LA NOTA. La proposta di Giovanna Petrenga per affrontare l’ingorgo giudiziario è interessante in quanto semplice e comprensibile

7 Aprile 2020 - 15:20

Proporre alla toghe che hanno maturato in questo periodo il tempo limite per andare in pensione a rimanere per un altro anno in organico

(Gianluigi Guarino) – Il rischio che si corre in questi giorni è quello di far divenir retorica l’esposizione, meramente assertiva, dei proverbiali guai del nostro Paese, del Sistema Italia. Affermare continuamente che l’epidemia, poi pandemia di coronavirus amplificherà, peggiorerà quello che già andava male in tempi ordinari, non è altro che un’estensione, forse oziosa, ma sicuramente retorica, di una narrazione tanto nota quanto barbosa. E siccome l’emergenza che stiamo vivendo è riconosciuta unanimemente, anche quelli che fino a un mese fa erano piuttosto scettici in proposito, come fatto sensazionale, come avvenimento del genere umano senza alcun precedente nella storia, dato che stavolta non si può nemmeno formulare ai novantenni le solite domande sui rigori del tempo della guerra, visto che questa è tutt’altra roba, ripetere continuamente che se prima stavamo inguaiati, dopo crolleremo è inutile, perché la necessità collettiva, non riguardante solo un campione della popolazione, una sola parte di essa, ma dell’intero universo demografico, di tapparsi in casa interrompendo, in pratica, l’80% della propria esistenza, determina una presa di coscienza e una consapevolezza che anche le zucche più dure, più renitenti nell’accogliere la conoscenza, facendone strumento di convivenza civile e sociale, non potranno non percepire per effetto di una coazione che a un mese di distanza dal provvedimento “tutti a casa” è diventata pesante per tutti e percepita anche dagli stolti.

E allora, mentre si cerca il vaccino per debellare il covid-19, un vaccino ci sarebbe già per debellare la retorica dell’apocalisse. Consiste nell’incaricarsi, nell’impegnarsi ad affrontare i discorsi, valutando e (dato che il tempo adesso c’è pure) studiando seriamente le tematiche, le grandi questioni che non sono mai esprimibili attraverso un’unica modalità ma che sono il riflesso spesso speculare della complessità della vita e del mondo che la ospita.

Dunque, almeno per quanto riguarda i due nostri giornali, cioè CasertaCe e NapoliCe, non abbiamo alcuna intenzione di alimentare il rosario della solita solfa sugli annosi gravami che paralizzano il sistema giudiziario italiano. Una “solita solfa” tanto stucchevole al punto da trasformasi in vera “tolfa”, cioè nel pezzotto, continuamente contrabbandato come concreta piattaforma che porterà sicuramente (ovviamente non porta mai ad un tubo) alla risoluzione del macro-problema. Sono decenni che ascoltiamo e spesso, per pigrizia o per necessità derivata dalla carenza di quel tempo che il nostro lavoro e la nostra routine di giornalisti locali catturano, facciamo nostre queste esposizioni, ripetiamo, puramente e sterilmente assertive, che inoculano, nella loro ripetitività retorica che serve solamente ai politici politicanti per raccogliere un po’ di biada elettorale, il virus (siamo in tema per cui la similitudine ci sta tutta) della irrisolvibilità.

E allora, bisogna accontentarsi di piccoli obiettivi. Se uno, infatti, puntando ad ottenere 10, ottiene 0, è meglio che punti ad ottenere 1, così ha più possibilità di poter raggiungere questo target.

Ecco perché la posizione espressa dalla senatrice casertana di Fratelli d’Italia Giovanna Petrenga è interessante. Si tratta di un politico che, stranamente, non si è abbandonato al solito esercizio della ricostruzione al contrario di una matriosca, che parte dalla bambolina più piccola, cioè dal problema che i tribunali stanno vivendo in queste settimane, per giungere, infine, alla sistemazione della bambola più grande, cioè all’approccio alla problematica complessiva ed enormemente complessa del funzionamento e dei tempi della giustizia italiana, che poi sono il virus (aridaje) che mina il principio fondamentale e fondante, in una vera democrazia, della certezza del diritto.

La Petrenga, invece, si concentra sull’aspetto contingente. E questo è un modo pragmaticamente serio per portare a casa qualche risultato. Giovanna Petrenga, poi, non asserisce ma propone. Non cose mirabolanti e inattuabili, ma soluzioni semplici semplici, prodotto di un’elaborazione di buon senso, che dunque governo e parlamento potrebbero realizzare in tre giorni. Siccome le udienze, ad eccezione delle pochissime riguardanti processi per reati molto gravi e che coinvolgono imputati detenuti, sono sospese in tutti i tribunali d’Italia e lo saranno fino a maggio, comprese quelle dei tribunali del Riesame (per la bozza del decreto legge illustrato, per quanto riguarda gli aspetti economici, ieri sera dal presidente Conte), occorre già adesso avere le idee chiare su come fronteggiare l’ulteriore appesantimento dei fascicoli giudiziari, che diventerà realtà tangibile al momento della ripresa dell’attività.

Giovanna Petrenga non chiede una task force di magistrati chiamati dal pianeta Marte o nominati soldati sul campo e seduta stante, alla maniera di Hitler quando fece indossare la divisa agli adolescenti mentre Berlino già bruciava, magari a pochissimo tempo di distanza dal concorso sostenuto. La senatrice non propone questo, ma una soluzione che essendo sensata ma contemporaneamente semplice ed essendo stata formulata in Italia e non negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, in Svizzera, rischia di finire nelle fauci mortali della burocrazia, che in questo Paese dove tutto è stato fermato, molto e anche di più di quanto si è fatto durante le Grandi guerre, ha continuato a produrre guai, lentezze, a infliggere castighi agli imprenditori, a frenare ogni soluzione rapida ed efficace.

In queste settimane dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia – sono maturati i tempi massimi per la pensione di moltissimi magistrati che hanno esercitato la loro funzione fino alla vigilia del blocco dovuto al coronavirus. A maggio, alla luce di questo enorme e memorabile guaio, il governo potrebbe fare un decreto, per una volta semplice e leggibile, possibilmente scritto in italiano e non in burocratese, in cui dispone una cosa molto semplice. La Petrenga propone di prorogare di un anno, magari fino alla “feriale” estiva del 2021 (magari, aggiungiamo noi, di allungare oltre il 30 giugno 2021), il limite massimo per il collocamento in quiescenza dei magistrati. Naturalmente questa non sarebbe un’imposizione che incrocerebbe profili di dubbia incostituzionalità. Ma riteniamo, nell’attuale e delicatissimo momento, che solo pochissime toghe si sottrarrebbero di fronte ad una forma di alto e straordinario servizio reso allo Stato.

Questo ha detto Petrenga. La speranza è che il suo partito sappia, ora, accompagnare, nelle sedi opportune, rivolgendosi direttamente al governo, e in caso di renitenza presentando un disegno di legge che crei il caso e stimoli anche gli organi della magistratura a farne oggetto di riflessione e dunque di pressione sull’esecutivo.

Staremo a vedere.

IL COMUNICATO DI GIOVANNA PETRENGA

“L’emergenza coronavirus non rappresenta solamente un’emergenza sanitaria, ma anche economica e sociale che ha portato numerosi settori del nostro Paese in una posizione di stallo. Tra questi non va dimenticato il settore della giustizia che, secondo alcune indiscrezioni, vedrà prorogato fino al mese di maggio la sospensione di tutte le attività giudiziarie con un inevitabile ingolfamento delle stesse alla loro ripresa anche in considerazione dell’elevato numero di magistrati che, nelle more, raggiungeranno i limiti pensionistici ed il contestuale blocco dei concorsi. Sarebbe, quindi auspicabile un intervento normativo immediato che deroghi al 30 giugno del 2021 il limite massimo per il collocamento in quiescenza dei magistrati, per chi logicamente fosse disponibile a tale prolungamento mediante un’apposita istanza, al fine di consentire un’immediata ripresa delle attività giudiziarie tale da non dilatare ulteriormente i tempi processuali e consentire, così, ai tirocinanti vincitori dell’ultimo concorso di concludere il loro iter per l’immissione in ruolo”. Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia, Giovanna Petrenga.