LA NOTA CASAPESENNA. Il sindaco Marcello De Rosa immortalato con il pasticciere della CAMORRA. Ecco cosa non dimostra e cosa dimostra questa foto

10 Aprile 2019 - 12:22

CASAPESENNA – La cittadina di Casapesenna è, concretamente, sostanzialmente, demograficamente un paesone in cui tutti sanno tutto di tutti. Ancor di più questa consapevolezza è divenuta evidente agli occhi degli osservatori che provano a ragionare di società e di politica, analizzando la struttura socio-familiare del paese fondata sulla pre-esistenza, datata, ultra generazionale e sulla concentrazione di pochi nuclei familiari, profondamente correlati tra di loro, in termini di genealogia parentale. Zagaria, Fontana, Piccolo. Ne abitano a migliaia, in quel di Casapesenna, con questi cognomi.

Il ragionamento, fino ad ora, non ha, come avete potuto notare, effettuato alcun incrocio con la pur evidentissima peculiarità di questo comune, vera e propria cittadella della camorra regnante. Non l’abbiamo ancora inserito nel ragionamento perchè ci teniamo a sostenere la tesi liberale che ci induce alla convinzione che non tutti i casapellesi sono camorristi, per carità, e non tutti i casapellesi hanno costruito quella forma di collateralismo con la camorra, diventato di per se un indotto che ha dato struttura e forza ad un’economia sommersa tra le più floride d’Europa.

Questa nostra convinzione è tanto autentica perchè determinata da un principio umanistico che sarebbe adesso lungo e tedioso illustrare.

Occorre, invece, tornare un attimo alle affermazioni contenute nella parte iniziale di questo articolo.

Se Casapesenna è, com’è realmente, un comune chiuso, cioè costituito da poche strutture familiari, in serrata interconnessione parentale; se Casapesenna è un comune comunque piccolo la cui popolazione residente supera di poco i 7.000 abitanti, non è assolutamente pensabile, partendo dal presupposto che crediamo di aver logicamente e ragionevolmente esposto, e cioè che tutti sanno tutto di tutti, che a Casapesenna non si conoscesse la speciale predilezione che i due pasticcieri, Pasquale Fontana e Giuseppe Santoro, avevano nei confronti di Michele Zagaria, assistito e coccolato in tutto e per tutto durante la sua latitanza. A partire dalle cose essenziali per la sopravvivenza, e per la sua stabile necessità di nascondiglio, fino ai cosiddetti piaceri della vita, tra i quali non si può non annoverare la preziosa e rinomata pasticceria dell’agro aversano, che declina, proprio a Casal di Principe e a Casapesenna, i nomi di autentiche eccellenze che non hanno nulla da invidiare a tutti gli altri grandi pasticcieri del pianeta.

Dunque, sempre richiamandoci, almeno in parte, al concetto iniziale, in tanti, a nostro avviso, sapevano che i due commercianti rifornivano il latitante Michele Zagaria. Alcuni di questi “tanti” sapevano anche, forse, che molti pizzini, unico mezzo di comunicazione sufficientemente sicuro per gli uomini e le donne ricercati dalle polizie di tutto il globo, viaggiavano insieme a torte e babà. Diciamo, però, giusto per spiegare perchè questa relazione tra l’attività dei pasticcieri e il grado di conoscenza da parte dei cittadini riproduce solo in parte l’assunto contenuto dall’incipit di questo pezzo, che quelli che sapevano non erano proprio tutti, e dunque il loro numero non corrisponde al plenum dei residenti a Casapesenna.

Questa base di ragionamento serve ad entrare nel merito della notizia, costituita dal caso provocato da una fotografia che molto sta girando nei social da 24 ore a questa parte e che, probabilmente viene anche utilizzata (non è la prima volta e non sarà neanche l’ultima), come strumento politico dentro alla campagna elettorale che di qui a poco inizierà, per concludersi il 24 maggio a mezzanotte, alla vigilia dell’apertura delle urne, fissata per la mattina del 26 maggio, quando a Casapesenna, oltre al voto per le Europee, ci sarà quello, largamente più sentito, per il sindaco e il consiglio comunale.

La foto in questione, che oggi campeggia anche su questo articolo, ritrae l’attuale primo cittadino Marcello De Rosa con uno dei due pasticcieri arrestati ieri, con gravi accuse di diretta connessione al clan dei casalesi.

Di per se, questa foto non dimostra nulla. Noi non nutriamo alcuna stima nei confronti dei fratelli Marcello e Raffaele “Lello” De Rosa, ritenendoli, in scienza e coscienza, protagonisti dell’intero momento storico in cui Casapesenna era sotto il tacco dittatoriale di Michele Zagaria mentre le amministrazioni comunali, a partire da quella di Fortunato Zagaria e del vice sindaco Raffaele “Lello” De Rosa, erano delle mere esecutrici di ordini. Per cui, detto con chiarezza e con franchezza, noi crediamo che questo sindaco e suo fratello rappresentino un fattore di continuità politica e morale con il tempo dell’impero di Michele Zagaria.

Ribaditi i confini, le strutture perimetrali di quello che CasertaCe ritiene sia, al momento, la politica attuale, in questo paese, non si può dire che di per se questa foto condanni politicamente e moralmente il sindaco Marcello De Rosa.

Badate bene, noi ci inseriamo, attraverso questa struttura di valutazione di civiltà liberale, in un lungo dibattito sul senso, sul significato di certe immagini. Più di un politico si è visto, infatti, demolire dopo la pubblicazione di una fotografia che lo ritrae insieme ad un camorrista o ad un parente di un camorrista. Otto volte su 10, quel sindaco, quel consigliere regionale non aveva nulla a che vedere con il camorrista con lui ritratto, e quella foto era solo una delle tante scattate durante un evento pubblico, in cui il politico che ovviamente offuscato, obnubilato dalla necessità di “prendere i voti”, accettava ogni tipo di scatto.

Noi siamo garantisti e quindi la foto di Marcello De Rosa con il pasticciere di camorra, non ci induce a dedurre il resto di nulla. E questo è un discorso.

Altro discorso è quello fatto all’inizio del presente articolo. Marcello De Rosa e il fratello Raffaele De Rosa appartengono al patriziato politico di Casapesenna e anche più in generale dell’agro aversano, da più di un ventennio. Su un cittadino comune che non fa politica e non aspira ad indossare quella fascia tricolore con cui si rappresenta lo stato di diritto, non grava il dovere irrinunciabile di una conoscenza, di una cognizione solida rispetto a quello che è l’unico punto effettivamente all’ordine del giorno della politica di Casapesenna, cioè la necessità di una ricostruzione culturale, morale della comunità che deve cominciare a pensare, partendo dai giovani, come struttura collettiva frutto del concorso di persone che vivono il loro status di cittadini residenti in maniera ordinaria, ortodossa, e non come l’appartenenza ad una sorta di Corleone della provincia di Caserta.

Diverso il discorso per un politico che si è assunto l’onore specialissimo che non si può considerare della stessa difficoltà, dello stesso rischio di quello che grava sul capo dei sindaci di Paludi Giovo, di Riggiù e di Castiglion della Pescaia. Il sindaco di Casapesenna, si chiami esso De Rosa, pinco pallino o Sempronio, deve, infatti assolutamente conoscere sociologicamente, antropologicamente il brodo di coltura che ha determinato l’imperio e l’impero della camorra. Il sindaco di un comune di meno di 10 mila abitanti con questo grado di infiltrazione camorristica, non può non aver costruito, durante i 20 anni che ha fatto politica, proprio in forza della tesi da noi esposta in premessa, una conoscenza di fatti e persone che gli consenta di sapere che forse quei pasticcieri sapranno far le torte, ma non sono tanto per la quale in termini di corretta relazionabilità al codice penale. 

Per cui, questa fotografia non dimostra assolutamente che esista una pur remota forma di solidarietà, di collateralismo tra istituzioni e camorra. Per sostenere ciò occorrono ben altre prove. Questa foto dimostra, però, che Marcello De Rosa non può fare il sindaco di un comune come Casapesenna. 

Ciò significa esattamente che continuerà a farlo dopo il 26 maggio. Questo succederà perchè, rifletteteci bene, i De Rosa non posseggono la conoscenza per scelta ponderata. Non hanno sentito e continuano a non sentire, non hanno visto e continuano a non vedere, non hanno parlato e continuano a non parlare. 

Cosa significa? Che Casapesenna non è cambiata.