedrà con ogni probabilità, rinviato a giudizio per il reato di turbativa d’asta nel prossimo autunno ne è una dimostrazione), e per giunta, ormai desolatamente spoliate dopo sei anni di cura Marino-Biondi con la partecipazione straordinaria di Marcello Iovino, Pippo D’Auria e orrenda compagnia. Dunque, è tutt’altro che una boutade, l’indiscrezione che racconta di un Marino già teso e concentratissimo sull’appuntamento elettorale delle elezioni europee, fissate per l’anno 2024. Lì spera di essere riuscito a cementare il proprio rapporto con i vari Oliviero, Graziano, Sgambato, ecc. soprattutto se questi saranno appagati dalla conquista di un seggio parlamentare, o, comunque, di una poltrona importante, in modo che tutto il partito casertano e in parte anche campano nella sua interezza, lo possano sostenere nella battaglia delle preferenze, rispetto alla quale, poi, bisognerà vedere anche se un eventuale accoppiamento con Pina Picierno, attuale vice presidente del Parlamento europeo, potrà essere un affare per entrambi o se, invece, ognuno dei due dovrà procedere autonomamente, per proprio conto, cioè con una modalità, quella di essere concentrati, chirurgicamente sui fatti propri da tutelare e far lievitare, in cui sia Carlo Marino che Pina Picierno hanno sempre dimostrato di eccellere.

Dunque, avendo dovuto noi commentare il post, che il sindaco di Caserta ha reso pubblico in un momento posteriore a quello in cui l’ha fatto il primo cittadino di Bari, abbiamo dovuto, necessariamente, esprimere il nostro punto di vista, comunicandolo ai lettori di Casertace che, però, riteniamo sappiano da tempo già distinguere, a prescindere da questa nostra riflessione, un sindaco come Antonio Decaro da un sindaco come Carlo Marino.