LA NOTA. Il “pentimento” di Pierino Ligato lo scavezzacollo, l’omicidio di Raffaele Lubrano che troncò un sogno di grandezza e quello che la Dda può sapere oggi

29 Marzo 2025 - 09:40

Ci sono alcuni momenti storici che vanno considerati per valutare l’apporto che l’ex ragazzo di Pignataro potrà dare rispetto a quello che tutto sommato gli inquirenti cercano di capire sui soldi e soprattutto sul terzo livello della camorra

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PIGNATARO MAGGIORE – È ufficiale il pentimento di Pierino Ligato, considerato nei primi anni duemila l’enfant prodige della potente camorra dell’agro caleno, in mix tra spavalderia “modernista” delle nuove leve di allora e la tradizione della famiglia Lubrano, saldatasi in rapporto di sangue con il matrimonio tra suo padre Raffaele Ligato e Maria Giuseppa Lubrano, sorella del “padrino” don Vincenzo Lubrano, che capì bene di non essere un mammasantissima, nonostante lo stretto rapporto personale con i boss corleonesi di Cosa Nostra, cementato da un altro matrimonio, quello tra il geometra Raffaele Lubrano, figlio di don Vincenzo, e Rosa Nuvoletta figlia del famoso boss di Marano, Ciro Nuvoletta, solamente quando il clan de Casalesi mise in atto un’azione militare, ammazzandogli in casa, proprio lungo le strade di Pignataro  quel figlio su cui riponeva la speranza di continuare il dominio familiare, allargandolo (e fu questo che i casalesi non avrebbero mai permesso e che con quel delitto non permisero) grazie alla capacità  di Raffaele di parlare e di rapportarsi guardandosi direttamente negli occhi con loro ad imprenditori e politici locali.

Da quella sera d’autunno del 2002 si capi che Pignataro non sarebbe mai stata a livello di Casal di Principe e Pierino Ligato, quel nipote un po’ scavezzacollo, fece diventare i buoni rapporti che aveva a Casal di Principe un vanto di carattere comunque vassallo, subalterno.

Ligato, negli anni, è stato più in galera che a piede libero e quando è stato a Pignataro si è occupato di droga e di estorsioni locali insieme a sua sorella Felicia e a suo fratello Raffaele da anni al 41 bis. Detto questo, Pietro Ligato un po’di cose su Pignataro le sa. Certo, non è il pentito ideale, come sarebbe stato Raffaele Lubrano qualora non fosse stato abbattuto dal clan dei Casalesi. Lui sì che era entrato nei meccanismi degli appalti pubblici, nelle trame relazionali tra uffici tecnici e politica, rispetto alle quali sperava di diventare parte, già a monte e non accontentandosi di ottenere una parte del prodotto finito in appalti a ditte amiche o sottoforma di tassa della tranquillità da pagare al clan sui cantieri occupati da imprese non allegate ai Lubrano. Però, Pietro Ligato, nei cui rifugi i carabinieri trovarono una bomba carta di due chili, qualcosa la sa e magari, probabilmente più per sentito dire.